Il professore propone di esentare dalle tasse gli studenti di Ingegneria e incentivare i ragazzi a
frequentare scuole tecniche e, quanto al deficit di competitività, sostiene che prima di operare
sulla riduzione del cuneo fiscale bisogna lavorare sull’efficienza della Pubblica amministrazione.
«Gli stranieri comprano imprese e marchi ma nessuno viene qui a investire dal prato verde
proprio perchémanca la certezza degli affidamenti». I sindacati, invece, non sono un ostacolo.
«Le questioni del lavoro ormai al 95% sono trattate e risolte in fabbrica».
da "Prodi: in Italia meno grandi imprese che in Olanda e Belgio" Corsera del 28/09/2013
L'articolo intero:
Romano Prodi evita accuratamente di citare Enrico Cuccia ma i suoi ragionamenti sulle cause
della crisi della grande impresa in Italia si appuntano sugli anni dell’egemonia del banchiere di
Via Filodrammatici.
Il professore èa Milano alla Cattolica per un convegno sulle politiche industriali, risponde alle
domande degli studenti e dice: «Oggi abbiamo meno grandi imprese di Olanda o Belgio. E
quelle che ci sono, penso alla Mossi&Ghisolfi e ai Rocca, sono rimaste tutte fuori dal giro
di Mediobanca. E i Benetton hanno avuto problemi proprio quando sono entrati in quel cerchio».
La banca milanese èstata sempre gestita, secondo Prodi, «da persone di forte rettitudine
morale ma il futuro per loro era il passato». Il sistema delle partecipazioni industriali «era gestito
dall’alto, continuamente fotografato e in un meccanismo di questo tipo l’innovazione non poteva
avere spazio».
Un giudizio definitivo toccheràagli storici ma quel sistema «ha legato i piedi» all’industria
italiana che èrimasta fuori da tutte le grandi innovazioni degli ultimi 30 anni. «Èincredibile che
un Paese con la nostra tradizione nell’industria dell’auto oggi produca solo 400 mila vetture
mentre la Spagna ne fa 2 milioni. Non èun problema solo di costo del lavoro, la veritàèche
non siamo capaci di produrre vetture di lusso». In vena di rievocazioni, Prodi ricorda anche
come non fosse affatto contrario a vendere l’Alfa Romeo alla Ford e come, piùdi recente, sia
stato ingiustamente attaccato, insieme ad Angelo Rovati, per «aver proposto lo scorporo della
rete Telecom, una scelta di puro buonsenso».
Le domande degli studenti spaziano da un continente all’altro e cosìProdi ha modo di
sottolineare la rivoluzione americana dello shale gas e i passi in avanti che l’Africa sta
compiendo anche per effetto della pressione cinese, la chiusura dell’intervista èperòsull’Italia.
Il professore propone di esentare dalle tasse gli studenti di Ingegneria e incentivare i ragazzi a
frequentare scuole tecniche e, quanto al deficit di competitività sostiene che prima di operare
sulla riduzione del cuneo fiscale bisogna lavorare sull’efficienza della Pubblica amministrazione.
«Gli stranieri comprano imprese e marchi ma nessuno viene qui a investire dal prato verde
proprio perchémanca la certezza degli affidamenti». I sindacati, invece, non sono un ostacolo.
«Le questioni del lavoro ormai al 95% sono trattate e risolte in fabbrica».
E' un mio modesto e opinabilissimo parere: se si esentassero gli studenti dai pagamenti delle varie rette credo che le Università italiane crollerebbero subito, perché oltre al "commercio" dei quiz di ammissione e credo dei sovvenzionamenti statali ed europei ci sarebbero molti meno introiti. Magari si potrebbe benissimo abolire la prima rata o eliminare la "tassa del diritto allo studio"...una tassa che col nome stesso si prende gioco di noi studenti (se è un mio diritto perché devo pagare per esercitarlo?!). Quindi si potrebbero benissimo esentare dalla prima rata gli studenti e lasciare la seconda rata (quella dei contributi) proporzionata al reddito familiare o dello studente lavoratore. Credo che sia una via di mezzo
RispondiEliminaprodi parla solo di ingegneria, e di situazione di emergenza. non parla in dettaglio.
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