lunedì 2 settembre 2013

Lettera aperta del Rettore Virtuoso del Politecnico di BARI, Prof. Emerito Ruggiero



                                                                                   Ai candidati al Rettorato
                                                                                   Ai docenti     
                                                                                   Al personale tecnico, amm.vo e bibliotecario
                                                                                   Agli studenti (e loro rappresentanze)

Politecnico di Bari
Bari, 29 agosto 2013               

Oggetto: Elezione del Rettore

In questo periodo critico, per l’idea di “diversità” e di “eccellenza” che (dal 1988) ho del mio Politecnico, l’importante evento della elezione del 5° Rettore e l’insistenza di alcuni colleghi mi stimolano, ancora una volta, a non mostrarmi estraneo al dibattito in corso.

Desidero anch’io esternare a candidati ed elettori, magari ripetendole (com’è tradizione dei “nonni” in casa) riflessioni già espresse in vari modi sia nelle precedenti elezioni rettorali, sia ai giornali, al Senato e al C.d.A. (ventennale 7.8.2010), sia lasciando la Presidenza dell’importante Consorzio universitario UNIVERSUS- CSEI l’anno scorso.

Ho apprezzato i propositi e l’impegno di ciascuno degli otto candidati a porsi al servizio dell’istituzione, finalizzandolo a più qualificata organizzazione didattica e gestionale, nonché a privilegiare le migliori risorse umane e l’eccellenza della ricerca scientifica che, già oggi, fa primeggiare in Italia il ns. Politecnico.

Nonostante i corposi, anche esaurienti documenti di analisi del contingente, di obiettivi ottimali, di esigenze organizzative e di programmi anche ambiziosi, dei candidati, personalmente non riesco a vedere, oltre alle ottime intenzioni, quelle proposte per interventi concreti (forse ovvi) capaci di vincere finalmente carenze di fondo e difetti gravi del ns. Ateneo (come di altri…) che ci qualificano anche all’esterno. Non intravedo infatti la strategia vincente che nei prossimi 6 anni (son tanti!) possano comportare quell’innovazione e quei cambiamenti indispensabili: “de’ remi facemmo ali”! Era un impegno reale…lo manterremo?

Il collega Ciavarella sollecita tutti a fare “un sogno” (come M.L. King): io invito lui e tutti voi a farne parecchi, nella speranza che almeno qualcuno si avveri!

Come molti di voi, credo, ho visitato diversi “Campus” universitari in Europa e in USA. Non posso dimenticare Stirling (in GB) col teatro cittadino (!), la “University for Tomorrow” a Columbus (Ohio) o anche Stanford (“Benvenuti nel migliore ateneo del mondo”) in California, che fece nascere “Silicon Valley”, nonché esempi buoni anche in Italia (Luiss, Bocconi). Sono isole felici in cui si agisce guardando al futuro. Te ne rendi conto passeggiando per corridoi decorati, aule speciali, mediateca, sale di lettura, musei, laboratori di ogni tipo, negozi, sale ritrovi, mensa e bar e giardini curati: centinaia di studenti, spesso stranieri, lavorano sereni fianco a fianco, partecipano puntuali a lezioni e seminari, perché c’è una perfetta organizzazione e programmi ufficiali che li obbligano e stimolano, dal mattino al pomeriggio, ad una frequenza interessata e condivisa con docenti e tutor di riferimento.
Mio nipote è partito ieri per frequentare un “Master” in una Università inglese ad Hong Kong, in Cina. Già da 1 mese aveva ricevuto (via mail) il programma, il calendario quotidiano dei corsi e degli esami, coi nomi di ogni Professore nonché i regolamenti logistici e comportamentali a cui attenersi.

Noi (posso dirlo?) abbiamo studenti che bivaccano nei corridoi in attesa dei docenti che non rispettano appuntamenti o, a gruppi, che mangiano il panino seduti sulle scale del cortile che, a mio parere, dovrebbe essere il salotto buono (o di rappresentanza) del Politecnico Scuola da terzo mondo?

Uno dei miei sogni era di poter contraddistinguere il Politecnico rispetto alle altre Università (oltre che per valore scientifico) per serietà, ordine, rigore ed efficienza organizzativa con modello didattico e formativo evoluto che possa attrarre, stimolare e conquistare studenti e docenti non solo di Bari e Provincia.

Leggo con piacere che il collega Albino afferma: “dobbiamo essere con realismo consapevoli che cambiare è possibile”.
Ecco, questo è il punto: chi dei candidati, oggi, si impegna seriamente a cambiare decisamente tutto, motivandolo al meglio: strutture, regole, comportamenti e… immagine?
Chi è capace di fare (come Rettore) il direttore di un’orchestra in cui, in un concerto, non si convincano “i solisti” a suonare… in armonia?

Per chi ama il calcio, il Responsabile tecnico (Rettore) dovrebbe poter mettere fuori rosa, o in panchina chi, anche se bravo, dimostri di non seguire il gioco di squadra, ovvero non rispetti gli schemi di gioco condivisi.

Trascuro, anche per carenza di notizie, i tanti argomenti sulla ricerca scientifica, i laboratori, i rapporti nazionali e internazionali e quant’altro, su cui molti candidati si sono già espressi con competenza, idee chiare e ottimi programmi.

Invece un problema serio e complesso è l’organizzazione della didattica. Ritengo che, per eliminare (quasi) i fuori corso e migliorare l’apprendimento, sia indispensabile realizzare (per gradi?) l’obbligatorietà della presenza (lezioni al mattino, esercitazioni e laboratori al pomeriggio) regolamentando appositamente prove ed esami. Con Internet e Facebook lo studente oggi è sicuramente cambiato ed è indispensabile cambiare anche noi. Occorre introdurre nuovi modelli didattici, più corsi interattivi e seminari, materiali didattici e lezioni disponibili in rete, anche in lingua estera. Gli allievi saranno più interessati alla frequenza e a finalizzare subito la preparazione.

Il collega Ciavarella cita molti esempi ormai affermati, al posto delle tradizionali lezioni- conferenza ed eventuale breve esercitazione (con 20 minuti di esame) rivolte solo ai presenti, mentre gli altri sono autodidatti… persino soltanto con i soliti appunti!
Anche i docenti saranno obbligati a rinnovarsi con metodologie multimediali per far didattica attiva e innovativa e potrebbero (?) godere di incentivi premiali se lo fanno! Un premio annuale al miglior docente per ogni corso, scelto dagli studenti!

Inoltre è  appena il caso di riaffermare l’importanza (a mio giudizio risolutiva), per il rinnovamento integrale dell’organizzazione didattica (ed anche di ricerca), dell’acquisizione aggiuntiva di nuove cattedre – almeno 2 per Dipartimento – da affidare esclusivamente a docenti esterni, meglio se dall’estero. Nel ’95 procurai 10 cattedre di 1^ Fascia (oltre a 10 di 2^) ma mi fu impedito di dedicarle a chiamata di docenti esterni!
Nell’attuale situazione di organico del Politecnico, bisognerebbe “fare il diavolo a quattro” (!) per ottenere una assegnazione straordinaria! (Io riuscii nel ’95! Perché oggi non si può? Bisogna con sapienza e… pazienza trovare i canali giusti!).

Nel decennio ’70 (con appendice negli anni ‘80) mi procurai (con Iovane), per la nascente “meccanica”, oltre una quindicina di docenti esterni (anche grossi dirigenti industriali) purtroppo solo ad incarico rinnovabile (qualcuno però prese la cattedra!). Ebbene, per molti anni, la qualità della ns. didattica assunse ai massimi livelli italiani (lo disse la Fondazione Agnelli e lo riconobbe il Politecnico di Torino!). È motivo di orgoglio ricordare che ciò permise a decine dei nostri primi laureati a conquistare la cattedra universitaria o a divenire grandi dirigenti e professionisti.

Vincerebbe ogni classifica la “squadra” del Politecnico se potesse acquisire e disporre di… Pirlo, Balotelli, Messi, C. Ronaldo… e simili, in versione universitaria! Nemmeno il più superbo di noi può rifiutarsi di capire i vantaggi di operare a fianco di colleghi “di qualità”: il primo a beneficiarne sarebbe lui stesso!

Affermo che devo ogni mio (anche se modesto) successo ai colleghi (Iovane più di ogni altro), ai collaboratori e, persino ad alcuni allievi, tutti più bravi di me. Meditate gente, meditate!

Accenno anche su ciò che ho detto e scritto più volte. Non si può considerare Bari (o Taranto o Foggia) “città universitarie” se non si provvede ad alloggi, mense e servizi ambientali dedicati o adeguati agli universitari. Chi può convincere il giovane (e famiglia) di Metaponto, Minervino o Lucera (per non parlare degli stranieri) a sacrificare dai 3 ai 7 anni – i migliori forse della sua vita –  al Politecnico se a Bari (o TA o FG) non trova un collegio universitario, una borsa di studio e il facile collegamento con la realtà produttiva del territorio?
Come convincerlo che, se diventa ingegnere o architetto, non solo l’occupazione ma anche la sua affermazione sociale e professionale è pressocchè (90%?) garantita? Bisogna coraggiosamente tirare per la giacca tutta la classe politica regionale! È compito del Rettore e dei suoi colleghi in Puglia! Abbiamo perso, molti, troppi anni senza intervenire con coraggio e determinazione. Ci sarebbe (credo) Campus X, Mungivacca (in alto mare…). E come? Ma c’è ben altro da fare!

Taccio sui tanti argomenti di e-learning e formazione a distanza (il collega Galantucci curò l’ottima esperienza di Taranto col Consorzio NETTUNO), ovvero di formazione permanente (con gli Ordini professionali) e Master già da 40 anni sperimentati (come per 2 anni la SUMMER SCHOOL in inglese) in UNIVERSUS e di quant’altro possibile su vari temi come ad es. per i beni culturali, architettonici e artistici nel bacino del Mediterraneo. Tante iniziative che con appositi finanziamenti possano porre il Politecnico come polo di interessi scientifico- culturali anche in area più vasta. La Facoltà di Architettura già opera in tal senso.

Per i difficili problemi delle sedi di Taranto e Foggia suggerisco di studiare bene gli esempi di Torino e di Milano.

Altro sogno (qualcuno dei candidati ne ha parlato) è l’informatizzazione globale di tutti gli uffici amministrativi e didattici: dalle segreterie studenti, alle biblio- mediateche… ai Dipartimenti. È da 20 anni che l’attendiamo! Ora è prioritaria e indifferibile!
È facile ad es. dotare lo studente di un badge che gli faciliti ogni operazione (presenza a lezione, registrazione esami, biblioteche, sconto alle mense, al bar, al cinema, nei mezzi pubblici, ecc.) nonché l’accesso a tutti i servizi forniti in rete e non, sia dentro che fuori del Politecnico.

Ma, insisto, come si può pretendere di ottenere nuovi entusiasmi ed impegni onerosi ,per studenti e docenti, se per loro non si crea un ambiente di scuola e di ricerca dignitoso, bello ed accogliente? Bisogna rivedere, in maniera funzionale, edilizia, logistica, estetica, arredamento, luci e colori, in modo da offrire il “piacere”, direi, il “gusto” di vivere la giornata nel Politecnico, come “ospiti” di riguardo!
Ciò vale anche per il duro lavoro del personale Tecnico, Amministrativo e Bibliotecario, anch’esso impiegato intensamente per l’intera giornata.
Non si può accogliere l’attuale 50% di allievi fuori Provincia, ovvero attirare studenti e/o docenti stranieri, se proprio nella (bella?) sede di via Re David non si eliminano per es. le brutture di locali improvvisati sotto i porticati, dal Pronto Soccorso a quelle aule che squalificano la zona d’ingresso, deturpano l’insieme architettonico degli edifici in acciaio e impediscono la migliore fruizione di quell’edilizia un tempo decantata nelle riviste di Architettura. Perché non si valorizzano le 11 sculture dei più rilevanti artisti moderni (Pomodoro, Castelli, Basaldella, Mastroianni, Capogrossi e i baresi Spizzico e Gregorio), prezioso dono dell’indimenticabile e munifico Rettore Quagliariello? Perché la Facoltà di Architettura non si ribella?

A un Rettore illuminato deve essere possibile rivedere quel progetto (del 2000) per valorizzare e rendere pienamente vivibile e decoroso il buio porticato sotto le grandi aule, per realizzare, oltre all’indispensabile Bar- Ristoro- Tavola calda (a prezzi calmierati), essenziali aule di studio e multimediali per i fuori sede (quando sarà pronto lo Student Center?), aule speciali per fornire nuova didattica, ed anche musei tematici, mostre permanenti delle tante tesi di Architettura e di Ingegneria, poster di ricerca ed altro, inclusi laboratori artistici offerti anche ad esterni (pittura, scultura, foto…), “botteghe” per “souvenir Politecnico”, negozi per libri, informatica, musica e sport, oltre alle sedi per gruppi studenteschi. Tutti i porticati devono essere utili e decorosi in un trionfo di modernità giovanile!
Il Rettore Costantino ha già un progetto che finalmente include (sembra) giardini e… fontana! Si potrà attuare e/o rivedere in quest’ottica globale?

Come è in uso altrove, oltre ai sistematici rapporti di ricerca scientifica e/o applicata con le imprese, tutto ciò serve anche per innescare tante iniziative con le altre università e realtà culturali, sociali, sportive e artistiche coinvolgendo il territorio. Si possono ottenere anche notevoli benefici economici a supporto, così come avviene all’estero.
So bene che occorrono le necessarie risorse finanziarie. Ma è vero che sono state sempre poche (come negli anni ‘90) ma ci sono! Bisogna saperle trovare perché… dal cielo non piovono! Nel ’90 riuscimmo ad ottenere Fondi FIO, FERST e speciali (MURST) per ben 184 miliardi! Con 76 miliardi in appalti chiusi e 42 per lavori programmati (soltanto dopo 13 anni, nel 2011, è stato completato l’edificio di Scienze e di Architettura!), al sett. 1997 per l’edilizia erano ancora disponibili 66 miliardi (!), che forse non sono stati impiegati tutti utilmente (che dire del mancato acquisto totale dei suoli Scianatico e della mancata valorizzazione del polo di Japigia per tutti i laboratori ottimizzando manutenzione e sorveglianza?) Perché oggi costruirne altri, sembra, sul quel pezzo di suolo Scianatico, impedendo definitivamente una futura migliore destinazione dell’intera area (2,6 ettari)?

Anche oggi, impegnandoci attivamente con idee e… fantasia, si possono ottenere adeguati finanziamenti, anche notevoli, da risorse europee, nazionali e regionali per progetti intelligenti e grandiosi (realizziamo i sogni?) finalizzati a far “grande” il 3° Politecnico, unico al Sud e capace di attirare anche il 25- 30% di allievi e docenti stranieri.
Un polo didattico- scientifico innovativo – “University for tomorrow” – da vero “Politecnico pugliese” (d’accordo con Lecce!) può essere una grande infrastruttura, mediante progetti da finanziare coi tanti miliardi disponibili nei fondi UE. Ricordiamoci che solo le grandi iniziative vengono approvate!

Dovrei scrivere molte altre pagine… ma non intendo condizionare troppo un “Rettore ambizioso” e all’altezza del compito, come quello che il nostro Politecnico ritengo che “meriti”.

Il 3° Politecnico d’Italia, il grande Politecnico pugliese o “del Sud”, deve “vedersi riconosciuto” nel territorio e dall’estero, come scuola “speciale” e di valore “indiscutibile”, altrimenti… resta una delle 80 e più università- esamificio (terz’ultima nelle qualifiche ANVUR?).

Oltre ai nuovi studenti ce lo chiedono anche gli oltre 1500 ingegneri ed architetti che ogni anno, ben preparati, mandiamo ad arricchire, qualificare ed innovare la nostra società e che dovranno essere sempre più “orgogliosi” del loro Politecnico. (Quando facciamo l’Associazione ex Allievi? Quando coinvolgiamo i nostri laureati “honoris causa”?).

Per questo “domani” è indispensabile partire con entusiasmo da… “oggi”!

Chi è capace di “sposare” queste idee e questa strategia e di non dormire di notte per sognare ad occhi aperti il futuro – faccia pure il Rettore: sarà sicuramente “condannato” ad un clamoroso successo e, “come pena accessoria”, avrà la mia solidarietà, la mia gratitudine e il mio affetto di fratello maggiore (o di padre… putativo) nella bella famiglia del Politecnico.

Ad maiora!                                                                             
                                                                                                

                                                                                                                         Umberto RUGGIERO




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