Ai candidati al Rettorato
Ai docenti
Al personale tecnico, amm.vo e bibliotecario
Agli
studenti (e loro rappresentanze)
Politecnico
di Bari
Bari, 29 agosto 2013
Oggetto: Elezione del Rettore
In questo
periodo critico, per l’idea di “diversità” e di “eccellenza” che (dal 1988) ho
del mio Politecnico, l’importante evento della elezione del 5° Rettore e
l’insistenza di alcuni colleghi mi stimolano, ancora una volta, a non mostrarmi
estraneo al dibattito in corso.
Desidero
anch’io esternare a candidati ed elettori, magari ripetendole (com’è tradizione
dei “nonni” in casa) riflessioni già espresse in vari modi sia nelle precedenti
elezioni rettorali, sia ai giornali, al Senato e al C.d.A. (ventennale
7.8.2010), sia lasciando la Presidenza dell’importante Consorzio universitario
UNIVERSUS- CSEI l’anno scorso.
Ho apprezzato i
propositi e l’impegno di ciascuno degli otto candidati a porsi al servizio
dell’istituzione, finalizzandolo a più qualificata organizzazione didattica e
gestionale, nonché a privilegiare le migliori risorse umane e l’eccellenza
della ricerca scientifica che, già oggi, fa primeggiare in Italia il ns.
Politecnico.
Nonostante i
corposi, anche esaurienti documenti di analisi del contingente, di obiettivi
ottimali, di esigenze organizzative e di programmi anche ambiziosi, dei
candidati, personalmente non riesco a vedere, oltre alle ottime intenzioni,
quelle proposte per interventi concreti (forse ovvi) capaci di vincere
finalmente carenze di fondo e difetti gravi del ns. Ateneo (come di altri…) che
ci qualificano anche all’esterno. Non intravedo infatti la strategia vincente
che nei prossimi 6 anni (son tanti!) possano comportare quell’innovazione e quei
cambiamenti indispensabili: “de’ remi
facemmo ali”! Era un impegno reale…lo manterremo?
Il collega
Ciavarella sollecita tutti a fare “un
sogno” (come M.L. King): io invito lui e tutti voi a farne parecchi, nella
speranza che almeno qualcuno si avveri!
Come molti di
voi, credo, ho visitato diversi “Campus” universitari in Europa e in USA. Non
posso dimenticare Stirling (in GB)
col teatro cittadino (!), la
“University for Tomorrow” a Columbus (Ohio) o anche Stanford
(“Benvenuti nel migliore ateneo del
mondo”) in California, che fece nascere “Silicon
Valley”, nonché esempi buoni anche in Italia (Luiss, Bocconi). Sono isole felici in cui si agisce guardando al
futuro. Te ne rendi conto passeggiando per corridoi decorati, aule speciali,
mediateca, sale di lettura, musei, laboratori di ogni tipo, negozi, sale
ritrovi, mensa e bar e giardini curati: centinaia di studenti, spesso
stranieri, lavorano sereni fianco a fianco, partecipano puntuali a lezioni e
seminari, perché c’è una perfetta organizzazione e programmi ufficiali che li
obbligano e stimolano, dal mattino al pomeriggio, ad una frequenza interessata
e condivisa con docenti e tutor di riferimento.
Mio nipote è
partito ieri per frequentare un “Master” in una Università inglese ad Hong
Kong, in Cina. Già da 1 mese aveva ricevuto (via mail) il programma, il
calendario quotidiano dei corsi e degli esami, coi nomi di ogni Professore
nonché i regolamenti logistici e comportamentali a cui attenersi.
Noi (posso dirlo?) abbiamo studenti che
bivaccano nei corridoi in attesa dei docenti che non rispettano appuntamenti o,
a gruppi, che mangiano il panino seduti sulle scale del cortile che, a mio
parere, dovrebbe essere il salotto buono (o di rappresentanza) del Politecnico Scuola
da terzo mondo?
Uno dei miei
sogni era di poter contraddistinguere il Politecnico rispetto alle altre
Università (oltre che per valore scientifico) per serietà, ordine, rigore ed
efficienza organizzativa con modello didattico e formativo evoluto che
possa attrarre, stimolare e conquistare studenti e docenti non solo di Bari e
Provincia.
Leggo con
piacere che il collega Albino afferma: “dobbiamo
essere con realismo consapevoli che cambiare
è possibile”.
Ecco, questo è
il punto: chi dei candidati, oggi, si impegna seriamente a cambiare decisamente
tutto, motivandolo al meglio: strutture,
regole, comportamenti e… immagine?
Chi è capace di
fare (come Rettore) il direttore di un’orchestra in cui, in un concerto, non si
convincano “i solisti” a suonare… in
armonia?
Per chi ama il
calcio, il Responsabile tecnico (Rettore) dovrebbe poter mettere fuori rosa, o
in panchina chi, anche se bravo, dimostri di non seguire il gioco di squadra,
ovvero non rispetti gli schemi di gioco condivisi.
Trascuro, anche
per carenza di notizie, i tanti argomenti sulla ricerca scientifica, i laboratori, i rapporti nazionali e
internazionali e quant’altro, su cui molti candidati si sono già espressi con
competenza, idee chiare e ottimi programmi.
Invece un
problema serio e complesso è l’organizzazione della didattica. Ritengo che, per eliminare (quasi) i fuori corso e
migliorare l’apprendimento, sia indispensabile realizzare (per gradi?)
l’obbligatorietà della presenza (lezioni
al mattino, esercitazioni e laboratori al pomeriggio) regolamentando
appositamente prove ed esami. Con Internet
e Facebook lo studente oggi è
sicuramente cambiato ed è indispensabile cambiare anche noi. Occorre introdurre
nuovi modelli didattici, più corsi interattivi e seminari, materiali didattici
e lezioni disponibili in rete, anche in lingua estera. Gli allievi saranno più
interessati alla frequenza e a finalizzare subito la preparazione.
Il collega
Ciavarella cita molti esempi ormai affermati, al posto delle tradizionali
lezioni- conferenza ed eventuale breve esercitazione (con 20 minuti di esame) rivolte
solo ai presenti, mentre gli altri sono autodidatti… persino soltanto con i
soliti appunti!
Anche i docenti
saranno obbligati a rinnovarsi con metodologie multimediali per far didattica
attiva e innovativa e potrebbero (?) godere di incentivi premiali se lo fanno!
Un premio annuale al miglior docente per ogni corso, scelto dagli studenti!
Inoltre è appena il caso di riaffermare l’importanza (a
mio giudizio risolutiva), per il
rinnovamento integrale dell’organizzazione didattica (ed anche di ricerca),
dell’acquisizione aggiuntiva di
nuove cattedre – almeno 2 per Dipartimento – da affidare esclusivamente a
docenti esterni, meglio se dall’estero.
Nel ’95 procurai 10 cattedre di 1^ Fascia (oltre a 10 di 2^) ma mi fu impedito
di dedicarle a chiamata di docenti esterni!
Nell’attuale
situazione di organico del Politecnico, bisognerebbe “fare il diavolo a quattro” (!) per ottenere una assegnazione
straordinaria! (Io riuscii nel ’95! Perché oggi non si può? Bisogna con sapienza
e… pazienza trovare i canali giusti!).
Nel decennio
’70 (con appendice negli anni ‘80) mi procurai (con Iovane), per la nascente
“meccanica”, oltre una quindicina di
docenti esterni (anche grossi dirigenti industriali) purtroppo solo ad incarico
rinnovabile (qualcuno però prese la cattedra!). Ebbene, per molti anni, la
qualità della ns. didattica assunse ai massimi livelli italiani (lo disse la Fondazione Agnelli
e lo riconobbe il Politecnico di Torino!). È motivo di orgoglio ricordare
che ciò permise a decine dei nostri
primi laureati a conquistare la cattedra universitaria o a divenire grandi
dirigenti e professionisti.
Vincerebbe ogni
classifica la “squadra” del Politecnico se potesse
acquisire e disporre di… Pirlo, Balotelli, Messi, C. Ronaldo… e simili, in versione universitaria! Nemmeno il
più superbo di noi può rifiutarsi di capire i vantaggi di operare a fianco di
colleghi “di qualità”: il primo a
beneficiarne sarebbe lui stesso!
Affermo che
devo ogni mio (anche se modesto) successo ai colleghi (Iovane più di ogni
altro), ai collaboratori e, persino ad alcuni allievi, tutti più bravi di me. Meditate gente, meditate!
Accenno anche
su ciò che ho detto e scritto più volte. Non si può considerare Bari (o Taranto
o Foggia) “città universitarie” se
non si provvede ad alloggi, mense e servizi ambientali dedicati o adeguati agli
universitari. Chi può convincere il giovane (e famiglia) di Metaponto,
Minervino o Lucera (per non parlare degli stranieri) a sacrificare dai 3 ai 7 anni
– i migliori forse della sua vita – al
Politecnico se a Bari (o TA o FG) non trova un collegio universitario, una
borsa di studio e il facile collegamento con la realtà produttiva del
territorio?
Come
convincerlo che, se diventa ingegnere o architetto, non solo l’occupazione ma
anche la sua affermazione sociale e professionale è pressocchè (90%?)
garantita? Bisogna coraggiosamente tirare per la giacca tutta la classe politica
regionale! È compito del Rettore e dei suoi colleghi in Puglia! Abbiamo perso,
molti, troppi anni senza intervenire con coraggio e determinazione. Ci sarebbe
(credo) Campus X, Mungivacca (in alto mare…). E come? Ma c’è ben altro da fare!
Taccio sui
tanti argomenti di e-learning e formazione a distanza (il collega Galantucci curò l’ottima esperienza
di Taranto col Consorzio NETTUNO), ovvero di formazione permanente (con gli Ordini professionali) e Master
già da 40 anni sperimentati (come per 2 anni la SUMMER SCHOOL in
inglese) in UNIVERSUS e di quant’altro possibile su vari temi come ad es. per i
beni culturali, architettonici e artistici nel bacino del Mediterraneo. Tante
iniziative che con appositi finanziamenti possano porre il Politecnico come
polo di interessi scientifico- culturali anche in area più vasta. La Facoltà di
Architettura già opera in tal senso.
Per i difficili
problemi delle sedi di Taranto e Foggia suggerisco di studiare bene gli
esempi di Torino e di Milano.
Altro sogno
(qualcuno dei candidati ne ha parlato) è l’informatizzazione
globale di tutti gli uffici amministrativi e didattici: dalle segreterie
studenti, alle biblio- mediateche… ai Dipartimenti. È da 20 anni che
l’attendiamo! Ora è prioritaria e indifferibile!
È facile ad es.
dotare lo studente di un badge che
gli faciliti ogni operazione (presenza a
lezione, registrazione esami, biblioteche, sconto alle mense, al bar, al
cinema, nei mezzi pubblici, ecc.) nonché l’accesso a tutti i servizi
forniti in rete e non, sia dentro che fuori del Politecnico.
Ma, insisto,
come si può pretendere di ottenere nuovi entusiasmi ed impegni onerosi ,per
studenti e docenti, se per loro non si crea un ambiente di scuola e di ricerca dignitoso, bello ed accogliente?
Bisogna rivedere, in maniera funzionale, edilizia,
logistica, estetica, arredamento, luci e colori, in modo da offrire il
“piacere”, direi, il “gusto” di vivere la giornata nel Politecnico, come
“ospiti” di riguardo!
Ciò vale anche
per il duro lavoro del personale Tecnico, Amministrativo e Bibliotecario,
anch’esso impiegato intensamente per l’intera giornata.
Non si può
accogliere l’attuale 50% di allievi fuori Provincia, ovvero attirare studenti
e/o docenti stranieri, se proprio nella (bella?) sede di via Re David non si
eliminano per es. le brutture di locali improvvisati sotto i porticati, dal
Pronto Soccorso a quelle aule che squalificano la zona d’ingresso, deturpano l’insieme
architettonico degli edifici in acciaio e impediscono la migliore fruizione di quell’edilizia
un tempo decantata nelle riviste di Architettura. Perché non si valorizzano le
11 sculture dei più rilevanti artisti moderni (Pomodoro, Castelli, Basaldella, Mastroianni, Capogrossi e i baresi
Spizzico e Gregorio), prezioso dono dell’indimenticabile e munifico Rettore
Quagliariello? Perché la Facoltà di Architettura non si ribella?
A un Rettore
illuminato deve essere possibile rivedere quel progetto (del 2000) per
valorizzare e rendere pienamente vivibile e decoroso il buio porticato sotto le
grandi aule, per realizzare, oltre all’indispensabile Bar- Ristoro- Tavola
calda (a prezzi calmierati), essenziali aule di studio e multimediali per i
fuori sede (quando sarà pronto lo Student Center?), aule speciali per fornire nuova didattica, ed anche musei tematici,
mostre permanenti delle tante tesi di
Architettura e di Ingegneria, poster di
ricerca ed altro, inclusi laboratori
artistici offerti anche ad esterni (pittura,
scultura, foto…), “botteghe” per
“souvenir Politecnico”, negozi per libri, informatica, musica e
sport, oltre alle sedi per gruppi
studenteschi. Tutti i porticati devono essere utili e decorosi in un trionfo di modernità giovanile!
Il Rettore Costantino
ha già un progetto che finalmente include (sembra) giardini e… fontana! Si potrà attuare e/o rivedere in
quest’ottica globale?
Come è in uso
altrove, oltre ai sistematici rapporti di ricerca scientifica e/o applicata con
le imprese, tutto ciò serve anche per innescare tante iniziative con le altre
università e realtà culturali, sociali, sportive e artistiche coinvolgendo il
territorio. Si possono ottenere anche notevoli benefici economici a supporto,
così come avviene all’estero.
So bene che
occorrono le necessarie risorse finanziarie. Ma è vero che sono state sempre
poche (come negli anni ‘90) ma ci sono!
Bisogna saperle trovare perché… dal
cielo non piovono! Nel ’90 riuscimmo ad ottenere Fondi FIO, FERST e
speciali (MURST) per ben 184 miliardi! Con 76 miliardi in appalti chiusi e 42
per lavori programmati (soltanto dopo 13 anni, nel 2011, è stato completato
l’edificio di Scienze e di Architettura!), al sett. 1997 per l’edilizia erano
ancora disponibili 66 miliardi (!), che forse non sono stati impiegati tutti
utilmente (che dire del mancato acquisto totale dei suoli Scianatico e della mancata
valorizzazione del polo di Japigia per tutti i laboratori ottimizzando
manutenzione e sorveglianza?) Perché oggi costruirne altri, sembra, sul quel
pezzo di suolo Scianatico, impedendo definitivamente una futura migliore
destinazione dell’intera area (2,6 ettari)?
Anche oggi,
impegnandoci attivamente con idee e… fantasia, si possono ottenere adeguati
finanziamenti, anche notevoli, da risorse europee, nazionali e regionali per
progetti intelligenti e grandiosi (realizziamo i sogni?) finalizzati a far
“grande” il 3° Politecnico, unico al Sud e capace di attirare anche il 25- 30%
di allievi e docenti stranieri.
Un polo
didattico- scientifico innovativo – “University
for tomorrow” – da vero “Politecnico pugliese” (d’accordo con Lecce!) può
essere una grande infrastruttura, mediante progetti da finanziare coi tanti miliardi
disponibili nei fondi UE. Ricordiamoci che solo le grandi iniziative vengono
approvate!
Dovrei scrivere
molte altre pagine… ma non intendo condizionare troppo un “Rettore ambizioso” e all’altezza del compito, come quello che il
nostro Politecnico ritengo che “meriti”.
Il 3°
Politecnico d’Italia, il grande Politecnico pugliese o “del Sud”, deve “vedersi
riconosciuto” nel territorio e dall’estero, come scuola “speciale” e di valore
“indiscutibile”, altrimenti… resta una delle 80 e più università- esamificio
(terz’ultima nelle qualifiche ANVUR?).
Oltre ai nuovi
studenti ce lo chiedono anche gli oltre 1500 ingegneri ed architetti che ogni
anno, ben preparati, mandiamo ad arricchire, qualificare ed innovare la nostra
società e che dovranno essere sempre più “orgogliosi”
del loro Politecnico. (Quando facciamo l’Associazione ex Allievi? Quando coinvolgiamo i nostri laureati
“honoris causa”?).
Per questo
“domani” è indispensabile partire con entusiasmo da… “oggi”!
Chi è capace di
“sposare” queste idee e questa strategia e
di non dormire di notte per sognare ad occhi aperti il futuro – faccia pure
il Rettore: sarà sicuramente “condannato”
ad un clamoroso successo e, “come pena
accessoria”, avrà la mia solidarietà, la mia gratitudine e il mio affetto
di fratello maggiore (o di padre… putativo) nella bella famiglia del
Politecnico.
Ad maiora!
Umberto
RUGGIERO
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