lunedì 30 settembre 2013

Grazie al Professor Costantino, un grandissimo Rettore! E messaggio alle matricole dal nuovo Rettore DiSCIASCIO

Da parte del rettore entrante Eugenio di Sciascio

Care ragazze e cari ragazzi, matricole del Politecnico. 
Benvenuti!
Il Politecnico di Bari è da oggi la vostra casa e lo sarà per i prossimi anni.
Vivetelo, in tutte le sue forme, nelle opportunità che vi mette a disposizione. Vivetelo con gli amici e i colleghi, lavorate perché possa crescere e migliorare. 

Siete le risorse del domani del nostro Paese, la futura classe dirigente.
Lavorate e studiate con entusiasmo e coscienza perché ne usciate fieri e preparati ad affrontare le sfide della professione che avete scelto.

Al Politecnico ci si iscrive per passione, non per opportunità. Mettete al centro del vostro studio la fame di sapere, la voglia di capire e la curiosità. Perché un laureato a PoliBa è, dovrà sempre essere, il motore dell'innovazione del Paese.
In bocca al lupo



Per il rettore uscente Nicola Costantino, un messaggio dello Snals, che condivido in pieno.  MC

Caro, carissimo Prof. Costantino solo per dirle semplicemente
Grazie
Per aver portato la nostra università ad una visibilità insperata!
Per aver  preso come suo primo impegno la trasparenza e la collegialità!
Per aver mostrato tutta la fermezza necessaria nell'assicurare un posto di lavoro insperato!
Per aver combattuto fortemente  per regalarci la serenità tanto desiderata!
Per aver superato insidie ed "interpretazioni diverse" con un sorriso riservato sempre  a tutti!
Per la lealtà di ogni giorno!
Per la sua ultima sofferta decisione la cui finalità è nota ormai a noi tutti!
       I suoi comportamenti, le sue  azioni, le sue scelte  così ricche di onestà, di sentimento e di efficacia, lasciano  in noi e nella nostra  comunità, all’interno ed all’esterno del Politecnico, una preziosa eredità che non potrà mai assolutamente essere dissipata.

sabato 28 settembre 2013

Il professor Prodi propone di ESENTARE dalle tasse gli studenti di Ingegneria!

 
Il professore propone di esentare dalle tasse gli studenti di Ingegneria e incentivare i ragazzi a
frequentare scuole tecniche e, quanto al deficit di competitività, sostiene che prima di operare
sulla riduzione del cuneo fiscale bisogna lavorare sull’efficienza della Pubblica amministrazione.
«Gli stranieri comprano imprese e marchi ma nessuno viene qui a investire dal prato verde
proprio perchémanca la certezza degli affidamenti». I sindacati, invece, non sono un ostacolo.
«Le questioni del lavoro ormai al 95% sono trattate e risolte in fabbrica».
Dario Di Vico




 
 
 
da "Prodi: in Italia meno grandi imprese che in Olanda e Belgio" Corsera del 28/09/2013



L'articolo intero:
 
Romano Prodi evita accuratamente di citare Enrico Cuccia ma i suoi ragionamenti sulle cause

della crisi della grande impresa in Italia si appuntano sugli anni dell’egemonia del banchiere di

Via Filodrammatici.

Il professore èa Milano alla Cattolica per un convegno sulle politiche industriali, risponde alle

domande degli studenti e dice: «Oggi abbiamo meno grandi imprese di Olanda o Belgio. E

quelle che ci sono, penso alla Mossi&Ghisolfi e ai Rocca, sono rimaste tutte fuori dal giro

di Mediobanca. E i Benetton hanno avuto problemi proprio quando sono entrati in quel cerchio».

La banca milanese èstata sempre gestita, secondo Prodi, «da persone di forte rettitudine

morale ma il futuro per loro era il passato». Il sistema delle partecipazioni industriali «era gestito

dall’alto, continuamente fotografato e in un meccanismo di questo tipo l’innovazione non poteva

avere spazio».

Un giudizio definitivo toccheràagli storici ma quel sistema «ha legato i piedi» all’industria

italiana che èrimasta fuori da tutte le grandi innovazioni degli ultimi 30 anni. «Èincredibile che

un Paese con la nostra tradizione nell’industria dell’auto oggi produca solo 400 mila vetture

mentre la Spagna ne fa 2 milioni. Non èun problema solo di costo del lavoro, la veritàèche

non siamo capaci di produrre vetture di lusso». In vena di rievocazioni, Prodi ricorda anche

come non fosse affatto contrario a vendere l’Alfa Romeo alla Ford e come, piùdi recente, sia

stato ingiustamente attaccato, insieme ad Angelo Rovati, per «aver proposto lo scorporo della

rete Telecom, una scelta di puro buonsenso».

Le domande degli studenti spaziano da un continente all’altro e cosìProdi ha modo di

sottolineare la rivoluzione americana dello shale gas e i passi in avanti che l’Africa sta

compiendo anche per effetto della pressione cinese, la chiusura dell’intervista èperòsull’Italia.

Il professore propone di esentare dalle tasse gli studenti di Ingegneria e incentivare i ragazzi a

frequentare scuole tecniche e, quanto al deficit di competitività sostiene che prima di operare

sulla riduzione del cuneo fiscale bisogna lavorare sull’efficienza della Pubblica amministrazione.

«Gli stranieri comprano imprese e marchi ma nessuno viene qui a investire dal prato verde

proprio perchémanca la certezza degli affidamenti». I sindacati, invece, non sono un ostacolo.

«Le questioni del lavoro ormai al 95% sono trattate e risolte in fabbrica».
 
 
 
 
 

venerdì 27 settembre 2013

Ora il mio regional dream conviene farlo per legge!



dai nuovi criteri nel decreto sulla programmazione triennale 2013-2015 delle università, che è stato appena firmato dal ministro dell'Istruzione, Maria Carrozza, leggo

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-27/fondi-atenei-migliorano-servizi-182300.shtml?uuid=AbfDKJdI


Snellimento delle sedi e dei corsi di laureaIl secondo parametro che il Miur prenderà in considerazione nell'attribuzione dei fondi su base premiale sarà il dimensionamento sostenibile. Ciò significa che saranno incentivate le federazioni o fusioni tra università e l'accorpamento o l'eliminazione di corsi di laurea non sostenibili economicamente o poco utili a trovare un lavoroAl tempo stesso vengono fissati i paletti per l'apertura di nuovi atenei: no a nuove realtà telematiche o statali a meno che non siano frutto della fusione di realtà già esistenti. 
Ma anche la prima parte del decreto spinge per il regional dream.  
Più servizi per gli iscrittiI pilastri su cui andrà impostata la programmazione del prossimo triennio sono due:
la «promozione della qualità del sistema universitario» e il suo «dimensionamento sostenibile». Del primo gruppo fanno parte innanzitutto le misure a vantaggio degli studenti. Come le azioni di orientamento in ingresso, in itinere e in uscita oppure la digitalizzazione delle procedure amministrative. Ma per ottenere i fondi conteranno anche la capacità di raccordo, nell'ambito della ricerca, con gli altri atenei e gli enti presenti sul territorio, il potenziamento dell'offerta didattica in lingua straniera, il sostegno alla mobilità studentesca e la capacità di attrarre docenti dall'estero. Senza dimenticare una maggiore qualità nelle procedure concorsuali, da perseguire introducendo nelle commissioni quote maggioritarie di docenti esterni all'ateneo o almeno uno studioso dell'area Ocse. 






FACCIAMO IL MIO REGIONAL UNIVERSITY DREAM ALLORA O NO... ???

http://rettorevirtuoso.blogspot.it/2013/07/i-have-regional-university-dream.html. 

giovedì 26 settembre 2013

Ma il VQR è legale o viola sacrosanti principi della trasparenza amministrativa? Dobbiamo sopportare fino a che ci chiudono davvero?


Scusate, da ignorante, sulle pubblicazioni PENALIZZATE, non leggo alcuna spiegazione, un amico studioso (Antonio Colavecchio) mi passa queste sue righe di un libro di amministrativo

... il principio di trasparenza non tollera che “gli occhi” del cittadino rimangano coperti dal fumoso velo dell’inerzia amministrativa ed esige, anzi, che quegli occhi “vedano” se, a seguito della presentazione della domanda, sia accaduto qualcosa – e che cosa e perché – dietro le porte della “casa dell’Amministrazione” e quale sia l’esito della domanda stessa, che, a prescindere dal “segno” (positivo o negativo), deve essere pienamente intellegibile

Non sarebbe caso di fare ricorso al TAR contro VQR e ANVUR?

Non sottovalutate la questione classifiche alla Giavazzi!   In Grecia numerose università (tra le quali quella di di Atene) *chiudono* le attività:


saluti
Michele 

Corsi organizzati in modo disastroso, senza rispettare le ovvie propedeucità: tanto vale fare teledidattico!

Al Presidente del Centro Interdip. Gregorio Andria, Al Magn. Rettore Costantino
Alle associazioni studenti, Agli iscritti TERZO ANNO L3 MECCANICA
Taranto, 26 Settembre 2013
Ogg. Corsi organizzati in modo disastroso, senza rispettare le ovvie propedeucità: tanto vale fare teledidattico! 

Prima ancora di cominciare i miei corsi del primo semestre (di cui non è disponibile ancora la data ufficiale di inizio lezioni e l’orario, e parliamo probabilmente della settimana prossima!), mi arriva voce affidabile che quest'anno tutti sono indietro con dare esami come mecc appl macchine e scienza costruzioni. Nessuno in assoluto mi risulta abbia dato Mecc. Appl. Macchine, e sono passati i 3 appelli principali dopo la chiusura del corso.
Se e' cosi', come è cosi’, come faccio a fare i miei corsi di Mecc. Dei Materiali, e Progettazione Meccanica? Per via di scelte scellerate di cambi di orari e di semestri,  purtroppo l'organizzazione delle lezioni il secondo anno è stato alquanto “sperimentale” e disastroso. Meccanica razionale è stata fatta il secondo semestre con meccanica applicata alle macchine e scienze delle costruzioni addirittura il primo semestre senza alcuna base. Ci sono stati quindi degli intoppi non da poco. L'orario del secondo semestre non ha permesso di studiare regolarmente. Infatti, gli studenti lamentano che erano tutti i giorni in facoltà dalla mattina alla sera ed alla lunga è stato impossibile tenere il passo con tutti i corsi.
Naturalmente ho parlato con gli studenti per inventarci qualcosa x non creare disastri a catena effetto domino. Bisogna rientrare nella normalità, ma la soluzione non può venire solo dai poveri studenti, o andranno tutti fuori corso! Mi immagino che parlando con presidi, Rettore o fosse pure il Ministro, non ci darebbero risposte sul danno fatto, e nemmeno sapremmo di chi e' la colpa. Ovviamente speriamo che queste storture non si ripetano piu’, ma intanto? Ci sono due strade, una per i forti, e una x i deboli. Per  i forti, si tratta di andare in overboost a studiare moltissimo, e molte cose in parallelo, senza lasciare niente, e fare tanti esami insieme. Per  i “deboli”, meglio perdere un anno e ricominciare.
Qualche colpa la hanno anche gli studenti perché a lezione quando non sanno di cosa si parla, si sentono in soggezione e sono passivi. Dovevano fermare i professori ogni 5 min se le cose non erano chiare! Voi studenti siete artefici del vs destino, non succubi! E non c'e' peggior nemico al mondo per la vs riuscita di voi stessi. Alcuni professori come Bottiglione mi hanno detto che conoscono il problema, e sono venuti incontro nei limiti del possibile, soprattutto nella prima parte del corso. Ma il risultato è ancora li’, disastroso.
L’unica soluzione è prevedere sessioni straordinarie di esami, corsi di recupero, un programma ad hoc per salvare il salvabile. E ricordare a tutti che se cominciano ad inventarsi percorsi originali, ci troveremo con un intero corso fatto di fuori corso!
Cordiali Saluti, Prof. Ing. Michele Ciavarella

PS. Tra parentesi, ai detrattori del teledidattico, che continuano a dire che le lezioni frontali sono meglio, dico che un teledidattico specie con lezioni consultabili in qualsiasi momento, sarebbe stato meglio di questo disastro, dato che almeno gli studenti avrebbero avuto modo di seguire una logica piu' flessibile.

PS.2.   IL MIO TERRORE E' CHE SE VI FACCIO ORGANIZZARE APPELLI STRAORDINARI DURANTE LE LEZIONI, COSA CHE VOI PENSATE POSITIVA; IN REALTA' POI NESSUNO SEGUE LE MIE DI LEZIONI; E LA CASCATA DI EVENTI NEGATIVI CONTINUA.  SOLUZIONI MIRACOLOSE NON CE NE SONO!   SOLO GRANDE RIMBOCCARSI DI MANICHE.   CHI E' DISPOSTO DAVVERO NON DOVREBBE CHIEDERE APPELLI A MENO CHE NON SIANO APPELLI DI 18 POLITICO.... E' QUESTO CHE VOLETE?

mercoledì 25 settembre 2013

le citazioni fanno prevedere quando uno prenderà il Nobel? Secondo me si! E il Politecnico di BARI ha anche un candidato!

Nel numero odierno del suo Blog Sylvie Coyaud (aka Oca Sapiens) ricorda che Thomson Reuters pubblica i pronostici dei Nobel basati sul SOLO numero di citazioni ottenuti da singoli autori. Ma come ricorda Bob Grant, dal 2002 soltanto 27 dei 183 "Citation Laureates" hanno ricevuto il premio; voi cosa ne dite c'è una lezione in questo? io penso di si, che le citazioni contano abbastanza!  A me pare che 27 nobel azzeccati da una lista di 183 sia una ottima previsione! Conoscete qualche altro criterio che isoli 183 scienziati di cui 27 prenderanno il nobel?

La cosa triste invece è un'altra, che non leggo nessun italiano nemmeno tra le previsioni, leggete qua!  Abbiamo il sito Top Italian Scientist che porta dei signori con H index piuttosto alto, ma non li leggo tra i candidati, nemmeno se nel sito http://www.topitalianscientists.org/Top_italian_scientists_VIA-Academy.aspx

Mi fa piacere che leggo tuttavia che nei TOP50 italian scientists è entrato uno del Politecnico di BARI, Nicola Giglietto!
Non solo ha un H-index mostruoso di 67, ma è anche il primo di tutti i Politecnici, e per dire, e' superiore anche a Roberto Cingolani che è "appena" 54 in Italia nonostante ha un istituto di oltre 500 ricercatori e oltre 100 milioni di euro all'anno.

Sono onorato di avere Nicola come collega a Taranto.  


54Roberto Cingolani63Italyphysics - nanotechnologyIIT

Complimenti a Nicola.
Visitate la pagina dei TOP ITALIAN SCIENTISTS.

Invito ufficiale alla cerimonia del passaggio di consegne dei Rettori del Politecnico di BARI

Gregorio Andria
13:09 (22 minutes ago)
to docentirettoremummoloFrancescacamardac.buccicastoran
Cari tutti,

con grande piacere Vi comunico ufficialmente che il 1° ottobre p.v., presso l’Aula Magna del Centro Interdipartimentale del Politecnico “Magna Grecia” – Taranto, si terrà una cerimonia di passaggio di consegne per il Rettorato 2013-2019 dal Prof. Nicola Costantino al Prof. Eugenio Di Sciascio, alla presenza delle Autorità politiche, militari, religiose, sociali, economiche del territorio, oltre che dell’utenza studentesca e del personale universitario.

E’ questo senza dubbio un forte segnale di vicinanza del Politecnico al territorio della provincia jonica, in un momento di crisi generalizzata e di spinte centripete di chiusura di sedi decentrate verso i grandi Atenei, nonché di tagli a raffica sulla ricerca, che hanno caratterizzato la politica degli ultimi Ministri dell’Università e dello stesso Governo nazionale. Il Politecnico tutto (docenti, personale TAB, studenti) non può non adoperarsi – in linea con la sua mission istituzionale – con la partecipazione e il rinnovato contributo a collaborare con il territorio, affinché ricerca, cultura, sviluppo e trasferimento tecnologico continuino a permeare questa terra, anche (e soprattutto) nelle difficoltà in cui essa vive attualmente.

Colgo l’occasione per ringraziare il prossimo Rettore Prof. Di Sciascio per questo importante segnale, spero foriero di grandi opportunità anche per tutto il Politecnico, e per rivolgere un sentito ringraziamento al Prof. Costantino per tutto l’impegno profuso nel suo Rettorato anche per la sede di Taranto.

Nel ringraziarVi in anticipo per la Vs. gradita partecipazione all’importante evento, Vi saluto molto cordialmente

Gregorio Andria

PS: Prego l’ing. Cesare Bucci affinché il messaggio sia inviato anche al personale TAB, alle organizzazioni sindacali e alle associazioni studentesche.

martedì 24 settembre 2013

Lettera ad Eugenio di Sciascio per per un governo di larghe intese, e per delle conferenze di Ateneo, e/o delle "task force" specifiche

Oggetto: lettera ad Eugenio Di Sciascio per un governo di larghe intese, e per delle conferenze di

Ateneo, e/o delle "task force" specifiche


Caro Eugenio, Magnifico Rettore

          la Tua recente elezione a Magnifico Rettore del Politecnico di Bari porta un rinnovato entusiasmo e fiducia nel futuro del nostro Ateneo, nonostante le circostanze esterne sono tra le meno favorevoli alle Università, specie nel Sud. Il pur breve percorso verso le elezioni è stato caratterizzato dalla maturazione di molte idee costruttive, ma queste idee meritano ora approfondimenti. Occorre condividere mentre nella pienezza delle Tue funzioni, formi la squadra di governo del Politecnico, che speriamo si avvalga dei più validi collaboratori che la nostra comunità è in grado di esprimere in tutte le sue componenti.

 Ti proponiamo di organizzare delle Conferenze di Ateneo nella traccia di quelle del 2010. Tenendo conto dei numerosi cambiamenti occorsi nei quasi 4 anni che sono passati da allora, chiediamo che si possa parlare di come migliorare amministrazione didattica e ricerca, di modifiche di statuto, di didattica innovativa e teledidattica verso nuovi bacini di studenti, ma anche di come non farci affossare a Teaching University, e infine di metodi di valutazione, anche per il reclutamento. Il nostro è un piccolo contributo e non una autocandidatura a qualche ruolo particolare. Idealmente, potrebbe seguire a queste conferenze di ateneo, o anche sostituirle, la creazione di "task force" specifiche su temi molto caldi, di cui sopra.

Con stima.
Michele Ciavarella


................
Chiunque voglia sottoscrivere quanto sopra può inviare il proprio nome a mciava@poliba.it, o aggiungere un commento al blog, e verrà inserito nell'elenco.

Una lettera dal direttivo del SSD Ing-Ind14 e mia risposta



Michele Ciavarella 
22:41 (1 minute ago)
to Gianni Nicoletto Dario Amodio

I temi sollevati da Dario Amodio sono tutti importanti.  Purtroppo la tendenza italiana è di parlare di "eccellenza" 

in modo molto superficiale, senza toccare veri temi, e senza mettere a disposizione grandi risorse.  
 Voglio sottolineare per es. la strana uscita di Matteo Renzi che, probabile vincitore nel PD, anche lui parla ù
di 5 sole università di eccellenza, probabilmente intendendo che la fetta già scarsa dei 7 miliardi di Euro 
ùdovrà essere concentrata a poche università scelte dall'alto, e in cui i singoli docenti non sempre sono eccellenti. 

 Le sfide che ci sono da affontare in Italia sono non facili con una politica che parla di classifiche calate dall'alto 
e progetti di eccellenza senza soldi. Almeno facessero i progetti di eccellenza tedeschi con 10 miliardi di euro, 
potremmo sperare. Guardando alla realtà tedesca, che per molti versi è simile a quella italiana di qualche 
decennio fa, verrebbe da essere depressi come Dario Amodio.

http://rettorevirtuoso.blogspot.it/2013/09/a-proposito-della-storia-delle-research.html

Dovremo quindi stringere la cinghia, e fare dell'aias un appuntamento piu' economico e facile.  La "retta" di iscrizione deve essere ridotta, perchè per molti spendere 1000 Eu a testa per un convegno non e' piu' possibile.

Dovremo come gruppo fare squadra per resistere alla politica che trascura e ignora l'università con slogan facili e inutili, e quasi sempre dannosi per l'intero sud d'italia, per es.! 

Quando si parla di eccellenza, sarà vero che è concentrata tutta in 5 università come dice Matteo Renzi, qualunque esse saranno (probabilmente PoliMI, PoliTO, Pisa etc. etc.).   Perche' non si da la possibilità ai singoli di scegliere liberamente allora di andare in una "università di eccellenza"?

In Italia si sta facendo qualcosa di non molto dissimile dalla politica nazista in cui Albert Einstein non faceva "fisica ariana".  Se Albert Einstein oggi fosse al Politecnico di Bari, cosa dovrebbe fare, per es.?   Questo un tema di cui il ns gruppo potrebbe discutere.

Rispondo quindi alle importanti sollecitazioni di Dario Amodio con qualche piccolo suggerimento

1) creare sedi di incontro piu' snelle, economiche, e senza pubblicazione di atti costosi
2) creare gruppi di discussione senza doversi sempre incontrare (facebook, social network, skype?)
3) parlare anche di come fare altro che i PRIN.  Se i colleghi "fortunati" in un dato momento hanno grossi finanziamenti, perchè non coinvolgere le "eccellenze" magari dislocate in altra sede?  Questo vorrebbe dire fare gruppo.  Invece persino nelle singole sedi, e parlo per esperienza personale, non sempre si fa "squadra", e capita che ci siano grossi finanziamenti su temi di ricerca in cui c'e' un'eccellenza nella porta accanto, nello stesso SSD, ma per motivi emotivi o non meglio identificati, non si fa uso delle risorse.

Ecco i tanti sprechi che dovremmo risolvere.  Non ce li possiamo piu' permettere!


Con preghiera al direttivo AIAS, o a Gianni Nicoletto, di trasmettere.   Se non si permette ai singoli di parlare, allora è inutile dire che si vuole mantenere viva AIAS, o vivo il SSD, con metodi ormai superati.

Saluti, Michele Ciavarella





Cari Colleghi,
vi scrivo per sottoporvi alcune considerazioni che avrei voluto fare durante l’Assemblea dei
Soci AIAS, a Salerno, lo scorso12 settembre, ma che poi, per il clima frettoloso, per dir così, che
si è creato, ho preferito non fare.
Forse è meglio così. Scrivere, più che parlare, concede il giusto tempo per pensare e chi legge
può farlo se, come e quando preferisce.
Avrete certamente notato che la partecipazione all’AIAS quest’anno è stata particolarmente
scarsa; e non perché l’evento sia stato male organizzato, tutt’altro. Colgo qui l’occasione per
complimentarmi ancora una volta con il Collega Feo e con tutto il gruppo organizzatore
dell’Università di Salerno, per aver condotto molto bene il convegno quest’anno e per aver
mantenuto, al tempo stesso, la quota di partecipazione entro i limiti indicati dal Direttivo.
Il nostro convegno annuale è stato sempre un momento importante di incontro, inter e trans
generazionale: per i giovani, un’occasione per conoscersi e stabilire quei legami scientifici e,
perché no, anche di amicizia, che sono alla base di una sana comunità di studiosi; per gli
anziani, la possibilità di farsi un’idea delle nuove generazioni, meno superficiale di quella che
è possibile ricavare dalle carte di un concorso; per tutti, la possibilità di mantenere aggiornato
il panorama di “chi fa che cosa” in Italia nel nostro Settore.
La partecipazione all’AIAS, tuttavia, costa tempo e denaro e tutti noi siamo disposti sempre
meno ad impegnare sia l’uno che l’altro per iniziative che non siano strettamente utili al
nostro lavoro. Pubblicare all’AIAS, lo sappiamo bene, non contribuisce ad incrementare gli
indici di valutazione della ricerca. A questo si aggiunge che l’attuale sistema di abilitazione,
basato su forti elementi oggettivi di valutazione e, soprattutto, privo di qualsiasi contatto
diretto tra candidati e commissari, ha forse affievolito in molti la convinzione che promuovere
la conoscenza trans generazionale possa avere qualche utilità.

Il tradizionale convegno annuale, e con esso la stessa Associazione, sono quindi destinati ad
un inesorabile declino? L’AIAS è in fin di vita? Come qualcuno ha osservato a Salerno,
scuotendo mestamente il capo mentre usciva dall’Assemblea dei soci.
Io spero proprio di no; e cercherò qui di spiegare il perché.
Sono convinto che, nonostante all’AIAS partecipino alcuni colleghi di settori scientifici diversi
da ING IND/14 (gli organizzatori dell’edizione di quest’anno, appunto), la buona salute
dell’Associazione sia inevitabilmente legata a quella del nostro SSD.
A mio avviso, il fulcro della questione sta nella nostra convinzione e nella conseguente volontà
di mantenere viva una “comunità” scientifica nell’ambito del Settore ING IND/14. Se questa
volontà esiste, se la grande maggioranza di noi ne è convinta, allora a me sembra evidente che
un incontro sistematico di tutti i partecipanti a questa comunità sia indispensabile perché
questa possa esistere e svilupparsi. È pur vero che ci sono le assemblee del Settore, di tanto in
tanto, dove si discute e si prendono decisioni; ma è il convegno, secondo me, il luogo naturale
per tenere viva la comunità, il luogo di incontro di dottorandi, assegnisti, ricercatori, i quali
difficilmente parteciperebbero all’assemblea di Settore. Non è detto che il convegno debba
essere annuale o tenersi sempre con le stesse modalità, purché sia sistematico ed organizzato
secondo un rituale di convivialità, anche minimo, che lo renda umanamente gradevole.
È vero che ci può incontrare nei congressi internazionali, certamente ben più utili dal punto di
vista scientifico, oltre che della carriera. Ma molto difficilmente in tali occasioni si incrocia più
di qualche collega dello stesso SSD tra quelli che condividono gli stessi, specifici, interessi
scientifici. Invece all’AIAS, sia pure con tutte le limitazioni di un convegno nazionale, si riesce
ad avere un quadro ampio delle attività di ricerca dei vari gruppi, sempre che il convegno


continui ad essere frequentato da un numero significativo di persone e, soprattutto, da una
rappresentanza omogenea di tutte le sedi.
È pur vero che la qualità dei lavori scientifici in certi congressi internazionali è forse più alta
di quella che possiamo trovare all’AIAS, ma non mi pare che, almeno mediamente, le
differenze siano poi così profonde, nonostante che gli autori, all’AIAS, debbano impegnarsi
con la sgradevole consapevolezza della inutilità, almeno dal punto di vista della valutazione
della ricerca, del proprio lavoro. E poi, la qualità dei lavori presentati all’AIAS dipende solo da
noi: se vogliamo che sia alta, magari presentando qualche memoria in meno ma più curata,
allora il livello del convegno sarà alto.
Le convinzioni della nostra comunità contano molto anche per quel che riguarda l’utilità delle
pubblicazioni AIAS ai fini dell’abilitazione scientifica azionale; il valore che tutti noi riteniamo
opportuno attribuire alle pubblicazioni del convegno, alto o basso che sia, può in qualche
modo riflettersi sui criteri di valutazione adottati dal nostro Settore concorsuale.
Le regole dell’ANVUR, se applicate con saggezza e, sia ben inteso, senza minimamente cedere
a pericolose derive involutive rispetto ai criteri oggettivi di valutazione, consentono alle
commissioni margini di manovra, stretti sì, ma sufficienti a ridare un minimo di peso a quel
che viene presentato all’AIAS, sufficienti per concedere quel poco, nel modo giusto, che possa
mantenerne vivo l’interesse, soprattutto per i più giovani.

Si potrebbe essere tentati di dare una vernice di internazionalità al convegno, per renderlo,
forse, più appetibile; ma siamo certi che sia una buona soluzione? Se si trattasse soltanto di
una leggera vernice, quella che si potrebbe ottenere senza eccessivo impegno, magari con un
piccolo scambio di favori con qualche collega che sia appena fuori la porta di casa, e non di
una sostanziale valenza internazionale, quale incremento della qualità ne deriverebbe? In altri
termini, quali vantaggi ne avremmo in termini di valutazione? Pochi o nulli, credo.
L’ipotesi, poi, di fare del convegno AIAS un vero congresso internazionale a me sembra una
chimera insensata, sia per la scarsa possibilità di successo e sia per l’evidente sproporzione
tra l’enorme impegno necessario ed il possibile risultato; al costo, oltretutto, di snaturare
completamente la funzione e lo scopo dell’AIAS.
Forse si potrebbe rendere più agile e leggera la partecipazione all’AIAS, magari limitando
inizialmente il contributo alla sola presentazione, chiedendo in un secondo tempo, magari
dopo un vaglio di qualche tipo, un testo che trovi posto in una raccolta di memorie. Questo
permetterebbe di evitare l’onere di una pubblicazione a quei tanti lavori ancora in corso, dei
quali è utile dare notizia alla comunità, per favorire scambi di informazioni o collaborazioni,
ma che non sono ancora maturi per essere pubblicati.
Comunque sia, le soluzioni utili per favorire la partecipazione potrebbero essere tante e non
mi pare il caso di discutere qui di come il convegno debba evolversi.
Ho detto prima che la buona salute dell’AIAS è strettamente legata al buon andamento del
nostro SSD. Un esempio, ma non certo l’unico, è l’organizzazione dei PRIN, nota dolente da
diversi anni per il nostro SSD. Senza un efficace coordinamento, lo sappiamo, sarà sempre più
difficile ottenere questo tipo di finanziamento, che potrà anche essere diventato meno
interessante dal punto di vista economico ma che è ancora strategicamente importante.
Se utilizziamo bene le potenzialità dell’AIAS, è proprio in questa sede che potrebbero
formarsi, organizzarsi e coordinarsi le coalizioni dei gruppi per i PRIN, stabilendo una sorta di
programmazione nel tempo, magari un’alternanza nella presentazione delle domande di pochi
grandi progetti, ben sostenuti dal Settore, in modo che non si disperdano le forze e si
aumentino le probabilità di successo. Coalizioni serie, intendo, reali gruppi di ricerca, non
mere cordate di convenienza. Sempre che, beninteso, l’AIAS si organizzi adeguatamente per

questo, magari utilizzando in modo innovativo i gruppi di lavoro, e sempre che la grande
maggioranza di noi lo voglia veramente.
A me sembra, ma posso sbagliarmi, che se non crediamo nell’utilità dell’AIAS, difficilmente
potremo dare un senso ed una reale utilità alla giunta ed al presidente del nostro Settore. Se
non abbiamo la convinzione che la comunità debba dotarsi di uno strumento organizzativo
efficace, che sia in grado operare con l’autorevolezza derivante da un ampio, convinto,
consenso, se non riteniamo che tale azione di coordinamento sia utile per lo sviluppo del
nostro Settore, se non siamo disposti ad accettarne e sostenerne le iniziative, se non siamo
convinti di questo, allora che senso ha mantenere una giunta ed un presidente? Non tutti gli
SSD ne sono dotati e pure continuano ad esistere. È una scelta possibile. Ma non saggia,
secondo me.
Forse qualche gruppo numeroso e forte, o che si senta tale, potrebbe fare allegramente a
meno di giunta, presidente e AIAS. Non credo che sia così neppure per gruppi grandi ma,
certamente, non è così per la maggior parte dei gruppi ING IND/14 disseminati nelle decine e
decine di sedi universitarie in tutta Italia. Non è così, io credo, per quelle sedi nelle quali i
Costruttori di macchine si trovano in difficoltà, magari perché sono diventati numericamente
irrilevanti rispetto ad altri settori disciplinari o perché sono rimasti privi di ordinari o perché
non riescono a sostenere economicamente giovani capaci e volenterosi.
Credo che la nostra comunità, tramite la propria rappresentanza, debba cercare di sostenere
queste situazioni difficili, sia pure nei limiti del possibile, ideando e proponendo soluzioni,
prendendo contatto con i dipartimenti e con le facoltà (quelle sopravvissute), suggerendo
integrazioni e collaborazioni tra gruppi o perfino studiando possibili trasferimenti (c’è
sempre quel 20% di risorse esterne, non dimentichiamolo).
Credo che sia necessaria una rappresentanza che abbia forza sufficiente per operare con
credibilità verso l’esterno. Stiamo andando verso l’integrazione con gli altri due SSD del
nostro Settore concorsuale, è un momento delicato, importante. Se sapremo condurre questa
fase di integrazione con intelligenza e saggezza, potremo amplificare la nostra complessiva
capacità di intervento, a vantaggio di tutti noi.
Il tema del ruolo dell’AIAS e della rappresentanza del nostro SSD è complesso e queste mie
poche e frammentarie riflessioni hanno soltanto sfiorato il problema; tuttavia lo scopo non
era certo indicare soluzioni ma soltanto portare il tema all’attenzione ed alla discussione di
tutti.
Concludo dunque, anche per non strapazzare troppo l’incauto e paziente lettore giunto fin qui,
sostenendo che tanto l’Associazione AIAS quanto la rappresentanza del nostro SSD siano
necessari e meritevoli di interesse ed impegno da parte nostra; credo, inoltre, che entrambi gli
organismi dovrebbero agire con una strategia comune, integrandosi e sostenendosi a vicenda,
con specificità e ruoli diversi, certo, ma con una stretta connessione. Non arrivo a dire che
dovrebbero coincidere, non sono eversivo fino a questo punto, ma sono convinto che siano
due facce della stessa medaglia.
Un caro saluto
Ancona, 19 settembre 2013
Dario Amodio