venerdì 23 marzo 2012

proposte a studenti e docenti per la sede di Taranto

Alla CA di

Magn. Rettore
Ampl. Preside
Colleghi “incardinati a Taranto”
Colleghi “incardinati a Bari”
Colleghi del ex “Dimeg” ora DIMM
Colleghi del “Centro interdipartimentale” (?)
Colleghi tutti del Poliba
Associazioni studenti di Taranto, e del Poliba


Oggetto: Considerazioni sulla “sede di Taranto”, ovvero sull’ afferenza o “l’incardinamento” alla “sede”, al “centro interdipartimentale”, o alla “facoltà” di Taranto, a seguito delle variazioni indotte dalla L.240/2010 (Gelmini). Proposte uso fondi provincia prevalentemente per trasporti sulla base delle nuove esigenze di didattica per classi del CUC di BARI. Proposte su “rotazione” docenti su Taranto, e di afferenza al nuovo Centro interdipartimentale nel transitorio solo ai non “tarantini”



Carissimi

Nel quasi decennale della mia permanenza a Taranto e a seguito delle grosse modifiche indotte dalla Legge 240 Gelmini, permettetemi di fare alcune considerazioni, e proposte motivate. Mi pare che siamo ad un (ennesimo) momento delicato e di transizione. La legge dice che al 1 ottobre scompaiono le facoltà, inclusa quella di Taranto. Scompare DIASS, e non si e’ riusciti a fare un Dipartimento con sede Taranto – cosa che sarebbe stata necessaria per tenere “formalmente” incardinati i docenti perché ai Dipartimenti compete la gestione dei carichi didattici. L’offerta formativa non è più prettamente “tarantina”, ma in quasi tutti i casi facciamo riferimento a “classi” dei corsi di laurea di Bari, con presidente CUC a Bari, e in futuro, in carico ai vari Dipartimenti di Bari.

Ho afferito volentieri al Dipartimento DIMEG, ora DIMMM (nome che ho contribuito a lanciare, e in cui credo per l’integrazione nuova di matematica, management e meccanica), mentre altri colleghi hanno afferito ad altri dipartimenti. Vorrei ora concentrarmi a fare ricerca e integrarmi con i nuovi colleghi, sia ex Dimeg che conosco in parte, sia matematici confluiti in DIMMM che conosco meno. Vorrei avere degli spazi congrui. Come ufficio, mi contento di quello che ho, mentre vorrei degli spazi laboratori.

Sulla didattica, per spirito di servizio, continuerò volentieri ad accollarmi i corsi di “taranto”, ma vorrei che fosse apprezzato la mia scelta, e non considerata una cosa dovuta. Non sono più, infatti, per legge “INCARDINATO” a Taranto, come sento dire senza alcun riferimento normativo, persino ieri in una riunione del Dipartimento DIMMM.

Al tempo stesso, noi transitati dal DIASS nei vari dipartimenti di Bari, non siamo afferiti “di serie B”, nemmeno se nascerà il “Centro Interdipartimentale”. Venga ufficialmente chiarito ciò dal Rettore, se è necessario, perché se questo è il motivo di fare il Centro (ossia di farci tornare “INCARDINATI A VITA” a Taranto), ne sono contrario, e comunque NON vi farò domanda di afferenza, se non tra due o tre anni. Questo non lo dico solo per mera difesa del mio diritto, ma guardando agli studenti di Taranto, che hanno diritto alla migliore possibile formazione, e quindi hanno anche diritto a maggior numero di docenti, a maggior rotazione di docenti, sfruttando in positivo le nuove opportunità aperte dalla trasformazione unificata con i corsi di Bari, o si chiuda Taranto! Quando sarà chiaro e ufficiale che sono un docente del DIMM di serie A, e avrò i miei spazi di lavoro nel DIMM, e avrò fatto la transizione di 2 -3 anni relativa, e se vedrò che questo Centro Interdipartimentale viene davvero spinto da tanti colleghi anche di Bari, allora volentieri afferirò.

Questione trasporti per docenti e studenti. Siccome siamo tornati indietro nel tempo, a prima del 1990 quando fu istituita la Facoltà, vorrei richiamare che i fondi Provincia furono chiesti nel 1990 (rettore allora Umberto Ruggiero, che mi ha confermato la circostanza) anche per compensare i costi di trasferta dei docenti che si fecero carico di “incardinarsi” alla neonata Facolta’. A maggior ragione, e anche in vista dell’enorme aumento del costo del carburante, e per salvaguardare l’ambiente già malmesso di Taranto, essi tornino ad essere riutilizzati a questo scopo. Se le associazioni studenti oggi si lamentano ufficialmente di assenteismo docenti, e io non posso loro dar torto, allora occorre IMMEDIATAMENTE procedere al RIPRISTINO del BUS, ovvero a compensare per i costi aggiuntivi di trasferta, ormai molto gravosi, i docenti che continuano a “AUTOINCARDINARSI” a Taranto. Anche perche’ altrimenti si tratta di una scelta che andrà molto poco lontano. Di nuovo, NON lo dico solo per interesse di parte, ma anche per gli studenti, e chiederei il raddoppio del servizio a 4 corse giornaliere. Secondo me con i 250 mila Euro della Provincia si puo’ fare, in modo che molti studenti vorranno seguire corsi a Bari, ora a scelta libera per loro.

Chiedo al Magnifico Rettore che “chiarisca” il senso della creazione del CENTRO INTERDIPARTIMENTALE e si pensi molto attentamente a cosa esso vuol dire. Se questo “limita” i ns diritti verso il “VERO” dipartimento di afferenza, questo di fatto significherà la morte molto rapida dello stesso. Per me, occorre che tutto il PoliBA mostri interesse, e quindi che il CENTRO: parta per i primi due- tre anni solo come un CENTRO di NON TARANTINI. E successivamente aderiscano pure i “tarantini”.

Chiedo all’Ampl. Preside che una copia della presente sia lasciata in Presidenza a Taranto per una raccolta firme sulle mie proposte, come ripetuto in appendice per le firme.


Cordiali Saluti
Michele Ciavarella
Bari, 23 Marzo 2012.

Proposta ripristino autobus su fondi Provincia Richiesta chiarimento afferenze ai Dip di Bari
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venerdì 16 marzo 2012

Lettera a Tito Boeri: come Profumo può uscire dalla Palude dell'Università per ascoltare Tito Boeri e tutta italia?

Risposta a Tito Boeri: come Profumo può uscire dalla Palude dell'Università?

Abbiamo letto l'editoriale su Repubblica di Tito Boeri, importante economista Bocconiano, che critica per la prima volta in modo nettissimo quanto sta facendo Profumo proseguendo la Riforma Gelmini (e dire che finora i bocconiani, ossia Giavazzi, parlavano di “riforma sana”, e Perotti pensava fosse la “riforma radicale” che aveva auspicato qualche anno fa sulla rivista La voce.info appunto di Tito Boeri).

Io penso che sia molto peggio di come dice Tito Boeri, in quanto mi sono convinto, leggendo la storia delle Riforme in UK che mi ha inviato un Ex Rettore dell’Università di Leicester, Alan Ponter, per un convegno di domani Sabato 17 Marzo al Politecnico, che di palude si tratta in italia da almeno 50 anni. Se si sono create Università al Sud come al Nord, nessuno sa per quanti studenti e per fare cosa. Andreotti disse che non e' mai fatto un vero piano strategico per l'università, si andava dal ministro a chiedere nuove universita' e nuove cattedre.

Ma fotografiamo la situazione oggi. Mentre Germania, Russia, Inghilterra, e altri si basano su un finanziamento che dipende dal numero di studenti che vai a formare, ad un costo standard per studente (come oggi si dice in Sanità, e in questo caso in senso inverso, ossia al Sud si dice che costa di piu' il paziente), qua al Sud viene fuori che lo studente costa meno! Ovvero, che ci sono meno docenti da pagare per ogni studente. Sarebbe giusto investire di più, invece si vuole togliere persino quel poco che si “concede”.

Stamattina ho fatto semplici calcoli, sommando FFO del 2011 (il Fondo di Finanziamento Ordinario alle Università), diviso per macroaree: si ha che il Nord si becca il 32% del totale di FFO, il centro il 41%, e il sud solo il 27%. E come se non bastasse, abbiamo anche una riduzione maggiore al SUD nei tre anni da 2008 a 2011 (% riduzione -10,6% al SUD, -3,2% al Centro, e -2,82% al Nord) grazie al tagli della ditta Gelmini & Profumo.

Siamo ancora ai tempi di prima dell'Unità di Italia, e non sappiamo nemmeno cogliere l'opportunità di un SUD che puo' svezzare i figli pigri della ricca borghesia milanese, magari i figli di Tito Boeri e dei bocconiani, che certo studiano alla Bocconi, mentre in USA, se nasci ad Harvard, tutto fai tranne che restare a casa sul divano comodo e frequentare Harvard.

Ecco come si forma la generazione ne' ne', un milione di giovani inattivi che non studiano né lavorano, perche’ dove non c’e’ lavoro, non c’e’ università, e dove c’e’ lavoro, c’e’ troppa Università!

Se Tito Boeri sarà daccordo con me che occorre investire in Università, sarebbe meglio chiarire che occorre farlo soprattutto al Sud, invertendo la tendenza Gelmini ma di molto! “Parcheggiare i giovani disoccupati”, al limite! Ma non parcheggiamoli tutti alla Bocconi, che costa tantissimo al contribuente, tantissimo allo studente, e tantissimo alla famiglia che lo deve mandare e sostenere per 10 mila euro di tasse all'anno, e 1500 euro di vita al mese a Milano.

Dalla palude dell'università si esce facendo scelte radicali. Si deve investire al sud, trasferire a costo zero docenti e studenti al sud (magari si son stancati di stare nelle grigie città del nord i tanti meridionali trasferitisi), facendo anche grandi residence per studenti, anche sfruttando le nostre coste e i nostri poli artistici, creando grandi campus al sud, dove anche gli studenti del nord, vanno a studiare, con beneficio e risparmio di tutti. E' finita l'epoca della Universita' sotto casa per gli studenti, ed e' finita l'epoca delle universita' sotto le grandi aziende, dato che ormai non vedo un vero motivo per restare -- persino la FIAT ha quartieri generali in USA ormai.

E in UK hanno fatto proprio questo. Leggete dal discorso di Ponter a COSAU - POLITO sabato 17 Marzo

Un aspetto che chiaramente distingue i nostri sistemi è il reclutamento di docenti e degli studenti. Tutte le nostre università sono residenziali e ora c’è la tacita aspettativa che il diplomato o laureato andrà in una Università ad una certa distanza da casa. Questo nasce dalla demografia; una percentuale elevata della popolazione vive nelle città e nei villaggi. Ci sono certamente schemi ricorrenti di reclutamento e le Università scozzesi trovano ancora la maggior parte degli studenti tra i propri cittadini, ma la popolarità di Exeter, Bath e Bristol tra i figli e le figlie delle classi medio-alte di professionisti di Londra è stata attribuita alla ferrovia Brunel e alla loro distanza da Londra, ancora in Inghilterra e non nel Nord. Città universitarie con una reputazione per una buona vita studentesca, come Newcastle, sono popolari. Infatti, e questo contrasta maggiormente con l'Italia, le città in recessione industriale, dove il costo della sistemazione è basso, hanno un vantaggio. Città in declino industriali come Leicester, Manchester e Newcastle sono diventate città universitarie dove la presenza di Università forti fornisce la migliore speranza per la ripresa economica ed è vista e apprezzata come tale.

Altra proposta innovativa. Basiamoci una volta per tutte sul merito. H-index avrà tanti difetti, e per es. dipende dalle materie, ma certo permette una prima scrematura tra ciuccissimi, e bravissimi. La Gelmini la voleva mettere nell'ANVUR come criteri concorsi, il parlamento ha bocciato, ora non so a che punto siamo.

Allora, in parallelo ad ANVUR, creiamo un gruppo di Top Italian Scientists che hanno h-index almeno pari a 30, come ho lanciato (in inglese) sul blog di Harvard ieri (http://imechanica.org/node/12111) insieme ad alcuni colleghi, e allargando il gruppo anche agli holders di grants ERC, di fellowships Fulbright, e Humboldt, come Google Group (
http://groups.google.com/group/topitalianscientists?hl=en), Facebook group (https://www.facebook.com/groups/316993078364403/), e un Blog http://topitalianscientists.blogspot.com/

Siete invitati ad unirvi, e a partecipare alle discussioni. Spero questa lettera venga letta da Tito Boeri, e tutti i bocconiani, fino a Monti che e’ il presidente onorario credo ancora.

Cordiali Saluti
Michele Ciavarella
Politecnico di BARI, delegato del Rettore al CNR
Humbolt Fellow, TUHH Hamburg, DE

mercoledì 14 marzo 2012

Il Presidente Vendola e l’intera Giunta regionale per politiche di sostegno nei confronti del sistema universitario pugliese

Bari, 14 marzo 2012
Il Consiglio regionale della Puglia
Premesso
che la situazione delle Università meridionali è fortemente compromessa dalla attuale configurazione del sistema, che prefigura un sistema universitario nazionale in cui gli atenei pubblici risultano penalizzati e ridefiniti in Atenei di ricerca e insegnamento (research universities), pressoché tutti al Nord, e Atenei di insegnamento (teaching universities), differenziandoli di fatto in Università di serie A e serie B.
Considerato
- che il Decreto “Profumo”, DM 393/ 2011 aveva escluso le Università pugliesi (tranne quella di Lecce) dal piano di reclutamento straordinario dei professori associati per l’anno 2011, in considerazione della “non virtuosità” degli Atenei nella gestione del proprio bilancio (per aver superato il rapporto del 90% fra costi stipendiali e fondo di finanziamento ordinario), peggiorandone drasticamente la condizione e soprattutto individuando criteri di valutazione non del tutto chiari né condivisi;
- che i rettori delle università pugliesi si sono fatti parte attiva nella protesta delle università contro questo provvedimento, con una nota congiunta indirizzata al ministro Profumo;
- che le Università di Bari hanno manifestato il proprio dissenso in una assemblea tenutasi lo scorso 23 gennaio;
- che grazie alla mobilitazione creata intorno al caso l’emendamento è stato approvato e a parziale risarcimento è stato riconosciuto il diritto delle Università alla dotazione ordinaria anche in caso di non virtuosità.
Rilevata l’esigenza
di vigilare sull’iter parlamentare di approvazione dello schema di Decreto delegato n. 437, attuativo della delega di cui all’art. 5 della stessa legge 240 in tema di bilanci delle Università e di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO). Secondo la relazione tecnica redatta dallo stesso Ministero e allegata al Decreto in discussione, ben 37 università italiane si troveranno in una situazione tale per cui saranno costrette ad un turn over che peggiorerà ulteriormente il già pessimo rapporto docenti/studenti. Tanto condannerà all'emigrazione “forzata” le presenti e future generazioni di giovani studiosi, già intollerabilmente precarizzate dall'introduzione della figura del “ricercatore a tempo determinato”. Inoltre, il decreto favorisce le università con un sistema di tassazione elevato, invitando così indirettamente gli Atenei ad aumentare ancora il prelievo fiscale, nonostante il nostro Paese sia già al terzo posto in Europa quanto ad oneri a carico dagli studenti.
Ricordando
che le Università pugliesi, come tutte quelle meridionali, saranno particolarmente penalizzate dai nuovi criteri di valutazione dell’agenzia ANVUR, che determinerà la classifica delle Università in base alla loro produttività, legate anche alle risorse del territorio e degli enti locali investitori
Preso atto
di una situazione universitaria le cui sorti sono indissolubilmente legate all’intero sistema regionale sia produttivo che culturale
ribadendo
che l’Università pubblica rappresenta un patrimonio fondamentale per lo sviluppo complessivo della Puglia

impegna il Presidente e l’intera Giunta regionale

• a mettere in atto politiche di sostegno nei confronti del sistema universitario pugliese ed in particolare azioni dirette a sensibilizzare il ministro Profumo sull’esigenza di non lasciar degenerare il sistema universitario verso una penalizzante diversificazione delle Università fondata esclusivamente sull’area geografica nella quale sono collocate e non sulle oggettive qualità didattiche e di ricerca
• ad assumere posizioni determinate, soprattutto in relazione al confronto sul Decreto 437, a restituire il finanziamento delle Università a parametri certi, condivisi e soprattutto stabili nel tempo.
• a coinvolgere i parlamentari pugliesi per fare fronte comune, in un momento di particolare gravità e decisiva importanza per il sistema universitario, risorsa insostituibile ai fini dello sviluppo culturale sociale ed economico di tutto il territorio regionale.

lunedì 12 marzo 2012

prepensionamento in uk, eta` e produttivita` scientifica, reclutamento dei giovani

Carissimi

negli ultimi giorni si moltiplicano le discussioni sul pensionamento forzoso dei ricercatori e associati a 65, che trovo ingiusto, e proporrei addirittura, visto che il governo dice tanto di essere filo-inglese e americano, di proporre che la pensione non sia PIU' obbligatoria per i professori, come in USA. Qualcuno della sinistra, o comunque chi ha fatto ridurre l'età pensionabile persino agli ordinari, creando non pochi ricorsi TAR, salterà dalla sedia, ma intanto questo penso ora, e vorrei tornare indietro.

Se avete visto il testo di Alan Ponter x convegno Cosau di sabato 17, che ricordo trovate qua, trovate che la storia UK insegna molto, e anzi vi allego di sotto una nota successsiva di Ponter di chiarimento, in inglese e italiano.

Siccome non si puo' scendere di FFO piu' di un 2 - 3 % all'anno a meno di grossi pensionamenti, in UK fecero prepensionamenti. Ma in UK sono sempre stati volontari e con pacchetti di incentivi! Peraltro stamattina calcolavo che negli ultimi 3 anni FFO e' sceso mediamente di 7%, ma solo del 2% nelle università del centro, del 4% al Nord, e ben del 9% al SUD, il chè indica un desiderio di secessione!

Ma tornando a noi, condivido la rivolta in atto, e anzi vi posso dare spunti per la protesta. Rispetto agli anni 80, ora il governo inglese e' andato avanti, ha deciso un anno fa di lseguire la direttiva europea che invita gli stati membri ad evitare la "age discrimination" e a forzare quindi la gente a lasciare il lavoro non per demerito ma per data di nascita. Questa direttiva si ispira a quanto vige negli Stati Uniti dove, se lavori bene e l'Università non ha ragioni di merito per licenziarti, puoi continuare a lavorare indipendentemente dall'età - appunto perchè altrimenti saresti discriminato per la tua età. Stanno iniziando ad esserci sentence in questo senso in Europa. E' un punto di importanza fondamentale con grandi conseguenze, soprattutto in un campo come il nostro dove si può essere perfettamente attivi, creativi e propositivi tanto a 60 come a 75 anni ed oltre. Credo sia un argomento importante anche nel momento in cui si invita a non anticipare l'andata in pensione. Comunque l'Europa si sta muovendo in questa direzione ed io la sto seguendo con un avvocato internazionalista.

Se venite al convegno COSAU, vi posso dare maggior informazioni. Potrebbe anche partire una class action contro l'andata in pensione di TUTTI, ma che si faccia su base volontaria, e per fare entrare i giovani, non per cacciare i bravi migliori scienziati italiani. Va fatto su base meritocratica!

Vi allego di sotto quindi la mia proposta piu' aggiornata.

Michele Ciavarella


Pensionamento anticipato in UK negli anni ’80-’90 (da Ponter, Università inglesi e italiane, discorso al Convegno Cosau del 17 Marzo Politecnico di Torino, versione 3).

A causa della tenure, inviti ad andare in pensione furono estesi a categorie di accademici, inizialmente tutti gli over 60 (l'età pensionabile normale era 65), anche se fu creato un criterio di "interesse manageriale". Ad esempio, se l’accademico aveva una posizione che l'Università doveva immediatamente sostituire, l'argomento per il prepensionamento era gravemente indebolito. Lo staff delle Università ha il suo schema di pensionamento indipendente e, nel 1980 potè assorbire prepensionamenti con qualche integrazione del governo. Altri inviti selettivi al pensionamento anticipato furono portati avanti, con condizioni abbastanza generose. Il numero di pensionamenti era tale che il reclutamento di giovani (meno costoso) è continuato, producendo una distribuzione per età del personale che divenne più salutare rispetto al passato. La promozione del personale è continuata sul merito, indipendente dal costo (invece in Italia siamo ormai ancorati a considerare per es un esterno, “costoso”, ndt). Molti accademici hanno continuato l'insegnamento dopo il pensionamento sui contratti con pagamento in base alle ore insegnate.

NDT e proposta per l’Italia di Michele Ciavarella: Tenendo conto dell’esperienza inglese, e aggiungendo le recenti normative contro la “age discrimination”, che pare stanno per essere accolte già in UK, e quindi dovranno esserlo anche in Italia, non ha senso proporre pensionamenti sulla base dell’età, meno che mai sulla base della categoria, differenziando anche l’età pensionabile (per quale motivo discriminare?). In Italia sarebbe auspicabile un mix di azioni di prepensionamento su base volontaria e incentivata, e un’estensione dell’età pensionabile come in USA, per chi è particolarmente attivo e dimostra eccezionali capacità. Queste capacità potrebbero essere valutate da commissioni interne all’Ateneo, ma anche con componenti esterni nazionali e internazionali di alto livello. Nelle more del funzionamento di ANVUR che è già oberata di troppi compiti, per es. si potrebbe optare per valutatori estratti dai migliori 2500 scienziati Italiani della classifica VIA-ACademy http://www.topitalianscientists.org/Top_italian_scientists_VIA-Academy.aspx e naturalmente agli stessi si dovrebbe offrire a maggior ragione, se sono in servizio in Italia, un automatico riconoscimento avendo h-index >30. D’altro canto, che senso ha aver introdotto, se non formalmente, almeno informalmente in molti SSD, dei criteri minimi per passare di categoria, e dei criteri minimi per entrare nelle commissioni, se non è prevista qualche forma di distinzione anche per gli ordinari? In altre parole, solo i migliori 50% degli ordinari dovrebbero entrare nelle commissioni, e allo stesso tempo, solo a loro dovrebbe essere data la possibilità di restare in servizio. A coloro che sono al disotto della mediana, oltre a non partecipare alle commissioni di concorso, dovrebbe essere reso più difficile, a meno di non limitarsi a puro insegnamento, il proseguimento delle attività di ricerca, se non su base volontaria. Il tutto per avere un quadro coerente e meritocratico.
Naturalmente, la preoccupazione che gli anziani possano ancorarsi al posto a vita, specie chi ha cariche importanti, va scongiurata, da un lato mettendo dei vincoli agli eccessi sulle cariche, e dall’altro favorendo soprattutto l’insegnamento, come in UK, ma anche in USA, dove un anziano viene SFAVORITO sia nei finanziamenti che nell’insegnamento, finchè deve davvero essere estremamente motivato per restare. Una pensione ancora alta come per chi va in pensione ora, integrata da ulteriori incentivi, dovrebbe essere motivo sufficiente ad alcuni prepensionamenti. In Italia poi la curva di pensionamenti è talmente forte nei prossimi anni, che piuttosto che i prepensionamenti, sarebbe da auspicare lo sblocco del turn-over. Ma lasciare qualche grande scienziato operativo, magari compensando in questo modo lo sblocco del turn over, non deve ostacolare l’assunzione di giovani. In altre parole, se l’anziano che resta in servizio viene calcolato da quella percentuale di posti di blocco turn over che comunque andrebbero persi, non sussiste il rischio che questo blocchi dei posti dei giovani.












POST SCRIPTUM


Altri dibattiti relativi a questa questione, che sono lunghi da riportare.



Nella circolare n.2 del Dipartimento della funzione pubblica dell'8 marzo 2012
si legge CHIARAMENTE che si mandano in pensione a 65 anni, e per chi ha
maturato i requisiti anche prima, tutti i dipendenti statali fatti salvi coloro
ai quali è consentito andare a riposo a 70 anni come i magistrati, gli avvocati
e i procuratori dello Stato, e i professori ORDINARI.
Tutti gli altri in pensione subito, anche se non hanno raggiunto l'anzianità di
servizio.
Questa legge assurda anti-Fornero sta mettendo in subbuglio tutti i Ministeri.
Noi ne abbiamo notizia? O meglio qualcuno sa cosa capiterà da domani ai
ricercatori e ai professori associati?
Grazie, resto in attesa e intanto vi mando il link a un articolo di Italia oggi
che parla della tagliola sugli statali.
http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201203091110057013&chkAgenzie=ITALIAOGGI&sez=newsPP&titolo=Dipendenti%20statali%20a%20casa%20di%20corsa

Cordiali saluti
Prof. Maurizia Migliorini

Per chi ancora non lo sapesse (!!!!) le ricercatrici e i ricercatori da
alcuni anni sperimentano questo trattamento e la storia ultima brulica di
ricorsi al TAR (alcuni vinti altri no).

La maggior parte degli Atenei infatti si e' affrettato a licenziare (un
pensionamento forzato lo chiamerei cosi') le ricercatrici e i ricercatori
ai sensi dell’art. 17, comma 35 nonies, della l. n. 102 del 2009, secondo
cui per “gli anni 2009, 2010 e 2011 le pubbliche amministrazioni (…)
possono, a decorrere dal compimento dell’anzianità massima contributiva di
quaranta anni del personale dipendente (…) risolvere unilateralmente il
rapporto di lavoro ed il contratto individuale anche del personale
dirigenziale, con un preavviso di sei mesi”.

Buon fine settimana

Maria Letizia Ruello


La legge è stata solo parzialmente modificata. Io per esempio mi sono dimesso pochi mesi prima del compimento dei 67 anni, altrimenti a quel compimento sarei andato ("stato messo") automaticamente in pensione.
Poi la legge ha tolto il diritto al +2 e il limite è diventato 65 ed enti come il CNR hanno deliberato che non avrebbero concesso a nessuno la proroga a 67.
Poi la legge ha aggiunto il limite di 40 anni di contributi (incluso l'eventuale riscatto della laurea). Ma il calcolo della pensione ha sempre solo utilizzato un massimo di 40 anni (io ho "perduto" in tal modo tutto il riscatto). Dopo i quarant'anni di contributi la pensione aumenterebbe ancora di valore (col metodo retributivo) solo per il possibile aumento dell'ultimo stipendio in godimento e per lo scorrimento in avanti degli "ultimi" 40 anni. Ma molto più grave di ciò è la graduale diminuzione del rendimento dei contributi, introdotta da un Governo di una quindicina di anni fa, al disopra di un reddito di circa 40.000 euro (nel 2008, il limite si rivaluta ISTAT ogni anno), che riduce progressivamente il valore totale della pensione: di questo non ho mai sentito nessuno lamentarsi.

Si può essere scontenti della legge, ma legge è legge. Arrivati al limite non c'é "forzatura" né "unilateralità" né "tagliola", ma la semplice applicazione della legge.

Il limite dei 70 anni di età è rimasto solo per pochi. A quanto pare però io non avevo capito che l'estensione del limite di età introdotta dalla riforma Fornero non vale per il pubblico impiego.

Franco Pavese


Cari colleghi,
la circolare dice espressamente che la riforma Fornero non viene applicata al pubblico impiego. Allego il testo della circolare http://www.funzionepubblica.gov.it/media/956787/circolare_2_2012.pdf
Ringrazio tutti coloro che invitano a un sereno pensionamento e ad accettare il nuovo corso, ma vi chiedo se il pensionamento ai raggiunti 40 anni d anzianità e ai 65 anni deve intendersi applicato anche ai professori associati che fino a ieri godevano di un periodo di lavoro più lungo. Non so se vi è chiaro ma questa legge svuoterebbe gli Atenei. Qualcuno riesce a fornire un'interpretazione? Grazie
Maurizia Migliorini


A Bologna (e quindi credo debba essere così ovunque), i PO vengono collocati a riposo al termine dell'AA in cui compiono i 70 anni. Lo stesso vale per i PA che optino per il regime della L. 230/2005 (Gelmini); per i PA che non esercitino l'opzione (ancora possibile), il collocamento a riposo è a 65 anni.

Gian Piero Spada


Gli associati con più di 65 anni dovrebbero essere 2000-2200 e dall'anno
prossimo 500-600 l'anno. Numeri piuttostro grandi per la sostenibilità dei
corsi considerando l'attuale turn over.
Chi si può considerare in regime 230/2005? Non ci sono mai stati concorsi
secondo quella legge e non ho capito se a fronte di una opzione
l'unversità risponde con un documento ufficiale all'interessato. La cosa
non è di poco conto.


Avevo in mente di riservare per altro il mio intervento, ma il provocatorio messaggio che riporto qui sopra mi impone di rispondere.
NON adesso. La mia personale posizione è questa: avendo sia i requisiti di età (sono nato nel 1946) sia di contributi (ben oltre i 40 anni) potrei andarmene "domani". Ma ho fatto l'opzione di cui al comma 19 della legge 230/2005 "Moratti" (per chi lo chiedeva: l'opzione c'è, non è stata abrogata e per cancellare il diritto all'opzione ci vuole una legge, non basta una circolare; se non si esercita l'opzione l'età di pensionamento dei professori associati è a 65 anni: il buffo e tragico è che molti sembra non lo sappiano) quindi ho diritto di restare in servizio sino al compimento dei 70 anni di età. A prescindere dal fatto che mi ritengo utile all'Università, proprio per l'esperienza accumulata, non vado via perché ritengo che sarebbe una diserzione, una mancanza ai miei doveri. Mi spiego meglio: se andassi in pensione adesso lascerei a disposizione del mio Ateneo metà del mio budget, con vincoli di legge tali che anche questa metà non sarebbe neppure tutta utilizzabile. Se me ne
andrò dopo la fine del blocco (parziale) del turn over, lascerò a disposizione del mio Ateneo TUTTO il mio budget: io sento che sto difendendo a favore dei giovani un posto di ruolo, non che lo sto occupando.
Ben lieto di leggere sensate argomentazioni contrarie, ma per piacere, basta con le affermazioni apodittiche travestite da domande. Sono passato anch'io per il periodo "tutto il potere ai giovani" e "non fidarsi di chi ha più di trent'anni", ma ne sono cresciuto fuori; no alla gerontocrazia, no a chi si abbarbica al potere, ma affermo troppo se dico di credere nel buon senso?
Buona giornata a tutti

Paolo Manzini
Vice Presidente Nazionale (vicario) del CIPUR


Da Unilex, lista di legislazione universitaria fondata da Tristano Sapigni
**************************************************************************

Se si fa l'opzione Moratti per potere raggiungere l'anzianità contributiva
e si decide poi di andare in pensione per esempio a 67 anni si deve
aspettare 2 anni per la liquidazione. Senza opzione Moratti si va a 65 con
la liquidazione pagata dopo 6 mesi ma con la pensione inferiore.
Stanno così le cose?

Gentili professori e colleghi,
si ritiene utile evidenziare che alla pagina
http://www.unipi.it/ateneo/governo/organi/attivita/cda/Anno-accad/Seduta-del3/1_6.pdf
del sito web di Ateneo e' pubblicato un documento riassuntivo concernente i
provvedimenti normativi in itinere riguardanti le Pubbliche amministrazioni
e il Sistema universitario in particolare.



1.6 Provvedimenti in itinere riguardanti le Pubbliche Amministrazioni Il
Presidente comunica che negli ultimi tempi si è assistito ad una cospicua
produzione normativa
che impegna molto le pubbliche amministrazioni, e il sistema universitario
in particolare, nell’opera di
recepimento, studio e valutazione dei vari contenuti.
In particolare, nell’ordine:
1. La legge n.183/2011 (legge di stabilità per l’anno 2012 in GU n.265 del
14 novembre 2011). Tra le
norme più importanti per l’impatto sugli enti pubblici si segnalano quelle
relative all’introduzione
di un contributo per la partecipazioni alle selezioni per il reclutamento
di personale dirigente, la
norma che interviene sulla disciplina del congedo per motivi di studio da
parte dei professori e
assistenti universitari. Inoltre una parte molto rilevante del testo è
dedicato alla modifica del DPR
445/2000 il testo sulla documentazione amministrativa di cui recentemente
la Direzione
amministrativa ha emanato una specifica nota. Altri interventi riguardano
l’istituto della mobilità,
l’incremento dei contributi INPS della gestione separata oltre ad alcune
misure sul lavoro a tempo
parziale e al telelavoro. La legge è importante perché si autorizza
l’ulteriore spesa a vantaggio del
Fondo di Finanziamento Ordinario e l’incremento del Fondo di Dotazione per
la concessione dei
Presiti di onore.
2. Decreto Legge 29 dicembre 2011 n. 216 (GU n. 302 del 29 dicembre 2011)
Proroga di termini
previsti da disposizioni legislative (c.d. decreto milleproroghe). Il
provvedimento è in attesa di
conversione. Il Presidente ricorda che la conversione del provvedimento
deve avvenire entro due
mesi dall’entrata in vigore. A oggi il provvedimento è in discussione al
Senato dopo le modifiche
intervenute alla Camera. Tra le norme che hanno riflessi per le Università
si ricorda l’art.1 che
contiene la proroga di alcuni dei termini entro i quali le pubbliche
amministrazioni, in base alla
legislazione vigente, possono procedere alle assunzioni di personale a
tempo indeterminato
nell’ambito dei limiti previsti per il turn over. In particolare, si
prorogano al 31 dicembre 2012 i
termini per le assunzioni di personale a tempo indeterminato per
specifiche amministrazioni anche
in riferimento alle cessazioni verificatesi nel biennio 2009-2010 (comma
2). Inoltre, si estende al
quadriennio 2009-2012 (in luogo del triennio 2009-2011) la possibilità di
assumere prevista per le
università statali, nonché la proroga al 31 dicembre 2012 del termine per
procedere alle assunzioni
di professori universitari di II fascia previste per il 2011. Inoltre
l'efficacia delle graduatorie dei
concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato, relative alle
amministrazioni pubbliche
soggette a limitazioni delle assunzioni, approvate successivamente al 30
settembre 2003, è
prorogata fino al 31 dicembre 2012. Sarà indispensabile seguire l’iter
della conversione per capire
se ci sono ulteriori norme di impatto per gli atenei.
3. Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201 Disposizioni urgenti per la
crescita, l'equità e il
consolidamento dei conti pubblici. (GU n.284 del 6-12-2011 - Supplemento
Ordinario n. 251)
convertito con modificazioni dalla L. 22 dicembre 2011, n. 214 (in
Supplemento Ordinamento n.
276, G.U. 27/12/2011, n. 300). Anche in questo caso si tratta di un
provvedimento molto complesso
che tratta moltissimi argomenti. In primis si segnala l’art. 24 che
disciplina, tra l’altro, la riforma
delle pensioni con il definitivo passaggio al sistema contributivo e
l’abbandono delle c.d. pensioni
di anzianità. Tra le altre misure che sono già in vigore, si evidenziano
le norme sulla tracciabilità e i
pagamenti per cassa da parte delle Pubbliche amministrazioni, alcune
modifiche al codice degli
appalti a proposito dell’anomalia delle offerte e altre norme collegate.
Su questi ultimi argomenti la
Direzione amministrativa ha recentemente emanato una circolare a tutte le
strutture.
4. Decreto Legge 24 gennaio 2012, n.1 (Decreto Liberalizzazioni)
“Disposizioni urgenti per la
concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” (GU n.
19 del 24 gennaio 2012 -
suppl. ordinario n.18) anche in questo caso si tratta di un provvedimento
in attesa di conversione.
5. Rispetto al decreto mille proroghe non è stato ancora licenziato da un
ramo del Parlamento vista
anche la presenza di moltissimi emendamenti. Tra le norme di forte impatto
per le Università si
segnala l’art. 35, commi da 8 a 13 che dispone, a decorrere dalla data di
pubblicazione del decreto e
fino al 31.12.2014, la sospensione del regime di tesoreria unica mista e
l’applicazione, anche alle
versità, del regime di Tesoreria Unica (T.U.) disciplinato dalla legge
29.10.1984 n. 720. In
buona sostanza tutte le entrate dell’Università (amministrazione centrale
e dipartimenti) dovranno
essere versate nelle contabilità speciali aperte presso la sezione di
tesoreria provinciale dello Stato
gestita dalla Banca d’Italia. In particolare, le entrate proprie,
accreditate sul conto corrente presso
l’Istituto Cassiere, dovranno essere riversate, ad opera dello stesso
Cassiere, nella contabilità
speciale, sottoconto fruttifero, mentre le entrate ministeriali e i
trasferimenti dello Stato, compresi
quelli provenienti da mutui, dovranno affluire nella contabilità speciale,
sottoconto infruttifero.
Anche in questo caso bisogna attendere la conversione in legge per capire
la dimensione
dell’impatto sugli Atenei del complesso provvedimento.
6. Decreto Legge 9 febbraio 2012, n.5 Disposizioni urgenti per la
semplificazione e lo sviluppo. (G.U.
n. 33 del 9.2.2012 supplemento ordinario n. 27). Anche in questo caso si
tratta di un decreto legge
omnibus che contiene una serie di norme che riguardano un po’ tutti i
campi. Il provvedimento tra
l’altro contiene una serie di modifiche alla legge 240/2010 e ad altri
ambiti del settore universitario
(allegato 1) oltre ad un’altra serie di interventi che riguardano gli
appalti, misure per la
semplificazione della ricerca internazionale e industriale, la ricerca di
base. Inoltre è introdotta una
nuova ipotesi di aspettativa per il personale dipendente per attribuzione
di Grant comunitari o
internazionali e semplificazioni per la ricerca. Sono introdotte, tra le
tantissime norme, nuove regole
per l’astensione anticipata dal lavoro per maternità. Anche in questa
circostanza bisogna attendere
la conversione in legge per capire la dimensione dell’impatto sugli Atenei
del complesso
provvedimento.
Il Presidente, mentre rileva che la Direzione amministrativa sta svolgendo
un costante monitoraggio
dei provvedimenti per l’individuazione in concreto delle norme applicabili
in vista della conversione in
legge, ricorda che all’11 febbraio 2012, sono stati emanati n. 19 decreti
di attuazione della legge
240/2010 (allegato 2).

martedì 6 marzo 2012

Come sta andando l’ IIT, è la soluzione del Problema Italia, o un “buco nero” di soldi?

Vorrei ritornare su un tema di cui forse si parla poco, mentre si parla tantissimo
di come assegnare 500 o 800 milioni all’anno alle Università con ANVUR, e di concorsi universitari. Il tema è IIT, l’Istituto Italiano di Tecnologia, www.iit.it, che è poco presente nel dibattito di tutto questo, e mi lascia il dubbio se stiano operando meglio loro, e dovremmo tutti andare a quel modello privato, oppure no. Come sapete, l’idea di trasformare in aziende le Università (o meglio, fondazioni), era concreta, ma non è passata. Era il modello di Roberto Perotti (per una Riforma Radicale dell’Università, http://www.lavoce.info/articoli/-scuola_universita/pagina774.html), poi ripreso da Alesina e Giavazzi, e che ha generato ampio dibattito specie su LaVoce.info (vd Bibliografia).

Dunque, a partire dal sito www.iit.it , che contiene alcune notizie, ovviamente di parte, ci si può fare qualche idea. Sul sito per esempio ci sono dei reports, per es. della “auto”-valutazione per i primi 5 anni, http://www.iit.it/images/stories/fiveyears/iit5-web-ita.pdf

Visto che oggi si parla tanto di ANVUR e indicatori bibliometrici, fa piacere sapere dai report ufficiali di IIT, che c’è una “crescita costante, confermata anche dalla stabile presenza di numerosi senior investigators nella classifica dei top italian scientists con h-factor > 30, redatta da Via Academy (www.tisreports.com)”. A titolo di esempio “menzioniamo il direttore della facility di Nanochemistry presso il laboratorio centrale, Dr. Liberato Manna, che ha un h-factor = 35, eccezionale in rapporto all’età (39 anni) e al settore chimico, e che figura al 24mo posto su 100 della graduatoria mondiale della chimica (www.sciencewatch.com da Thomson Reuters)”. Manna sembra obiettivamente il più promettente di IIT, spero presto sia quindi il presidente di IIT, anche se nemmeno lui lo conosco se non per qualche email. Me ne hanno parlato bene anche giovanissimi italiani all’estero, che hanno fatto carriere in MIT e EPFL, comincio a pensare che effettivamente Manna sia forte.

Io non ricordo che h-factor ho, ma mi pare non arriva a 20. Proporrei tuttavia un nuovo fattore, ossia h factor diviso per il numero di ricercatori, e di soldi pubblici di finanziamento ricevuti.

Ma visto che IIT citano la classifica VIA, me la sono consultata, e ho trovato solo 11 persone con h-factor sopra 30. http://www.topitalianscientists.org/Top_italian_scientists_VIA-Academy.aspx

Posiz rank Nome h luogo materia lavoro
1. 39 Daniele Piomelli 70 USA/Italy pharmacology IIT
2. 58 Fabio Benfenati 51 Italy/USA neurosciences IIT e Genova
3. 58 Roberto Cingolani 51 Italy physics - chemistry IIT e Lecce
4. 67 Roberta Foresti 42 Italy/UK pharmacology IIT
5. 68 R Motterlini 41 France/Italy pharmacology IIT
6. 69 Liberato Manna 40 Italy chemistry IIT
7. 69 Giulio Sandini 40 Italy robotics IIT e Genova Director of Research IIT
8. 73 Luciano Fadiga 36 Italy neurosciences Ferrara e IIT
9. 75 S Panzeri 34 Italy/UK neurosciences IIT
10. 77 G Gigli 32 Italy physics IIT e Salento - Lecce
11. 78 Andrea Cavalli 31 Italy biochemistry - Bologna e IIT
12. 78 Guglielmo Lanzani 31 Italy chemistry - nanotechnology PoliMI e IIT

Di Italiani, ce ne sono in classifica oltre 2500, averne solo 12 in IIT non mi entusiasma, corrisponde al 12/2500=0.5 % solo! Vedendo l'altra classifica VIA, quella per Istituti, dove IIT in Italia figura solo come 40esimo, in effetti le prime 3 posizioni sono occupate da Università pubbliche, di lunga tradizione, come Milano Bologna e Padova, che hanno oltre 100 Top Italian Researchers, ossia 10 volte piu' di IIT. Quindi IIT concentra giovani dottorandi più che altro, alla guida però non dei migliori cervelli italiani. Se avessimo fatto del miliardo di Euro, tante borse di dottorato (come in effetti ce ne vogliono), da distribuire alle prime 40 Università per numero di cervelli come TIS, avremmo probabilmente avuto dei risulatati migliori, a credere a impatto e bibliografia.

1 Milano 5526 129 42.8
2 Padova 5210 121 43.1
3 Bologna 5055 117 43.2

Non mi illudo che ANVUR, se mai valuterà IIT, non ne parlerà che bene. I vertici di ANVUR, guarda caso, sono tutti centri finanziati da IIT, a partire da SISSA, con il Presidente Fantoni, e molto PoliTO, Pisa, etc. Non dico che diranno il falso, ma sono certo in enorme conflitto di interessi. Un oligopolio di cui è difficile spezzare il raggio di influenza.

Non dico di avere premi Nobel, ma prima del migliore IIT, Daniele Piomelli, che peraltro non ho capito se lavora in IIT o in USA, come anche Benfenati, e Foresti, e Motterlini, e Panzeri, non si riesce a capire. Pare inoltre che tutti i bravi IIT siano italiani, o dovrei vedere le altre nazioni?

Rimane per me strano che in IIT non si sia fatto entrare qualche pezzo da novanta. Prima di Pomelli migliore in IIT, ce ne sono 100, e non ne parliamo se andiamo a vedere gli stranieri!

Ora, quanto guadagnano questi ricercatori IIT? Io da semplice associato prendo poco, ma se lo stipendio e’ allettante, perche’ non sono riusciti a prendere il meglio del mondo (o almeno, il meglio in Italia)? Per me resta un mistero.

Perché è direttore Cingolani se, nonostante ha guidato gruppi enormi prima a Lecce, poi in IIT e tuttora di fatto ne guida quasi tutto, non riesce ad avere un h-index maggiore di un normale 50?

Abbiamo speso 1 miliardo di Euro, e cosa abbiamo ottenuto? Forse era meglio spenderli nelle Universita’ italiane? Il dibattito su IIT, che Giavazzi comincio’ sulle colonne del Corriere, dicendo che i centri di eccellenza non erano abbastanza concentrati come soldi, è terminato, o può ricominciare? A mio avviso, dovrebbe ricominciare alla luce dei risultati dei primi 10 anni. Concentrare i soldi serve sempre? O servirebbe concentrare cervelli? E i cervelli si concentrano dove sono i soldi, o dove il leader e’ un premio Nobel? Ci sono casi di un Premio Nobel che lavora sotto un buon manager, ma che ha h-index solo di 50? Perche’ in Italia non abbiamo piu’ premi Nobel? Se IIT e’ la piu’ alta concentrazione di soldi che riusciamo a mettere a disposizione, a costo di far “morire di fame” quasi tutto il resto della Università italiana (che pure esprime i restanti 2000 ricercatori con h>30, mentre IIT ne assorbe solo 11, e non i migliori 11), perche’ non ci ha ancora portato un premio Nobel? Quanto dovremmo aspettare per averlo? E quanto dovremmo spendere?

Spero sia chiaro che non ce l’ho con Cingolani quindi, ma con la strategia alla base. Anche Hitler aveva concentrato molte cose, eppure senza Fermi e Einstein, grandi cervelli che dovettero fuggire all’estero, la bomba atomica non riusci’ a farla, e per fortuna!

Il problema e’ che la Germania si è ripresa dalla guerra mondiale, recuperando da allora diversi nuovi premi Nobel. Noi ne abbiamo avuto solo uno, Giulio Natta, in una Università Statale, il PoliMI, e niente piu’. Aspetteremo IIT? O dobbiamo cambiarne un poco la strategia?

Peraltro, se leggo la classifica di Istituti italiani, mentre IIT sarà molto probabilmente in vetta per finanziamenti, e' solo al 40esimo posto per impatto scientifico. Come vedete, da qualunque punto la si veda, la realtà è difficile da negare.

Cordiali Saluti, Michele Ciavarella

Bibliografia essenziale su lavoce.info
• 18.12.2003 Dibattito sull'Iit Scuola e Università / Innovazione e Ricerca
• 16.12.2003 La riforma impossibile Alberto Alesina e Francesco Giavazzi Scuola e Università
• 16.12.2003 Che fare dell'università Luigi Spaventa Scuola e Università
• 16.12.2003 Iit, un buon primo passo Giovanni Peri Scuola e Università / Innovazione e Ricerca
• 20.11.2003 Una proposta per l'Iit Tullio Jappelli e Marco Pagano Scuola e Università / Innovazione e Ricerca
• 20.11.2003 L'Iit, opportunità o pericolo? Renato Bozio e Guglielmo Weber Scuola e Università / Innovazione e Ricerca
• 20.11.2003 Perché anche l'Iit non cambierà nulla Daniele Checchi Scuola e Università / Innovazione e Ricerca


Appendice 1.

Italiani della classifica VIA prima del migliore in IIT, ossia Davide Piomelli.
Posiz rank Nome h luogo materia lavoro

1. 1 Carlo Croce 142 USA cancer - medicine Ferrara GM prize and other prizes
2. 2 Napoleone Ferrara 129 USA cancer - medicine Lasker award 2010
3. 3 Alberto Mantovani 126 Italy immunology - medicine Humanitas e Milano top Italian in Italy
4. 4 Giorgio Trinchieri 122 France/USA immunology - medicine ISI
5. 5 Ettore Appella 114 USA immunology - medicine ISI, 108 with Google Scholar
6. 6 Giuseppe Remuzzi 110 Italy nephrology - medicine Mario Negri
7. 7 Alex Sette 108 USA immunology - medicine youngest top
8. 8 Lorenzo Moretta 104 Italy immunology - medicine Gaslini GE e Genova ISI
9. 9 Pietro De Camilli 103 USA cell biology - neurosciences
10. 10 Angela Barbaro-Galtieri 102 USA physics top female AND top physicist
11. 10 Giuseppe Mancia 102 Italy clinical - medicine Milano Bicocca
12. 10 Tomaso Poggio 102 USA computer, neurosciences, social sciences most eclectic
13. 11 Silvia Franceschi 101 Italy/France epidemiology - medicine Torino second top female
14. 12 Antonio Lanzavecchia 100 Switzerland immunology - medicine
15. 12 Peter J Schwartz 100 Italy/South Africa cardiology - medicine Pavia PorP
16. 13 Alessandro Moretta 97 Italy immunology - medicine Genova ISI
17. 13 Michele Parrinello 97 Switzerland chemistry - physics
18. 13 PP Pandolfi 97 USA cancer - medicine e Torino Hamdan Award for Medical Research Excellence and other prizes
19. 14 Alberto Alesina 96 USA economics
20. 14 Michelangelo Mangano 96 Switzerland physics
21. 14 PM Mannucci 96 Italy haematology -medicine IRCSS Cà Granda Osp. Maggiore MI e Milano
22. 15 D Bisello 95 Italy physics Padova INFN
23. 15 Giorgio Parisi 95 Italy physics Roma Planck prize 2010
24. 16 Carlo La Vecchia 94 Italy epidemiology and cancer - medicine Mario Negri e Milano
25. 16 Riccardo Dalla Favera 94 USA cancer - medicine
26. 17 Ele Ferrannini 93 Italy diabetes - medicine Pisa e CNR
27. 17 Juan Rosai 93 Italy/USA pathology - medicine Centro Diagnostico Italiano Milano originally, Giovanni
28. 17 Paolo Sassone-Corsi 93 USA neurosciences
29. 17 PG Pelicci 93 Italy cell biology - medicine IEO Milano e Milano
30. 18 Dario Alessi 92 UK biochemistry
31. 18 Giacomo Rizzolatti 92 Italy neurosciences Parma
32. 19 Antonio Colombo 91 Italy cardiology - medicine San Raffaele
33. 19 Silvia G Priori 91 USA/Italy cardiology - medicine IRCSS Maugeri e Pavia
34. 19 Vincenzo Balzani 91 Italy chemistry Bologna ISI
35. 20 Giulio Gabbiani 90 Switzerland pathology - medicine
36. 20 Rino Rappuoli 90 Italy/UK pharmacology Chiron
37. 21 Attilio Maseri 89 Italy clinical - medicine HSC Onlus Grand Prix Sci. 04
38. 22 Piero Anversa 88 USA cancer - medicine
39. 22 Roberto Bolli 88 USA cardiology - medicine
40. 22 Tullio Pozzan 88 Italy cell biology CNR Pisa e Padova ISI
41. 23 A Sangiovanni Vincentelli 86 USA computer sciences IEEE Maxwell Award 2009
42. 23 Adriano Aguzzi 86 Switzerland neurosciences - medicine
43. 23 Alberto Zanchetti 86 Italy cardiology - medicine Istituto Auxiologico
44. 24 Giorgio Bernardi 85 Italy neurology -medicine Roma 2 e IRCSS S. Lucia
45. 24 GL Gessa 85 Italy pharmacology - neurosciences Cagliari retired
46. 24 Sergio Ferrara 85 USA physics INFN Frascati
47. 24 Sergio Romagnani 85 Italy immunology - medicine Firenze PorP
48. 25 Alvio Renzini 84 Italy astrophysics Padova
49. 25 Elisabetta Dejana 84 Italy cancer - mol cell biology IFOM e Milano
50. 25 Michele Pagano 84 USA mol cell biology PorP
51. 25 Vincenzo Di Marzo 84 Italy pharmacology - neurosciences CNR Napoli
52. 26 Ernesto Carafoli 83 Switzerland/Italy biochemistry - cell biology Padova
53. 26 Mario Gerla 83 USA computer sciences
54. 27 PM Comoglio 82 Italy cancer - medicine IRCC e Torino
55. 28 Gianni Bonadonna 81 Italy cancer - medicine Ist Naz Tumori MI
56. 29 G Veneziano 80 France physics
57. 29 LL Cavalli-Sforza 80 USA population genetics
58. 29 Umberto Veronesi 80 Italy cancer - medicine IEO Milano senatore
59. 30 Gianni Tognoni 79 Italy epidemiology - medicine Mario Negri
60. 31 Elio Riboli 78 UK epidemiology - medicine
61. 31 Luigi Ferrucci 78 USA epidemiology - medicine
62. 31 M Prato 78 Italy chemistry Trieste ISI
63. 31 Marco Colonna 78 USA immunology - medicine
64. 31 Mauro Dell'Orso 78 Italy physics Pisa INFN
65. 31 Paolo Boffetta 78 France/USA epidemiology - cancer
66. 31 Renato Baserga 78 USA cancer - medicine retired?
67. 32 Alfredo Fusco 77 Italy cancer - medicine CNR e Napoli
68. 32 Brunangelo Falini 77 Italy haematology - medicine Perugia Jose Carreras Award 2010
69. 32 D Gatteschi 77 Italy chemistry Firenze ISI
70. 32 Dario C Altieri 77 USA cancer - medicine
71. 32 Federico Capasso 77 USA physics - technology
72. 32 Massimo Filippi 77 Italy neurology - medicine San Raffaele
73. 32 Maurizio Fava 77 USA psychiatry - medicine PorP
74. 33 Mago Clerici 76 Italy mol cell biology Milano
75. 33 Riccardo Cortese 76 Italy mol cell biology IRBM Pomezia
76. 33 Silvano Sozzani 76 Italy cancer - medicine Brescia
77. 33 Zaverio Ruggeri 76 USA haematology -medicine
78. 34 Cesare Montecucco 75 Italy cell biology - biochemistry Padova Paul Ehrich prize 2011
79. 34 Claudio Franceschi 75 Italy biochemistry - cell biology Bologna
80. 34 F Bedeschi 75 Italy physics INFN Pisa
81. 34 G Apollinari 75 USA physics
82. 35 Carlo Patrono 74 Italy pharmacology Cattolica Roma
83. 35 Daniela Bortoletto 74 USA physics
84. 35 G Zamorani 74 Italy astrophysics INAF Roma
85. 35 Marco Pierotti 74 Italy cancer - medicine Ist Naz Tumori MI PorP
86. 35 PP Di Fiore 74 Italy cell biology IFOM e Milano
87. 36 G Bellettini 73 Italy/USA physics Pisa
88. 36 Giorgio Chiarelli 73 Italy physics Pisa INFN
89. 36 Leonardo M Fabbri 73 Italy clinical - medicine Modena PorP
90. 36 N Bacchetta 73 Italy physics INFN Padova
91. 37 Alfonso Caramazza 72 USA/Italy psychology - neurosciences Trento
92. 37 Enrico Maggi 72 Italy immunology - medicine Firenze
93. 37 Giovanni De Micheli 72 Switzerland computer sciences
94. 37 Marcello Giorgi 72 Italy physics Pisa
95. 37 Umberto Eco 72 Italy semeiotics - literature Bologna
96. 38 G Ghisellini 71 Italy astrophysics INAF Brera
97. 38 Mario Capecchi 71 USA genetics - mol cell biology Nobel
98. 38 N Panagia 71 USA/Italy astrophysics INAF Catania
99. 38 Renato Iozzo 71 USA cancer - medicine
100. 39 Adriano Zecchina 70 Italy chemistry Torino ISI

Appendice II Top 50 Italian institutes
http://www.tisreports.com/products/4-Top_50_Italian_Institutes.aspx

The Institutes are ranked according to the Sum of H-index of their affiliated TIS.
Those fundamentally private or independent are highlighted in yellow.
Please note, this table is updated in real-time, based on the TIS database.

Rank Inst Sum of H-Index N. of TIS Average H-Index
1 Milano 5526 129 42.8
2 Padova 5210 121 43.1
3 Bologna 5055 117 43.2
4 Torino 4242 98 43.3
5 Roma 4202 106 39.6
6 Firenze 3604 87 41.4
7 CNR 3449 83 41.6
8 INAF 3383 70 48.3
9 Napoli 2847 70 40.7
10 Genova 2822 66 42.8
11 SanRaff 2614 58 45.1
12 Roma 2 2562 64 40.0
13 Pisa 2540 58 43.8
14 INFN 2393 51 46.9
15 Perugia 2067 51 40.5
16 Ferrara 1913 45 42.5
17 Cattol 1827 47 38.9
18 Pavia 1712 41 41.8
19 MiBicoc 1563 35 44.7
20 Bari 1366 33 41.4
21 Verona 1325 32 41.4
22 NazTumor1319 28 47.1
23 MNegri 1176 23 51.1
24 Modena 1136 28 40.6
25 Trieste 1103 27 40.9
26 Brescia 1066 26 41.0
27 Siena 1058 27 39.2
28 Cagliari947 23 41.2
29 Parma 936 24 39.0
30 Napoli2 832 21 39.6
31 Chieti 809 21 38.5
32 Messina 772 20 38.6
33 PoliMI 719 18 39.9
34 SISSA 683 16 42.7
35 Udine 682 18 37.9
36 Trento 661 16 41.3
37 Gaslini 649 15 43.3
38 Sanita' 635 15 42.3
39 Palermo 630 18 35.0
40 IIT 626 15 41.7
41 Normale 626 14 44.7
42 IEO 574 11 52.2
43 Roma 3 563 13 43.3
44 Catanz 560 14 40.0
45 Insubria542 14 38.7
46 IST Gen 535 12 44.6
47 IFOM 531 11 48.3
48 PiemOr 512 12 42.7
49 UniCal 492 12 41.0
50 IRCSSS.L422 9 46.9