Negli ultimi anni, riviste scientifiche di grosso calibro hanno lanciato l'SOS sulla Scienza Italiana, che da tutti è percepita dal glorioso passato, ma che ha sostanzialmente passato la leadership agli USA durante la seconda guerra mondiale, non avendo saputo definire una strategia di lungo termine nel dopoguerra, come ammesso da Andreotti in “Intervista a DeGasperi”. Il libro di Sylos Labini e Stefano Zapperi, non a caso due ottimi scienziati coraggiosi perché nella durissima fase del “ritorno” dalla fuga, è un’ottima sintesi di questo declino, ma anche dell’orgoglio delle punte di eccellenza che sopravvivono, con un approccio asciutto, e sintetico, scevro dalle prolissità che caratterizzano la sterminata letteratura sul tema.
Il cuore del problema è, come mettono in luce i due autori, che in Italia si fanno analisi superficiali, inseguendo slogan ideologici e cercando titoli “ben congegnati” per vendere le proprie ricerche statistiche come best-sellers, per cui l’università sarebbe “malata”, “truccata”, “una casta”, e nello “splendido isolamento” --- questi slogan di studiosi (Perotti, Giavazzi, et al) rimbalzano poi tra i politici, che ne fanno motivo di ulteriore scempio e taglio (e questo anche con i governi di sinistra!). Tutte conseguenze dell’abbandono in cui è stata lasciata di fatto l'università da 50 anni, nonostante le riforme tattiche e cosmetiche di piccolo calibro.
Una logica cui la classe accademica si è adattata (sviluppando "anticorpi gattopardeschi" al cambiamento), e quindi culminata verso il 2003, quando il bocconiano Giavazzi, Alesina da Harvard, in un acceso dibattito su lavoce.info, e poi Tremonti, Moratti, e Bossi, hanno dichiarato (quest’ultimo in varie edizioni di Porta a Porta) che appunto “l’università italiana ormai fa solo didattica”, va “abbandonata al suo destino”, mentre l’unica ricerca andava prospettata nel nascente Istituto Italiano di Tecnologia, l’ MIT italiano.
Ora, se Zapperi e Sylos Labini non sembrano condividere il metodo di fondazione dell’IIT che giudicano “arbitrario” e con conflitti di interesse (e certo, convulso lo è stato), io suggerirei agli autori di fare il parallelo tra come è difficile per loro due singoli ricercatori “rientrare in Italia”, e come deve essere dura mettere su dal niente un Istituto con logiche nuove, al di fuori della classe accademica attuale (in realtà, in pratica, ora sta recuperando molte risorse universitarie italiane tra le obiettivamente eccellenti come Scuola Normale etc). Sospendiamo il giudizio, visto che il direttore Cingolani sta facendo cose interessanti, e il budget pur significativo di 100ml di Eu all’anno, non è nulla in confronto a quello appunto dell’MIT. Qualche straniero in più si è visto nella struttura IIT rispetto alla media delle Università e dei centri di ricerca italiani, anche se certo non premi Nobel e nemmeno scienziati "ISIHighlyCited", e quindi lascerei la possibilità che ci sia un effetto traino positivo.
Non certo mi illudo che si tratti della panacea ai mali dell’università, in cui comunque i nostri figli dovremo mandare, non potendo 2 milioni di nostri figli tutti trasferirsi ad Harvard, che ne accetta solo 20 mila!
Volendo fare degli appunti al libro, nella parte in cui fa confronti con l’estero, avrei rinforzato il concetto della differenza nell’approccio culturale: per quanto anche in USA c’è una tendenza a preoccuparsi più del “legs drain” che del “brain drain”, alla fine si riesce ad alzare il tono del dibattito con leaders scientifici e politici di grande sensibilità al tema. Si veda Sciencedebate2008, e il richiamo a una "Science White House" di due premi Nobel. Sono poco noti in Italia, e il libro dei ns due autori non li menziona, i cosiddetti “European Paradox”, e l’ ”American PARADOX”, per cui nonostante gli investimenti, l’Europa non riesce ad avere una strategia ed una percezione del suo ruolo importante nella sfida globale (visto che i Paesi, come l’Italia, continuano a misurarsi da soli), mentre gli USA cominciano il declino nonostante gli investimenti. Obama sta combattendo questo declino con dei premi Nobel nel suo staff (Steven Chu) all’energia, e Larry Summers, ex-Rettore di Harvard, già noto per aver lanciato sfide strategiche per il prossimo millennio e non per i prossimi 3 anni di legislatura…, al National Economic Council.
Noi, secondo l’analisi dello stesso Perotti che accusa di “splendido isolamento” e di “università truccata”, abbiamo la classe politica meno colta dei paesi di G8, con una percentuale di laureati scesa dal 90% del dopoguerra, al 60% attuale (mentre lo stipendio aumentava 8 volte più che quello dei lavoratori medi, compresi i ricercatori…). Forse, prima ancora che l’università vada abbandonata al suo destino, andrebbe abbandonata la classe parlamentare. Facciamo quindi, come IIT imitava MIT, un nuovo parlamento da zero che chiamiamo “Italian Congress”? Non sarebbe una cattiva idea.
p.s. una domanda: Il nostro giovane Ministro avvocato forse sta facendo del suo meglio, ma, non avendo molta esperienza nel campo, e non avendo assunto premi Nobel, da chi si fa consigliare? Del sottosegretario Giuseppe Pizza si è fatta ironia, anche dagli italiani in fuga in UK, che gli chiedono di inventare il “Pizza corrector”, abbassando l’età pensionabile dell’università a 65 anni, una soluzione ragionevole in termini economici visto che almeno le casse dell’INPS in Italia sono in attivo, mentre quelle delle Università sono al 50% in negativo.
Bibliografia
R.D. Shelton, Relations between national research investment and publication output: application to an American Paradox, Scientometrics, Vol. 74, No. 2 (2008) 191–205, DOI: 10.1007/s11192-008-0212-2
Intervista a de Gasperi. Giulio Andreotti ; a cura di Antonio Gambino Bari : Laterza Fratelli, copyr. 1977 (Saggi Tascabili ; 32) 177 p.
Antonio Merlo, Vincenzo Galasso, Massimiliano Landi and Andrea Mattozzi, The labor market of italian politicians, convegno Fondazione Rodolfo De Benedetti, see also S. Rizzo and GA Stella “La Casta”, 2007 Rizzoli.
C. Zagaria, “Processo all’Università. Cronache dagli atenei italiani tra inefficienze e malcostume”, Edizioni Dedalo, Bari, 2007
T. Maccacaro (a cura di), “La ricerca tradita. Analisi di una crisi e prospettive di rilancio”, Garzanti, Milano, 2007 con i relativi risultati del Gruppo 2003 www.gruppo2003.org
T. Boeri, R. Faini, A. Ichino, G. Pisauro, C. Scarpa, “Oltre il declino”, Il Mulino – Studi e Ricerche, Bologna, 2005, nel quale è anche riportato il capitolo scritto da A. Ichino, S. Gagliarducci, G. Perri, R. Perotti, “Lo splendido isolamento dell’università italiana”, anche reperibile a www2.dse.unibo.it/ichino/gipp_declino_18.pdf
Roberto Perotti 20.11.2003, Per una riforma radicale dell'università, http://www.lavoce.info/articoli/pagina774.html
Roberto Perotti: "The Italian University System: Rules vs. Incentives", in: "Annual Report on Monitoring Italy 2002", Istituto di Studi e Analisi Economica (ISAE), Roma 2002
Perotti R. (2008) L’Università truccata Einaudi Torino
Giuseppe Pizza http://rpc264.cs.man.ac.uk/VIA/index.php/Giuseppe_Pizza
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