martedì 26 gennaio 2010

La cura "privatizzazione" -- Non sarà che la Bocconi spreca molto piu' delle Università pubbliche?

Chiedo un aiuto, da dilettante che sono, alla comunità universitaria, a fare due conti.

Ho appena letto il libro di Margherita Hack e ne consiglio vivamente la lettura. Fa una grande panoramica, dalla costituzione a Calamandrei, sulla storia della Scuola pubblica vs Scuola Privata. Ricordando i rischi della "privatizzazione" che nasconda business selvaggio, squalificato, non controllato, particolarmente grave come rischio in Italia perche' al valore "legale" non corrisponde nessun vero controllo....

Ma la Hack non tocca la Bocconi, riconoscendo che e' di ottimo livello, ma molto cara. Io pero' vorrei approfondire.

Non tanto nel dire che se Perotti & co. continuano a dire che l'Università italiana
spreca, è "truccata", è "nello splendido" isolamento, è "malata" va "abbandonata", oltre a vendere qualche best-seller, non concludono nulla. Scusate, oltre alla loro carriera ovviamente. Non voglio sapere come giustificano che invece la spesa media per studente e' la piu' bassa di Europa? Perche' su questo c'e' stata già discussione, con il loro "trucco" di raddoppiare la spesa con i "fuori corso".

Mi permetto di fare un altro conto. Non sarà che la Bocconi spreca molto piu' delle Università pubbliche?

Mi domando, a fronte di tanta retorica e ideologica opposizione tra “pubblico” e “privato”, quali siano i numeri davvero del sistema Americano (che è ovviamente additato come modello da chi vorrebbe “privatizzare”, magari con “fondazioni”). Forse, per via che la letteratura è così vasta, mi sono sfuggiti i conti di larga massima.

Ho capito che ci sono circa 5000 Università in USA, contro le nostre 94.
Ho capito che ci sono ca. 15—18 milioni di studenti, contro i ns. 1.8milioni.
Ho capito che il ns sistema riceve finanziamento pubblico di ca.7 mld Euro, mentre le tasse universitarie fanno entrare un aggiunta di ca.10%, ossia 700milioni.

Ho capito che gli stati degli USA finanziano ca. 66 miliardi di $ alle università pubbliche, e lo studente paga in media 4mila $ all’anno.

Ho capito che lo studente paga in media 18mila $ nelle università private, quindi ca. 5 volte di più. Senza contare che ci sono molte “borse di studio”, prestiti agevolati, e dubito in quantità lontanamente paragonabile si trovino in Italia.

Il costo totale sarebbe 289miliardi $, ossia cos’è la differenza 289-66=223miliardi?

Entrambe le università pubbliche e private avrebbero “donazioni”, il cui totale per le prime 765 università vale 340 miliardi. Harvard da sola avrebbe 29 miliardi di $, mentre mi pare di capire il suo budget è intorno al 10% di tale cifra, ossia 3 miliardi. Quanti studenti ha Harvard? Risulta un totale Studente 20,230 di cui Undergraduates 7,160 e Postgraduates 13,070.

Un calcolo “della serva” proprio brutale potrebbe usare su scala nazionale una media di 10mila $ a studente, che per 15 milioni di studenti, vuol dire 150miliardi di $, ossia ca. la metà della spesa totale di 289miliardi. Su scala di Harvard, a 50mila $ per studente, 20mila studenti, 1 miliardo di $, ossia 1/3. In effetti, una verifica dal bilancio di Harvard dice che le tasse sono il 21% delle entrate nel bilancio.

In definitiva, se il ns livello di tasse è intorno al 10% del costo totale, su che livello siamo in USA, in quelle private, e in quelle pubbliche? E’ più alto?

Quando abbiamo stabilito questo, allora possiamo decidere se “privatizzare” vuol dire semplicemente aumentare le tasse. Certo, le università pubbliche “costano” al privato molto meno che le “private”. La media nazionale in Italia è di soli 700Eu, mentre quelle “private” tipo Bocconi mi risulta intorno a 10 volte più alto (vedi sotto). Non è che alla fine scopriremo che le Università Private italiane sono meno efficienti, rispetto a quelle pubbliche, di quanto siano le private USA rispetto alle Pubbliche USA?

E in questo caso, chi lo va a dire a Perotti, Alesina, Giavazzi, e gli altri grandi economisti, che questi conti non riesco a trovare se li hanno fatti?

Prof Ing Michele CIAVARELLA
Politecnico di BARI


Riferimenti vari:

1) http://www.uniurb.it/it/numerozero/articolo.php?uscita=1&id=1020

2) http://en.wikipedia.org/wiki/Universities_in_the_United_States

3) C. Zagaria, “Processo all’Università. Cronache dagli atenei italiani tra inefficienze e malcostume”, Edizioni Dedalo, Bari, 2007

3) R. Perotti, “L’università truccata”, Gli struzzi Einaudi, Torino, 2008,

4) http://www.magna-carta.it/

5) T. Maccacaro (a cura di), “La ricerca tradita. Analisi di una crisi e prospettive di rilancio”, Garzanti, Milano, 2007 con i relativi risultati del Gruppo 2003 www.gruppo2003.org

6) T. Boeri, R. Faini, A. Ichino, G. Pisauro, C. Scarpa, “Oltre il declino”, Il Mulino – Studi e Ricerche, Bologna, 2005, nel quale è anche riportato il capitolo scritto da A. Ichino, S. Gagliarducci, G. Perri, R. Perotti, “Lo splendido isolamento dell’università italiana”

7) S. Casillo, S. Aliberti, V. Moretti, “Come ti erudisco il pupo. Rapporto sull’Università italiana”, Ediesse, Roma, 2007, in cui si riportano alcuni risultati delle trasformazioni introdotte nel sistema universitario italiano con il D.L. 3/11/1999 n. 509, denominato Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli Atenei.].

8) R. Perotti (op. cit., paragrafo intitolato “Una via alternativa: le fondazioni universitarie su base volontaria”, pp. 122-125)

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