"In our time it is broadly true that political writing is bad writing. Where it is not true, it will generally be found that the writer is some kind of rebel, expressing his private opinions and not a "party line." Orthodoxy, of whatever color, seems to demand a lifeless, imitative style." George Orwell, "Politics and the English Language," 1946
giovedì 4 febbraio 2010
Idea di lanciare PUGLIA SCIENCE DEBATE 2010 a partire da Taranto e Ingegneria -- sul modello di SCIENCEDEBATE2008 americano
Alla C.A. Dott. Rocco Palese, Dott. Poli-Bortone, Dott. Nichi Vendola
Oggetto: Ipotesi di organizzare delle giornate dibattito PUGLIA SCIENCE DEBATE, a partire dalla giornata “TARANTO-POLITECNICO” DEBATE sugli SCENARI post-riforma Gelmini con proposte da parte dei 3 candidati Presidenti della Regione Puglia, sul modello SCIENCEDEBATE2008 durante la campagna presidenziale USA.
Il sottoscritto, a valle della Conferenza di Ateneo di oggi 4 Febbraio a Taranto che ha visto la presenza dei massimi organi del nostro Politecnico, il Rettore Costantino, i Presidi D'Amato Dell'Aquila, il Direttore Amministrativo, ed una larga rappresentanza della società civile, universitaria e studentesca,
CHIEDE
l’opinione dei 3 candidati alla Presidenza della Regione Puglia, in particolare, sui seguenti 3 scenari:
• Scenario 0) CHIUSURA DELLA FACOLTA’ DEL POLIBA, come ha fatto il Rettore Profumo con le sedi periferiche del Politecnico di Torino.
• Scenario 1) POLO DI SOLO DIDATTICA, in linea con i parametri Gelmini, però magari rilanciando con studenti lavoratori, provenienti dal bacino produttivo locale, e di stranieri da tutto il mondo del mediterraneo, con Consorzi con altre Università e largo uso di lezioni Open Courseware di MIT o AcademicEarth, in varie lingue. Con realizzazione di grandi case alloggio di studenti e foreresterie, ed attrezzature E-learning
• Scenario 2) POLO ANCHE DI RICERCA: Priorità possibili: Meccanica-Siderurgia, ICT, Ambiente, e Aeronautica. Incentivi ai docenti che portano ricerca di punta.
Per gli scenari 1, e 2) si pone la possibilità di aprire a grandi privati nel CdA del Politecnico (ILVA, ALENIA, BOEING), purché portino finanziamenti propri, vere iniziative, grandi piani strategici, con la speranza di un effetto cascata.
Premessa
Taranto ha una storia millenaria nella magna grecia, che parte dall’agricoltura di qualità [1], e si snoda attraverso il commercio, e la sua posizione invidiabile tra i suoi mari, che potrebbe oggi essere rivalorizzata attraverso un grande progetto di Formazione che andiamo a delineare qui per grandi linee.
Facciamo un passo indietro di 20 anni. Dalla Istituzione della II Facoltà del Politecnico di Bari a Taranto, nel 1990, contestuale con l’Istituzione del Politecnico stesso (L.245/1990), la stessa interagisce con difficoltà con le importanti realtà industriali del territorio:
1) L'Arsenale Militare inaugurato il 21 agosto 1889, con la Stazione Navale del 2004, e il Porto da 8.616 metri lineari di Banchine
2) L’impianto Siderurgico ex-Italsider, inaugurato nel 1965 (oggi ILVA dal 1995), il maggiore complesso per la lavorazione dell'acciaio in Europa, con una superficie di 15.000.000 di metri quadri, 200 km di binari ferroviari, 50 km di strade, 190 km di nastri trasportatori, 5 altoforni e 5 convertitori. Essa ha trasformato il reddito pro-capite, ma al prezzo della cementificazione, inquinamento e dell'alterazione del Mar Piccolo. Oggi occupa ca. 15000 tra addetti e subfornitori.
3) Alenia Composite a Grottaglie, che produce sezioni di fusoliera per il Boeing 787 Dreamliner, ossia il 14% dell’intera struttura. Oggi occupa circa 840 addetti.
I risultati dell'interazione in quasi 20 anni con la II Facoltà di Ingegneria sono modesti rispetto all’enorme potenziale.
Continua a sfuggire alla classe politica:
1) Il valore culturale economico e innovativo delle lauree di Ingegneria
2) Che l’Ingegnere, è “motore sociale”
3) Che la società del futuro è condizionata dall’Ingegneria
Perché quindi a Taranto la nostra Facoltà, istituita da 20 anni, non decolla, anche facendo autocritica? Possibili ipotesi: mancanza di know-how (pochi docenti, niente tecnici!), pochi studenti, pochi ricercatori e dottorandi, sedi fatiscenti, laboratori inadeguati, docenti demotivati e Università in declino, come inutilmente constatato da riforme e controriforme dei governi di tutti i colori degli ultimi 20 anni. La conseguenza per la nostra Facoltà, è una lentissima velocità di risposta agli stimoli dell’industria.
Boeing ha incontrato rappresentanti della Ns Facoltà per ben due volte, nelle persone del vice-Presidente generale, e suoi collaboratori, e ha mostrato interesse ad investire nell’area tarantina, in alternativa ad un’area in Finlandia o una in Spagna. Essa è probabilmente la più grande occasione da cogliere per il territorio nei prossimi anni. La sapremo cogliere?
La Scuola e l'Università Statale ha "luci ed ombre", nata dai "nobili principi" della costituzione, e ha favorito la parte "aperta a tutti", più della parte "capaci e meritevoli": il voto medio di laurea, dieci anni fa 103 su 110 su scala nazionale, oggi è a 108.7, con una media di lodi di ca.30%. L'art.33 della Costituzione sembra chiedere di fondare "scuole statali per tutti gli ordini e gradi”, ma non chiarisce come si decidano le priorità. L'Università Pubblica ha forse non controllato se stessa abbastanza, in assenza di vere regole da parte del legislatore, ma nessun politico ha però il coraggio di affrontare un solo licenziamento. La politica ha dimenticato di non aver mai fatto piani strategici per l’Università dal dopoguerra ad oggi, per seguire il boom studentesco, come ammesso da Giulio Andreotti in Intervista a DeGasperi. Ha assunto per risolvere la disoccupazione nel mezzogiorno [2], ma ora parla di "sprechi", aprendo verso le Università private, che tuttavia non servono più del 5% della popolazione. Oggi si tagliano risorse selvaggiamente, peggiorando la situazione.
La riforma Gelmini è la risposta banale di chi spegne la luce, senza guardare, non la soluzione intelligente!
I tentativi di “meritocrazia” del ministro Gelmini sembrano favorire le Università del Nord forse appunto per la convinzione che al Sud si sprechi, con criteri fissati a posteriori, in modo non trasparente, e noti solo per una fuga di notizie tramite i più liberi giornali “online” (lavoce.info e noisefromamerika.org). Paradossalmente come dice Mauro degli Esposti, di VIA-Academy, l’associazione di scienziati Italiani in UK, le “classifiche Gelmini delle Università Virtuose”, sono le uniche del tutto scorrelate con qualsiasi rilevazione di altro tipo, mostrando una completa arbitrarietà! [La stampa, 12/10/2009 Un ateneo per scappare]
Rimane che L’ITALIA è nel primo posto in Europa per l’esportazione di cervelli all’estero, il doppio della media UE! I fatti sono che l’Università italiana è la più economica d’europa sia come tasse che come costo allo stato. 700Eu e 7000$, rispettivamente, per studente. Costo totale carriera infatti in Italia 40mila$, media OCSE 47mila. Semmai, la Bocconi dovrebbe dar conto di cosa fa delle enormemente più alte tasse universitarie, dato che non è davvero privata, ma per metà pagata negli stipendi dallo Stato?
Oggi, già 60mila studenti se ne vanno all’estero, quindi la fuga dei cervelli comincia sempre più in tenera età!
Si parla di “Fondazioni” per aumentare l’autonomia e snellire le pratiche, e in qualche caso può funzionare anche se abolire i concorsi potrebbe aprire alla competizione selvaggia e senza regole, ma certo non porterà quello che nelle università sia pubbliche che private USA si chiama “donazioni” il cui totale per le prime 765 università vale 340 miliardi. Harvard da sola ne ha 29 miliardi di $, e il suo budget è intorno al 10% di tale cifra, ossia 3 miliardi. Con numero di docenti e studenti simile alle Università medie italiane, un budget per la sola Harvard pari al 45% dell’intero finanziamento FFO di tutte le 100 università italiane!
C’e’ qualche esempio di Fondazione al Nord, che funziona, si può pensare per il Sud, e in particolare per Taranto? Ci sono banche grandi abbastanza? ILVA, Alenia, Boeing, le uniche possibili grandi aziende che intravediamo come interlocutori.
MIT e Harvard hanno peraltro un numero di dottorandi quasi pari al numero di studenti, e questi nella carriera producono un PIL pari a quello della Francia, superiore all’Italia. Gli uffici appositi nelle Università seguono le loro queste carriere, e chiedono qualche % del “PIL” di tali pochi laureati in donazioni agevolate dal fisco. Ecco che MIT da sola supera il finanziamento delle Università italiane. Ecco un circuito davvero meritocratico, non quello dei parametri Gelmini!
Altro tema: si parla di “troppe tasse” nel nostro Politecnico. Che follia! Si veda la figura allegata, dove la media PoliBA, intorno ai 300 Euro, è ridicola rispetto ai 700 della media delle università Italiane statali, figuriamoci rispetto ai 2800 della media delle statali USA, o ai 9000Eu della Bocconi (questo si, uno spreco da spiegare!), e infine ai 35 mila di Harvard, che pure nel caso di persone meritevoli (si veda un certo Obama), vengono esonerate! Riuscite a leggere la media di tassa annuale del PoliBA nel grafico? Non è un problema di vista! La vista manca agli studenti che vogliono la luna, e agli amministratori senza coraggio che li contentano!
Basti pensare che un posto-letto in fitto a Bari costa altrettanto, al mese, quindi le tasse sono l’ultimo problema dello studente. Le tasse Bocconi semmai costano quanto un affitto annuale, e quindi sono da ponderare per molte persone. C’e’ da rifare gli scaglioni di pagamento delle tasse, mandare la GdF a chi fa false autodichiarazioni, e sperare che non ci siano evasori che truffano lo Stato due volte, prima non pagando le tasse e quindi non partecipando al costo dei 7000 dollari per studente, e poi non pagando le tasse dirette dei 300 Eu.
Si parla ora con la DL160 di fermare la proliferazione delle Sedi periferiche! Ma chi ha misurato cosa serve davvero? Non sono state fatte proprio sulla base della Riforma Berlinguer degli anni 90 per inseguire il sogno di portare il numero di laureati in Italia almeno pari alla media Eu? Invece ancora oggi il numero di laureati in qualsiasi categoria (compresa quella dei parlamentari) è la piu’ bassa in Europa. Quindi chiudere pare una scelta non particolarmente intelligente.
Noi diciamo, in controtendenza, proliferiamo le sedi periferiche, ma LOW COST!
Basta dire che ci sono circa 5000 Università in USA, contro le nostre 94. Con una popolazione ca. 5 vv maggiore, noi dobbiamo decuplicare le sedi universitarie. Non 1000 “aspiranti MIT”, ma per raddoppiare o triplicare il numero studenti, non di tipo tradizionale, bensì:-
1) LAVORATORI… (in russia ormai al 50% di studenti lavoratori, noi ancora al 10%, anche se in alcuni punti maggiori): bacino di 18 milioni persone da laureare, molto piu’ ampio del bacino tradizionale
2) STRANIERI… (cominciamo in qualche lingua ma non solo in italiano!): oggi 400 milioni di africani sotto i 15 anni. Il calo demografico italiano è alle porte… possiamo importare per es. il migliore 1 su mille di questi giovani, sarebbero 400mila studenti dotati e motivati.
Noi invece proponiamo di misurare la qualità con tests standard all’ingresso e all’uscita del primo anno. Per il problema dei fuori corso, noi ci impegniamo a sfruttare l’iscrizione non a tempo pieno, molto più usata al Nord (a PoliTO 5914 studenti e ancora meglio a PoliMI - 10108 su totale di 36232 ossia 28%!) utilizzando la forma della iscrizione “tempo parziale” da noi del tutto sconosciuta nonostante possibile da 20 anni!
Sui parametri “meritocratici” relativi alla “percentuale dei laureati che trovano lavoro a 3 anni dal conseguimento della laurea”, noi ci permettiamo di obiettare che il lavoro andrebbe differenziato per tipo. Se si tratta di contratti “flessibili”, da inserire ai minimi livelli (si pensi ai “call center”), non lo possiamo equiparare ai veri successi lavorativi. E il mercato risponde male ai laureati, perché non c’è qualità. Sotto gli 800 euro mensili (calcoli Ires) c'è il 28,2 per cento dei laureati (mentre solo il 14 per cento dei licenziati elementari, e il 14,1 dei diplomati), e nei paesi Ocse siamo quello che paga meno i laureati tra i 30 e i 40 anni --- chiare tendenze verso il paese sottosviluppato in cui conviene cominciare a lavorare presto piuttosto che studiare.
Noi ci impegniamo a mettere un freno alle lodi, a misurare la qualità della didattica con test standard informatizzati (GMAT, SAT etc) su materie base all’ingresso e all’uscita dal primo anno, e non sui “questionari della didattica” che sono molto dubbi. Ci impegniamo a studiare degli incentivi diretti ai docenti di alta qualità didattica e a “ispezionare” i docenti meno virtuosi. Siamo ben consci che le trasformazioni nei giovani sono di natura addirittura antropologica. Nell’articolo di Massimo Gaggi del Corriere del 29 Gennaio u.e., si descrive questo giovane “homo zappiens”, e se i nati nell' era digitale hanno percorsi mentali diversi, e non è detto sia un male, l'Università si deve adattare ad essi. Si deve abituare al “multitasking” degli studenti, cioè all'uso simultaneo di più strumenti elettronici, al cambiamento del loro modo di apprendere. Se gli studenti sono abituati a vivere «sempre connessi» (fare un videogioco e scambiare messaggi con un amico mentre si guarda la tv - e quindi anche mentre sono a lezione da noi), dobbiamo tenerne conto. Le Università devono sforzarsi di capire i cambiamenti in atto, senza abdicare al loro ruolo formativo.
Questo della loro “connessione” permanente ci fornisce però dei vantaggi, se li sappiamo guidare. Oggi abbiamo a disposizione su un qualsiasi IPhone, l'intero scibile umano riversato sul WEB, con la più grande enciclopedia del mondo, Wikipedia, poi YouTube, lezioni bellissime e completamente gratuite di grandi professori di MIT (MIT OPEN COURSEWARE), con oltre 1900 corsi, e parliamo del solo settore specifico dell'ingegneria, di cui i più “visitati” definiscono automaticamente la qualità dei docenti. I corsi sono disponibili già in molte lingue, oltre ovviamente all'inglese, come cinese, francese, tedesco, vietnamita, e ucraino. Manca l'italiano, ma certo ancora per poco... Limitandoci allo spagnolo, esso si appoggia su "Universia", un consorzio di oltre 800 università in Spagna, Portogallo, e America Latina. …..
E-learning è un termine confuso, che si interseca con OpenCourseWare, e spesso si è fatto in Italia con progetti nati vecchi in partenza, con grande dispendio di soldi pubblici, lasciando l’impressione di un sistema che non funziona. Un falso mito, dovuto alla bassa qualità di come è stato implementato, senza tutori preparati, con infrastrutture non funzionanti per mancanza di un pezzo della catena, o della manutenzione – al solito, nel pubblico. In USA ormai il 50% degli studenti lo usano, con un business di 38 Miliardi di Euro, che aumenta del 12-14 % all’anno. La previsione per i prossimi 4 anni è che arriverà a coprire l’81% degli studenti USA, mentre da noi si è fermi a pochi punti percentuali.
Per noi, a parte il vantaggio di avere a disposizione gratis docenti e imprenditori di altissimo livello da tutto il mondo, con un click, senza chiamare cattedre “per chiara fama”, uno studio meta-analysis su 12-anni del U.S. Department of Education ha trovato un miglioramento rispetto ai metodi tradizionali faccia-a-faccia di insegnamento.[3]
Sarebbe disposto a partecipare ad un tale Dibattito? In quale occasione? Noi certo cercheremo di partecipare agli eventi della Sua campagna elettorale, ma ci dia attenzione, perché in Italia il tema istruzione sembra dimenticato, come lo è stato in parte anche in USA nella prima fase della campagna Obama. Pur tuttavia, si innescò un grande SCIENCE DEBATE 2008 che farebbe bene alla Puglia.
Ricordiamo che Science Debate is a nonprofit 501(c)(3) organization dedicated to elevating science and engineering policy issues in the national dialogue of the world's leading democracy - arguably one of the highest and most critical strategic objectives of our time.
Science Debate does this by hosting nonpartisan science debates between candidates for office, educational events featuring science and technology policy topics for policymakers and the public, media education efforts to improve science and technology policy converage during the science news crisis, and other critical initiatives.
L'idea sarebbe quindi di adottare il formato SCIENCEDEBATE alla Puglia.
Il video che vedete è di Shawn Laurence Otto che ha fondato la più grande iniziativa politica sulla scienza della storia, Science Debate 2008, con Barack Obama e John McCain participanti, che per la prima volta ha visto Candidati alla Presidenza USA confrontarsi in dettaglio sulle politiche per la scienza prima delle elezioni. L'iniziativa ha prodotto oltre 800 milioni di contatti sui media, ed era stata sponsorizzata da National Academy of Sciences, National Academy of Engineering, Institute of Medicine, American Association for the Advancement of Science, Council on Competitiveness, PBS Nova, NOW on PBS, e i firmatari di oltre 170 tra le maggiori università Americane, oltre 100 Rettori, decine di premi Nobel, in rappresentanza di 125 milioni di Americani di tutti i partiti, ossia un americano su 3 supportava Shawn.
Otto ha ricevuto nel 2009 il premio Nobel alla 45-sima Nobel Conference, su "Democracy in the Age of Science."
Certi di Vs Cortese Risposta, che in realtà attendiamo in generale almeno da 13 anni su questi temi specifici di Taranto con una sterminata produzione di appelli da parte dei precedenti Rettori del Politecnico e in particolare Attilio Alto e Umberto Ruggiero [4], e pronti ad ospitarVi nel limite delle nostre possibilità organizzative, porgiamo
Cordiali Saluti,
Prof. Ing. Michele Ciavarella (redattore della lettera)
ELENCO FIRME CHE SI AGGIUNGONO NEI COMMENTI
Bibliografia
[1] Archita da Taranto (428 a. C. - 327 a.C) - Ai tarantini, citato in La Voce del Popolo, n. 11, giugno 2006)
[2] Giulio Andreotti Intervista su De Gasperi 1977, Laterza (Roma-Bari)
[3] Means, B.; Toyama, Y.; Murphy, R.; Bakia, M.; Jones, K. (2009), Evaluation of Evidence-Based Practices in Online Learning: A Meta-Analysis and Review of Online Learning Studies, http://www.ed.gov/rschstat/eval/tech/evidence-based-practices/finalreport.pdf, retrieved 20 August 2009
[4] Lettera aperta al direttore del Corriere del Giorno del 30/12/1997 di U Ruggiero, a Parlamentari, Presidenti di Regione e Province, Sindaci e Responsabili di Enti ed Imprese, operatori economici e sindacali, nonché a stampa e TV. integrata da risposta di A Alto (vedasi Da Umberto Ruggiero, Scritti Accademici, 1994-1997, Cronache di vita, relazioni e discorsi del Rettorato. Ed. Giuseppe Laterza, 2002)
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Giorgio Mossa
RispondiEliminaBuonasera,
RispondiEliminasono un ricercatore universitario pugliese che da 20 anni vive a Torino.
Trovo che l'idea di mettere al centro del dibattito politico il ruolo dell'università come motore dello sviluppo è degnissima e
meritoria.
Purtroppo iniziative del genere ci sono già state in Puglia proprio da parte dell'assessore Minervini, come "La rete dei talenti" che non ha mai avuto una ricaduta sul territorio. Sarebbe comunque il caso di riprovarci, nell'interesse del territorio, con promesse credibili da parte dei politici. Intendo promesse chiare e vincolanti dove i politici mettono una firma al fondo di una lettera di dimissioni.
Apprezzo le proposte del prof. Ciavarella, ne condivido completamente l'approccio pragmatico, l'attenzione verso il mondo lavorativo e la necessità di stringere i rapporti tra industria e mondo della ricerca.
Tutta la proposta è incentrata sul mondo dell'ingegneria, considerando la facoltà nella quale è nata, ma si fa anche cenno al mondo produttivo più in generale e io penso che bisogna guardare ad altri settori.
Ad esempio la Puglia è la prima regione italiana per l'allevamento di pesci di mare. In settori delle moderne produzioni agro - zootecniche ci sono grandi potenzialità che si potrebbero esprimere da una interazione più stretta tra università e produzione. In acquacoltura ad esempio ci sono scenari molto interessanti che si aprono verso le specie nuove, le produzioni biologiche e la trasformazione del prodotto.
Comunque sono anche io convintissimo che dall'università potrebbe partire un grande riscatto della Puglia se si riuscissero a creare occasioni concrete di collaborazione e se il mondo accademico avesse maggiormente a cuore il proprio ruolo di servizio nei confronti del mondo produttivo. Il tema del lavoro è importantissimo, ma le università non vengono giudicate in questo momento in una maniera tangibile sulla loro ricaduta lavorativa sul
territorio. Lo Stato non può fare molto in questo momento su questo ma una Regione sì. La Regione potrebbe inserire come indicatore dei prossimi finanziamenti regionali alla ricerca il parametro dei posti di lavoro qualificati che vengono creati.
Complimenti per aver pensato ad un PUGLIA SCIENCE DEBATE 2010 !
Cordiali salti,
Benedetto Sicuro
Leggo con piacere l'appello di Michele, al quale mi associo in pieno. Non è certo da questo Governo nazionale che possiamo aspettarci politiche lungimiranti e l'intelligente attenzione che viene richiesta allo sviluppo del nostro sistema regionale dell'istruzione (e formazione), però se è vero che la Puglia può diventare una regione ammirata anche all'estero, diamoci da fare al più presto per creare le condizioni idonee per la formazione delle necessarie professionalità e soprattutto di una classe dirigente all'altezza della sfida.
RispondiEliminaDonato Bonifazi
Ringrazio Giorgio, Benedetto e Donato, e i molti altri che mi hanno scritto. La difficoltà è enorme, e da quanto sto capendo in questi giorni,
RispondiEliminaoccorre partire, come già ScienceDebate2008.com da un gruppo di 5-6 "pazzi" non universitari, ma giornalisti scientifici, scrittori, scienziati, etc. Ne conoscete? Datemi una mano....
The Story
In November, 2007, a small group of six citizens - two screenwriters, a physicist, a marine biologist, a philosopher and a science journalist - began working to restore science and innovation to America’s political dialogue. They called themselves Science Debate 2008, and they called for a presidential debate on science. The call tapped a wellspring of concern over the state of American science.
Within weeks, more than 38,000 scientists, engineers, and other concerned Americans signed on, including nearly every major American science organization, dozens of Nobel laureates, elected officials and business leaders, and the presidents of over 100 major American universities. See who here. Among other things, these signers submitted over 3,400 questions they want the candidates for President to answer about science and the future of America.