lunedì 15 febbraio 2010

L’utopia della didattica di eccellenza nell’ università di massa tra “percorsi ad ostacoli” e “obblighi di legge”

Ovvero Il fallimento delle università italiane, incluse le “telematiche”, la premessa per le sedi italiane “low cost” di MIT ed Harvard, e la speranza dei Rettori Bambini Italiani, e delle proposte “zero cost”!

La furibonda attività di riforme dell’università italiana degli ultimi 20 anni (Riforma Berlinguer, 509, 270, 271), ha via via messo in luce l’utopia degli anni ‘50 (ved. Piero Calamandrei) della Scuola e dell’Università “aperta a tutti” (art.33 Costituzione), prioritaria rispetto a quella dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” (art.34 Costituzione). La nota 160 della Gelmini rasenta il delirio normativo, con “circa 500 nuove norme che vanno in gran parte ad aggiungersi ad un apparato normativo già elefantiaco” (Walter Tocci, Quale Riforma per l’Università). Mentre i tanti paletti faranno scervellare le nostri migliori menti, già sfiancate, in soluzioni barocche e bizantine per aggirarli, la normativa chiama questa presunta razionalizzazione dell’offerta formativa e i tagli ai presunti “sprechi” come attività di semplificazione, comicamente oggetto di valutazione ai fini del finanziamento! Ovvero se il “Rettore Virtuoso” riesce a semplificare, mantenendo anche l’utopia dell’Università per tutti, in questo labirinto, riceve il premio. Peccato che Arianna, anche dopo aver escogitato il trucco del filo, finisca miseramente!
Le sedi periferiche sarebbero spreco, ma ci si dimentica che sono state create (ben 300 per le 90 università italiane) per cercare di tenere il passo europeo della media dei laureati della popolazione (processo Bologna), fallito nonostante questo sforzo, perché oggi come 20 anni fa, siamo alla metà della percentuale europea (ca.11%). Ma cosa succederebbe oggi, se con il taglio delle sedi periferiche, il calo demografico alle porte, il “downsizing” imperante nelle Università tradizionali di tutta Europa, si dovesse contrarre questa percentuale ulteriormente? Che gran semplificazione! Che politica del passo avanti e tre passi indietro. Università sempre per meno, e sempre per meno capaci e meritevoli…
A proposito di labirinti, forse una chiave di lettura nel vero errore commesso nel creare le sedi periferiche si può trovare in (J.L.Borges, La casa di Asterione) « Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili, le cisterne. La casa è grande come il mondo. »
Fare ricerca, come aggiuntiva Virtuosità, diventa poi l’illusione dei Mulini a Vento di Cervantes. Il Rettore Virtuoso novello Don Chisciotte, prometterà di rilanciare anche quella, non solo a livelli scientifici elevati e confrontabili con quella portata avanti nelle nazioni più evolute, ma persino con occhio attento al trasferimento tecnologico nel territorio di riferimento dell’ateneo e all’intera nazione!
Le scelte devono essere impopolari, ma indispensabili, pena la decurtazione dei finanziamenti minacciata dalla “meritocrazia” imperante? Io proporrei di rimandare al mittente tali proposte irricevibili! Bene fa il Rettore della Sapienza Frati a sfidare il Ministro a commissariare la Sua grande Università.
Il miliardo e mezzo di tagli al finanziamento, se per il primo anno sono stati parzialmente “tamponati” da un prelievo dello Scudo Fiscale di 500ml, credete davvero ci lascino speranze per il nostro amato Politecnico di Bari, e il “suo futuro”? Credete sarà facile assumere anche poco più di qualcuno degli idonei dei concorsi in atto, senza parlare di eventuali concorsi futuri? Di che far tremare i giovani che vogliano illudersi con Don Chisciotte che esisterà la meritocrazia.
Per fortuna, almeno proposte a “zero cost”, vengono recepite rapidamente, con “La forza dei numeri” della rete, come quella di Marco Merafina (Coordinatore Nazionale CNRU):
Cari colleghi, il sondaggio sulla proposta riguardante il riconoscimento del ruolo di professore ai ricercatori universitari che attualmente è ospitato nel sito del CNRU sta avendo un risultato straordinario. Circa 4500 ricercatori si sono già pronunciati riguardo alla proposta mostrando comunque interesse per la problematica sollevata. Mai un così grande numero di ricercatori aveva partecipato a un simile dibattito, nemmeno in momenti più “caldi” di questo. La richiesta di ricevere un mandato a discutere con la maggioranza parlamentare e con il Governo sulla base di tale proposta ha avuto una chiara risposta da tutti voi: l’80% circa dei ricercatori che si sono pronunciati è favorevole.
Invece, con i modelli tradizionali, anche con i trucchi dei corsi di laurea interateneo, la “riduzione dei curricula”, i “percorsi guidati”, andremo lontano? Timidamente, si propone il numero programmato all’interno del Modello Università di Massa. Non ci deve spaventare, non deve spaventare gli studenti, semplicemente che almeno sia fatta per la prima volta con criteri di accesso meritocratici. Certo, non faremo ammessi 1 candidato su 100 come IIT in India, ma proviamoci.
A mio avviso il mondo sta andando avanti, molto ma molto al di fuori di questi schemi e elucubrazioni. In un articolo apparso sul Corriere del Giorno a valle della mia recente conferenza a Taranto , disegnavo l'Universita` low cost del futuro, orientata ai 18 milioni di lavoratori italiani non laureati, con iscrizioni flessibili, e "personalized learning"... un business che i privati delle prime telematiche avevano intuito, ma fatto da loro con i crediti regalati e gli scandali conseguenti (i laureati “precoci”), con il parziale e insufficiente freno di Mussi, e l'ottimo reportage di Giovanni Floris di FABBRICA DI IGNORANTI.
Da non confondere nemmeno con la universita' high cost, che e' quella fatta finora. A questo proposito, accanto alla mia intervista, vedete una a pag.2 al Rettore Petrocelli di Universita' di Bari. La tendenza della Universita' intesa dai Rettori tradizionali di oggi, e' chiaramente in crisi,e non solo in Italia.
Nel frattempo non è solo Gelmini a tagliare. L’11 Febbraio Lord Mandelson ha dichiarato che il taglio per il sistema in UK sarà di 449 milioni di sterline! In inghilterra, almeno molti "baroni" hanno parlato di "voluntary retirement".... un vero sogno da noi! E tenendo conto che da loro il pensionamento normale e' a 65 anni, mentre da noi la battaglia per ridurre l'eta' del pensionamento dei docenti e'una battaglia che dura da 50 anni, come ricorda Floris, e come ricorda sulla sua pelle l'ex Rettore di Pisa, Presidente della CRUI nonche' vice Ministro di Mussi, Luciano Modica. Lui, attirandosi le critiche del mondo accademico che conta e quindi garantendosi così, probabilmente, la fine della propria carriera politica – ha ridotto l’età pensionabile prima da 77 a 75 anni (causando, da rettore, una sentenza in questo senso), poi da 75 a 73 anni (abolizione di due anni di fuori ruolo, con la CRUI che presiedeva che ideò e difese la norma voluta dal Sottosegretario Giarda) e infine, scrivendo di suo pugno e in forma giuridica quasi inattaccabile la norma della finanziaria 2008, da 73 a 70 anni (graduale eliminazione del fuori ruolo), il tutto in meno di dieci anni. Quindi, al di là delle chiacchiere e degli anatemi, credo che Modica abbia immodestamente dato il contributo maggiore all’abbassamento dell’età pensionabile dei professori universitari.
Non si puo' pensare oggi di fregarsene della tendenza al downsizing europeo dovuto al calo demografico dei giovani, e non considerare la politica di immigrazione cieca italiana, che non favorisce immigrati di qualita', ma solo immigrazione di colf e badanti, o al limite di modelle e spogliarelliste.
Quindi la proposta "low cost" e' forse unica soluzione, come quando i carrozzoni Alitalia o Termini Imerese sono stati costretti ad andare fuori mercato. E poi a ruota da Taranto, si puo' applicare di ritorno a Bari, e alle 300 sedi periferiche, che vanno aumentate non diminuite.
Con questi vincoli, oggi i Rettori non possono aprire corsi se il territorio chiede, ne'oggi ne'in prospettiva, ne'in potenziale scommessa, e nemmeno in modalita' innovativa: il Consorzio Nettuno, ottima cosa fatta male dallo Stato, finito in UniNettuno, ha perso molti bei corsi pagati profumatamente nel campo da 509 a 270, etc.
Non si sono perse un sacco di energie ad aprire Sedi distaccate? Con la differenza che disfare, come propone la Gelmini, e tagliando solo luce e riscaldamento (nessuno mai propone di licenziare un solo dipendente, se è questo il problema), e' la soluzione banale, facile, non quella intelligente. Le sedi periferiche in USA sono, in percentuale agli abitanti, 3 volte piu' che in Italia.
Io, per Taranto, suggerivo 3 scenari:
• Scenario 0) CHIUSURA DELLA FACOLTA’, come ha fatto il Rettore Profumo con le sedi periferiche del Politecnico di Torino.
• Scenario 1) POLO DI SOLO DIDATTICA, in linea con i parametri Gelmini, però magari rilanciando con studenti lavoratori, provenienti dal bacino produttivo locale, e di stranieri da tutto il mondo del mediterraneo, con Consorzi con altre Università e largo uso di lezioni Open Courseware di MIT o AcademicEarth, in varie lingue. Con realizzazione di grandi case alloggio di studenti e foreresterie, ed attrezzature E-learning
• Scenario 2) POLO ANCHE DI RICERCA: Priorità possibili: Meccanica-Siderurgia, ICT, Ambiente, e Aeronautica. Incentivi ai docenti che portano ricerca di punta.
Per gli scenari 1, e 2) si pone la possibilità di aprire a grandi privati nel CdA del Politecnico (ILVA, ALENIA, BOEING), purché portino finanziamenti propri, vere iniziative, grandi piani strategici, con la speranza di un effetto cascata. Boeing ha incontrato rappresentanti della Ns Facoltà per ben due volte, nelle persone del vice-Presidente generale, e suoi collaboratori, e ha mostrato interesse ad investire nell’area tarantina, in alternativa ad un’area in Finlandia o una in Spagna. Essa è probabilmente la più grande occasione da cogliere per il territorio nei prossimi anni. La sapremo cogliere?
La politica ha dimenticato di non aver mai fatto piani strategici per l’Università dal dopoguerra ad oggi, per seguire il boom studentesco, come ammesso da Giulio Andreotti in Intervista a DeGasperi. Ha assunto per risolvere la disoccupazione nel mezzogiorno, ma ora parla di "sprechi", aprendo verso le Università private, che tuttavia non servono più del 5% della popolazione. Oggi si tagliano risorse selvaggiamente, peggiorando la situazione. La riforma Gelmini è la risposta banale di chi spegne la luce, senza guardare, non la soluzione intelligente!
Rimane che L’ITALIA è nel primo posto in Europa per l’esportazione di cervelli all’estero, il doppio della media UE! I fatti sono che l’Università italiana è la più economica d’europa sia come tasse che come costo allo stato. 700Eu e 7000$, rispettivamente, per studente. Costo totale carriera infatti in Italia 40mila$, media OCSE 47mila. Semmai, la Bocconi dovrebbe dar conto di cosa fa delle enormemente più alte tasse universitarie, dato che non è davvero privata, ma per metà pagata negli stipendi dallo Stato?
Oggi, già 60mila studenti se ne vanno all’estero, quindi la fuga dei cervelli comincia sempre più in tenera età!
Impegniamoci a mettere un freno alle lodi, a misurare la qualità della didattica con test standard informatizzati (GMAT, SAT etc) su materie base all’ingresso e all’uscita dal primo anno, e non sui “questionari della didattica” che sono molto dubbi. Impegniamoci a studiare degli incentivi diretti ai docenti di alta qualità didattica e a “ispezionare” i docenti meno virtuosi.
Siamo ben consci che le trasformazioni nei giovani sono di natura addirittura antropologica. Nell’articolo di Massimo Gaggi del Corriere del 29 Gennaio u.e., si descrive questo giovane “homo zappiens”, e se i nati nell' era digitale hanno percorsi mentali diversi, e non è detto sia un male, l'Università si deve adattare ad essi. Si deve abituare al “multitasking” degli studenti, cioè all'uso simultaneo di più strumenti elettronici, al cambiamento del loro modo di apprendere. Se gli studenti sono abituati a vivere «sempre connessi» (fare un videogioco e scambiare messaggi con un amico mentre si guarda la tv - e quindi anche mentre sono a lezione da noi), dobbiamo tenerne conto. Le Università devono sforzarsi di capire i cambiamenti in atto, senza abdicare al loro ruolo formativo.

Questo della loro “connessione” permanente ci fornisce però dei vantaggi, se li sappiamo guidare. Oggi abbiamo a disposizione su un qualsiasi IPhone, l'intero scibile umano riversato sul WEB, con la più grande enciclopedia del mondo, Wikipedia, poi YouTube, lezioni bellissime e completamente gratuite di grandi professori di MIT (MIT OPEN COURSEWARE), con oltre 1900 corsi, e parliamo del solo settore specifico dell'ingegneria, di cui i più “visitati” definiscono automaticamente la qualità dei docenti. I corsi sono disponibili già in molte lingue, oltre ovviamente all'inglese, come cinese, francese, tedesco, vietnamita, e ucraino. Manca l'italiano, ma certo ancora per poco... Limitandoci allo spagnolo, esso si appoggia su "Universia", un consorzio di oltre 800 università in Spagna, Portogallo, e America Latina.
E-learning è un termine confuso, che si interseca con OpenCourseWare, e spesso si è fatto in Italia con progetti nati vecchi in partenza, con grande dispendio di soldi pubblici, lasciando l’impressione di un sistema che non funziona. Un falso mito, dovuto alla bassa qualità di come è stato implementato, senza tutori preparati, con infrastrutture non funzionanti per mancanza di un pezzo della catena, o della manutenzione – al solito, nel pubblico. In USA ormai il 50% degli studenti lo usano, con un business di 38 Miliardi di Euro, che aumenta del 12-14 % all’anno. La previsione per i prossimi 4 anni è che arriverà a coprire l’81% degli studenti USA, mentre da noi si è fermi a pochi punti percentuali.
MIT e Harvard, vedrete, apriranno sedi a Bari, tra meno di dieci anni, e a costi bassi!
Consiglio di leggere Campus in Edicola Gennaio-Febbraio. COVER. LA MEGLIO GIOVENTU'. Nell'Italia dei «vecchi» al potere e al lavoro, nel Paese del futuro ipotecato, dell'ascensore sociale rotto, del precariato trionfante, essere giovani non è semplice. Puntare all'eccellenza, emergere, diventano le parole d'ordine per sopravvivere nella giungla forzata del precariato. Come stanno facendo i 100 supertalenti che Campus ha individuato in vari settori, dal management allo sport, dalla ricerca all'arte, dal web al non profit. 100 di voi. Tutti rigorosamente under 30.
Uno, Marco de Rossi, il Rettore Bambino, ha fondato a 14 anni Oilproject: una scuola virtuale di informatica. Oggi, a 19 anni, è ancora studente della Bocconi, ma Oilproject, con più di 9000 studenti, è leader italiano nel campo del free e-learning. Hanno parlato di Oilproject le reti televisive Rai Tre e Rainews24, i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il Messaggero e La Stampa, RadioBase (Popolare Network), RadioLinux, le riviste Linux Pro, Open Source, Hackerjournal, la rubrica di B. Severgnini del Corriere della Sera Online e portali internet come Punto Informatico, Gnuvox, ZioBudda, Annozero, Programmazione.it, Bismark.it, Zeusnews, OpenSourceMania, FreeOnline, Bicocca.net. Anche la blogosfera ha manifestato interesse per l'iniziativa.
Oilproject, a partire da novembre del 2009, non tratta più solamente materie connesse ad Internet e all'informatica. Si parla, in generale, di Innovazione ed approccio alla scelta.
Marco secondo voi diventerà prima Rettore o Dottore? Be Free to learn!
"La vera Università non ha un'ubicazione specifica. Non ha possedimenti, non paga stipendi e non riceve contributi materiali. La vera Università è una condizione mentale" Robert Pirsig

Cordialità,

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Prof. Michele Ciavarella
Politecnico di BARI
V.le Gentile 182
70125 BARI, Italy
tel+390805962811
fax+390805962777
http://rettorevirtuoso.blogspot.com/
facebook: michele ciavarella
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