mercoledì 10 febbraio 2010

I rischi dei "sogni" Silicon Valley in Italia -- o sogni di Silicone? speriamo in uno "SCIENCE DEBATE" ITALIANO !

Segnalo l'articolo a pagina intera su Corriere di oggi Ricercatori, nuovo esercito di disoccupati, pag.11.

Riprende un articolo «Piedmont, here you can». su Scientific American, un lungo servizio sul "piccolo Eden della ricerca scientifica" ai piedi delle Alpi.

Una vera catastrofe appare almeno al momento: sarebbero 26 i gruppi industriali ad alta tecnologia in crisi Dal Piemonte alla Campania si licenzia chi studia in azienda.

Gli oltre 1.5 miliardi di Euro investiti dall'indutria PRIVATA in ricerca in Piemonte, sarebbero finiti molto male... Quando si dice che il privato investe meglio del pubblico.. Qualcosa su cui riflettere per chi ha fatto gli altri sogni di silicone... sgonfiatisi rapidamente se non riassorbiti nel publico: Tecnopolis in Puglia negli anni '80, poi i distretti tecnologici, poi il grande sogno di grandi laboratori pubblico-privati, i centri di eccellenza, non si salva niente: pubblico o privato che sia, la Silicon Valley non si imita in Italia, almeno dai tempi di Giulio Natta e il Suo premio Nobel con la Montecatini e la plastica, in collaborazione con il grande tedesco Zener!

Se non si trova un modo "delta di Dirac" per fare un miracolo, noi in Italia non possiamo farci niente, siamo fuori gioco! Manca la struttura, manca la lingua, manca la voglia, manca una immigrazione selezionata, e non di colf e badanti ucraine!

Spero davvero che il "sogno" Istituto Italiano della Tecnologia funzioni, ma è davvero una "sfida" quasi Leonardesca, sulla quale dovremmo stringerci tutti intorno e incrociare le dita con il Direttore Roberto Cingolani, che invece è continuamente attaccato, anche da interrogazioni parlamentari, che non lo lasciano lavorare.

Consiglio invece un libro di Kaplan sulla "vera" Silicon Valley,
nata da un prof di Stanford Frederick Terman che incoraggiò David Packard e Bill Hewlett a mettere su la loro azienda, Sequoia Capital a investire 1 milione di dollari in a startup di Jerry Yang e David Filo: in mezzo, leggende come Fairchild Semiconductor, Intel, Kleiner Perkins, Apple, Oracle, and Netscape -- ma anche fallimenti, come William Shockley e Gary Kildall. O vogliamo parlare di Google e la sua megalomania, irrealizzabile in Italia?

E la crisi del 2001 ricorda che Silicon Valley non è sempre solo stata rose e fiori. I giovani licenziati, però, ricordo perchè ero a Berkeley in quegli anni, NON volevano andare a lavorare in "retirement jobs" come li chiamavano, posti da impiegato come diciamo noi, in IBM, per dire. Volevano andare a fare master MBA ad Harvard profittando della crisi (e Harvard infatti apri' una sede in California in pochi mesi), e poi ripartire con Startup.

Insomma, i giornalisti italiani riportano lo scandalo del momento, ma non la visione di insieme. Il vero problema è il sogno del posto fisso italiano. Deve finire! Il vero problema è che siamo piccoli, non possiamo pensare in piccolo, non possiamo restare alla Università di Galileo Galilei --- ammesso che quella funzionasse, e ammesso che non gli avessero fatto anche a Lui tanta resistenza...

In Italia, il circuito Scuola-Ricerca-Università-lavoro è al collasso, peggio di un carrozzone "Alitalia+Termini Imerese" e tutto alla decima potenza. I giovani non sono motivati, i grandi cervelli stranieri non li vogliamo, nè cattedratici, nè studenti, insistiamo a laureare i nostri svogliati studenti "sotto casa" che mangiano a pranzo con mamma e papà, abbiamo la classe docente più anziata di Europa, abbiamo riforme meritocratiche anche drastiche che non torcono nemmeno un capello alla situazione, sono cosmetiche e gattopardescamente ci sfiorano, se non le riteniamo persino irricevibili, come sembra fare il Rettore della Sapienza che ha già sfidato il Ministro a mandare un commissario. Ma in parte a ragione, riforme, senza strumenti, e addirittura con tagli pesantissimi. Da che riempire di articoli di legge, ma che non valgono nemmeno la carta su cui sono scritte, se non per avere il merito di accelerare ormai inevitabile e prossimo collasso.

E questi sono i risultati. Siamo ancora a ragionare sulla necessità o meno di "valutazione". Abbiamo avuto l'autonomia Universitaria, ma senza "Responsabilità". Ci scandalizziamo se una Università Virtuosa come Trento ha una gestione più snella e autonoma, che gli deriva da una regione ricca con il reddito procapite tra i piu' alti di Europa, da una regione a statuto speciale, e qualcuno scrive che sarebbe stata "venduta" per 3 milioni di Euro! Giornalista di turno, forse 3 miliardi di Euro sarebbe una vendita, non 3 milioni di Euro. Che ignoranza.
Semmai, anche Trento soffre del "blocco delle assunzioni" imposto dal Ministero, in barba a qualsiasi virtuosità --- se non può assumere Trento, il piu' virtuoso, chi lo fa? Trento ha ricevuto 6 milioni di Euro di premio dal Ministero per essere il piu' virtuoso, una beffa di meritocrazia!


Non un caso che le vere Silicon Valley si stanno facendo a Bangalore in India, dove i Politecnici che spendono anche meno di noi, selezionano gli studenti uno su cento, non cento su cento come facciamo noi ... Si veda anche qui. Intanto Dubai ci prova con i soldi del Sultano.

Incrociamo le dita, con le nostre Università virtuose se danno lavoro entro 2 anni dalla laurea come chiedono i parametri Gelmini -- e che non controllano che lavoro, quanto dura, e quanto paga? Con le riforme che premiano chi fa passare chiunque al primo anno, bella meritocrazia!

Ci sarebbe da ridiscutere tutto, ci sarebbe da prendere il meglio e portarlo fuori dal sistema, ma senza mandarlo all'estero prima che ci vada per sfinimento.

Speriamo in uno "SCIENCE DEBATE" ITALIANO !

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