martedì 27 dicembre 2011

La gara delle Ope Legis nella storia della Università italiana

Mi è arrivata la domanda intelligente, di quale sia stata la più grande ope legis nella storia della Università italiana.

Una analisi della % nella famosa ope legis del 1982 la abbiamo già riportata qua. Si tratta di 40 mila nuovi docenti nel senso di stabilizzazione e quindi numericamente forse è la più grande, ma dal punto di vista della promozione ad associato, io calcolavo una percentuale di promozione intorno al 30%.

Che quella ope legis dei favolosi anni '80 fosse un errore, tanti lo hanno detto. Segnalo ad es. un interessante intervento di Ignazio Marino al convegno sulla ricerca, organizzato anche dal Forum Ricerca e Università del PD, alla sede nazionale.

"credo sarebbe opportuno valutare i circa 30.000 professori (associati e ordinari) entrati in ruolo successivamente alla legge del 1980 e chiedere il pre-pensionamento per coloro che nell'ultimo terzo di secolo non hanno prodotto nulla scientificamente. Al tempo stesso si dovrebbero ammettere nel mondo accademico altrettanti giovani pronti e felici nell'essere valutati sulla base dei loro risultati ogni 3-5 anni. Insomma, un criterio di merito più che anagrafico. "


Su altri paragoni nella storia universitaria, segnalo dal mio commento al Libro di Graziosi, qua.


In particolare, segnalo un grafico che ho ricavato io stesso.

In figura sono tracciati alcuni dati presi dal libro sul numero di docenti (qui si è voluto equiparare incaricati e assistenti ad associati e ricercatori del post 382 degli anni 80, anche se le figure precedenti erano molto piu' precarie delle successive), con i dati rapportati all'unità nel 2008. Si vede chiaramente che tutte le varie categorie hanno avuto un aumento all'incirca simile, con una certa differenza nella dinamica degli assistenti/ricercatori che sono diminuiti di peso negli anni '80 per via delle promozioni di massa ope legis, e invece curiosamene seguono come numero esattamente la dinamica degli ordinari dopo il 1990. La crescita piu' ripida comunque appare chiaramente quella della categoria degli ordinari, che, contrariamente a quanto si dice solitamente, era piu' numerosa in proporzione in passato, anche se con un ruolo infinitamente piu' importante.

Per i concorsi Berlinguer, che ovviamente nemmeno difendo, dal Libro di Graziosi pag.101 leggo che nel 2000-2002 "il numero di ordinari esplose, passando dai meno di 13.000 del 1999 a piu' di 19000 del 2005, con un aumento di quasi il 50%. Tuttavia, sono 6000 che passarono ordinari, a partire da 15.600 associati, quindi una promozione del 38% degli associati!

Gli associati crescevano del 20%, e i ricercatori del 10%.

Quindi se proprio dobbiamo lasciare parlare i numeri, gli associati intorno al 2000 si sono fatti la vera OPE LEGIS. Non ci sono dubbi.

Siamo nelle stesse condizioni ora? E' cosi' che vogliamo fare? Avete sentito parlare di Grecia e crisi internazionale? Errare humanum est, sed diabolicum lo avete sentito dire? Io parlo contro il mio interesse dato che sono associato, e mi piacerebbe per il mio puro interesse una altra OPE LEGIS tipo i concorsi degli anni 2000, concorsi Berlinguer, dell'ex Rettore di Siena Luigi Berlinguer, poi Ministro dell'Università. Siena tra parentesi, non è oggi la più indebitata delle Università?


In conclusione, la classifica delle ope legis, dalla peggiore alla migliore è

1) concorsi Berlinguer (x associati) -- 38% di promossi
2) concorsi L.382 degli anni '80 (solo nel passaggio da Assist.Ord. ad associati) -- 33%
3) concorsi Merafina (passaggio da ric. ad associato) 27%

Andrebbero fatte le intere tabelle di tutti i passaggi per vedere quello più cospicuo. Naturalmente, questi sono significativi in senso statistico, perchè non sappiamo quanti bravi ci sono nel campione. Notate che una promozione al 100% è sicuramente meno meritocratica di una promozione al 10%, ma lo è altrettanto di una allo 0%.

PS. Tanto per dirvi che io so bene come sarà dura far passare anche qualcosa della mia proposta, ecco una risposta interessante di un importante personaggio politico. In pratica, fa capire che un motivo politico almeno della sinistra per fare le ope legis, di fatto, è che quando c'è abbondanza, passano ANCHE i bravi !!!

ora vorrei capire quando non c'e' abbondanza allora a che servono le OPE LEGIS. Lui conclude che manca una strategia politica, io direi che mancano intanto i SOLDI per fare le "strategie" politiche del passato, ossia buttare via tanti soldi, che qualcuno dei soldi viene anche buttato bene!!

Io avrei un suggerimento di riserva a questo punto nella prossima comunicazione con Profumo: visto che da soli non ne usciamo, facciamo esattamente come fanno i paesi in quasi bancarotta:- chiediamo soldi all'estero, alle università straniere o ai governi stranieri, però poi diamo retta a come vogliono fare loro.

che ne dite? ci penso su un poco, in modo che quando mi faranno notare la prossima volta questa osservazione del politico di cui sotto, ho pronta la risposta!

saluti,
MICHELE CIAVARELLA


DA UN POLITICO:

La passione dei professori universitari (giovani o anziani che siano) per i “meccanismi” concorsuali è smodata eppure tutti sanno o dovrebbero sapere che nessun “meccanismo” ha mai funzionato. O meglio, ha funzionato sempre nella medesima direzione (lobbies accademico-scientifiche forti a livello nazionale, con un’unica breve eccezione a fine anni ’90 subito dopo la legge Berlinguer) e, da quel che ho letto in un tuo recente sfogo, persino contro di te stesso. Devo essere più preciso: un’altra eccezione ci fu all’inizio degli anni ’80, quando divenni io ordinario, perché era talmente enorme il numero di nuovi posti messi a concorso che era “facile” premiare i più bravi indipendentemente dalle scuole di provenienza e persino assumere stranieri. Tempi d’oro per l’università italiana, naturalmente a prezzo di una lievitazione della spesa pubblica di cui oggi paghiamo le conseguenze. Ma la parte che ci compete di quella lievitazione sostenne la transizione (rimasta poi parziale) all’università per molti rispetto a quella per pochi, cioè quella che io ritengo un successo sociale e culturale. D’altra parte 15000 ricercatori, 15000 associati, 15000 ordinari (DPR 382/1980) per 1.500.000 studenti circa non era mica una formula sbagliata né in quantità né in “profilo”. Ah, il buon senso degli antichi! Inoltre la fioritura della ricerca italiana a fine ‘900 (pensa anche ai PRIN, ai progetti finalizzati e ad altre iniziative intelligenti) è attribuibile a quelle scelte politiche. Quello che oggi manca è proprio una strategia politica, altro che ricette tecniche più o meno esoticamente brillanti o apparentemente tali.

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