domenica 5 aprile 2015

jobs act o buona università --- la Riforma Renzi. Di che si tratta: andiamo verso le Teaching Universities USA?

Qualche giorno fa, su Repubblica é stata pubblicata un'intervista al Ministro Giannini - su un tema non specifico dell'Università - in cui la stessa ha dichiarato:
Ora parte la "Buona Università".
"Sarà un anno costituente per gli atenei italiani. Siamo al lavoro da alcune settimane, in estate offriremo il progetto. Toglieremo l'università dal regime contrattuale della funzione pubblica per costruirle attorno un contratto proprio. Università e ricerca hanno regole e obiettivi specifici che non sono quelli del pubblico impiego".

Ci sono 2 novità schizofreniche da parte del governo.  Da un lato si approva un DM che istituzionalizza il precariato dei "contrattisti" della docenza allargando le maglie a quelle Università che ne fanno largo uso (che come al solito sono più furbe di noi), e dall'altro si parla di una Riforma alla Legge Gelmini che abolisca il precariato con forme a tutele crescenti.  In generale, mi pare di leggere tra le righe la tendenza verso una separazione tra didattica e ricerca tipica delle Teaching Universities in USA che affidano a personaggi di varia natura, ma non dediti alla ricerca, l'insegnamento, mentre pochi docenti fanno ricerca e inseguono contratti di ricerca sempre piu' spinti dagli amministrativi per via che ottengono gli overhead.


Non ho ben capito cosa sta succedendo. avevamo un sistema che funzionicchiava, poi hanno voluto cambiare e bloccare i concorsi (turnover bloccato prima al 20% poi a % maggiori ma in funzione della virtuosità delle Università, variamente declinata), per arrivare a sottofinanziare l'università e bloccare il ricambio generazionale necessario per mantenere o anche aumentare il numero di studenti (che invece sta scendendo perchè hanno capito che l'Italia ha scelto un'economia da secondo o terzo mondo), con il risultato che negli ultimi 20 anni (ossia dal primo gov. Berlusconi del 1994) L'italia ha ridotto del 20% la sua spesa pubblica in istruzione, università e ricerca, e siamo agli ultimi posti tra i paesi Ue e OCSE per investimenti nell'università, numero dei laureati, e in molti altri parametri). A parte isole felici come IIT e IMT di Lucca, e beato chi ci lavora...
Ma la Riforma Gelmini-Berlusconi prevede già il sistema di entrata a tutele crescenti... di cui si parla tanto ora con Renzi (RTDa e RTDb) o quello di Renzi è ancora più articolato?   E a cosa serve articolarlo di più se non si iniettano soldi?   Ma non bastava sbloccare il turnover? Senza soldi stiamo tutti qua a prenderci in giro!     Forse parlano di forme intermedie tra docenti a contratto e RTD-A, ossia intermedie tra i 2000 eu/anno che pero' erano a volte erogati a docenti professionisti importanti a titolo rimborso spese, e non per far sopravvivere un precario ma anche senza esperienza), e i 1500 Eu/mese degli RTD-A, che forse Renzi giudica eccessivi, seppure sono per 3 anni?  Mi risulta che i corsi di laurea si possono già coprire con RTD-A, quindi di cosa stiamo parlando?
Non dimentichiamo ciò che è stato. Le parole di Tremonti sull'Università erano: AFFAMA LA BESTIA. E la Gelmini, ammantando di riforme le sue porcherie eseguiva solo tagli indiscriminati dettati dal MEF di Tremonti, Milanese &Co.  Questo l'abbiamo capito ora, non subito (a parte qualche intelligente) e i ricercatori riuscirono a strappare con grande rivolta 200 milioni di piano straordinario associati. Ora Renzi sta dicendo di dare alla bestia dei falsi pezzi di carne per i precari?   Aspettiamo di vedere in concreto di che si tratta: 80 eu in più ai RTD?
Poco chiaro!
Dal sito sindacale della FLC-CGIL leggo una presa di posizione:  L'emergenza Università richiede quindi altri interventi. A fronte del crollo del personale universitario (- 30% per i soli professori ordinari dal 2008 al 2013, -21% il totale dei docenti in meno), del contestuale incremento (in chiave sostitutiva) di ricercatori e docenti precari con svariate (e fantasiose) forme contrattuali; dell'espulsione di più del 93% dei ricercatori precari negli ultimi 10 anni, come testimoniano i dati di “Ricercarsi”; non si può rispondere con giochi di prestigio.





Ci sono somiglianze con la proposta Paleari?  La quale mi sembra seria ed equilibrata e senza troppa retorica.  Ma che parla concretamente di iniettare 300 milioni di Euro stabili per anno di punti organico. Non una sciocchezza e non parole vacue al vento.



Uno degli obiettivi è sicuramente quello di restituire piena autonomia agli atenei, scioglierli da quei lacci e da quei vincoli che troppo spesso ne bloccano l'iniziativa" spiega la senatrice Puglisi, responsabile scuola, università e ricerca della segreteria del Pd, sottolineando come il modello "buona scuola", che ha notevolmente ampliato competenze e responsabilità dei dirigenti scolastici, è la traccia da seguire. I rettori godono tuttavia di un'autonomia piuttosto elevata. Per questo si agirà piuttosto sulla libertà di esercizio di tale discrezionalità piuttosto che sull'aumento dei poteri.


Ma la vera novità, quella destinata a far discutere, è un'altra. Ed è quella della riforma dei contratti universitari. Una sorta di traslazione del jobs act, che tenga conto della particolare autonomia degli atenei, ma che trasformi la miriade di forme contrattuali a tempo di assistenti, ricercatori e collaboratori in un'unico contratto sul modello delle tutele crescenti, per sbloccare in entrata l'ingresso ai giovani, oggi impegnati in uno slalom che può durare anche un decennio tra collaborazioni e borse di studio prima di arrivare alla sospirata regolarizzazione. "Uno sblocca università - riassume Puglisi - che da un lato elimini le norme e i vincoli inutili e dall'altro dia certezza lavorativa a chi è impegnato nei nostri atenei".

Quindi voi pensate che si stia pensando a forme intermedie tra docenti a contratto a RTD-A?

lo dicono alcuni giornalisti parlando (a casaccio) facendo anche confusione ridicola pensando di poter estendere la portata della sentenza della corte di giustizia sui precari della scuola al caso dei contrattisti che non c'entra assolutamente nulla...  In effetti vorrei che qualcuno mi chiarisse 2 cose: (i) le sentenze della corte di giustizia sui precari scuola e come si possono estendere alla Università, e (ii) il jobs-act che forme prevede rispetto a quelle esistenti nella legge Gelmini.

il jobs act non riguarda il pubblico impiego. la corte di giustizia ha stabilito, tra le altre cose, che il lavoro a tempo indeterminato è la regola e quello a tempo determinato l'eccezione che si giustifica solo in presenza di precise circostanze. e che la legge italiana che consente supplenze annuali a oltranza per chi ha avuto già contratti per più di 3 anni viola il diritto ue.

quindi questo come va in conflitto con i cosiddetti precari dell'università? forse stiamo parlando non di RTD-A ma di docenti a contratto a 2000 Eu/anno che vengono usati per 10 anni all'univ come il caso di Matteo Fini (che pero' spesso non hanno titoli o tempo di fare ricerca e quindi non riescono a entrare).



Vedremo......... Intanto non è che si sta pensando molto più semplicemente a non chiudere corsi di laurea (visto che si vuole mantenere in piedi l'offerta a rischio di perdere i già troppo pochi studenti)?

Siamo da sempre sotto la metà della media europea come studenti, e questo restringimento del numero studenti non farebbe che altro male, dal punto di vista politico.   E allora forse sotto sotto quello che dice il "fatto quotidiano"  “Corsi di laurea garantiti da docenti precari? Governo mette toppa pericolosa” sembra probabile.  Si vogliono di fatto solo creare delle categorie precarie per mantenere in piedi i corsi di laurea.  Il Ministero dell’Istruzione ha deciso di includere anche i professori a contratto nel calcolo del numero minimo di docenti necessario a mantenere un corso di laurea. Una mossa della disperazione quasi obbligata, a causa delle sempre più profonde lacune di personale degli atenei dovute al blocco del turnover. Ma per fronteggiare l’emergenza il Miur ha deciso di fare ricorso a docenti precari, invece che bandire nuovi concorsi e procedere a vere assunzioni. Il regalo di Pasqua del Miur all’università italiana è il decreto ministeriale 194/2015, con cui Stefania Giannini stabilisce una svolta abbastanza radicale: per i prossimi tre anni (fino al 2018), gli atenei possono far ricorso anche ai docenti a contratto per attivare corsi. E questa scelta potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, come spiega Roberto Lagalla, rettore dell’Università degli Studi di Palermo e vicepresidente della Crui (la Conferenza dei rettori): “Oggi si salvano corsi a rischio estinzione, domani al Ministero potrebbero avere non pochi problemi”.


Fino ad oggi questi dovevano essere di ruolo, con una soglia massima del 5% di precari. Il decreto dilata (e non di poco) tale quota, fino a un terzo del totale. E questo permetterà di alleggerire i parametri attuali, riducendo in media del 30% il numero di docenti a tempo indeterminato indispensabili.


Un riassunto di quei dati si trova nell'articolo su ROARS: 10 anni sprecati. Cos’è successo ai precari dell’Università nell’ultimo decennio? 
–      fra il 2003 e il 2013 i contratti precari della ricerca sono quasi raddoppiati, passando da poco meno 18.000 nel 2003 a più 31.000 nel 2013.
–      In questo stesso decennio nelle Università italiane hanno lavorato con contratti precari oltre 65.000 ricercatori. Di questi più del 93% non è stato assunto ad oggi nel sistema universitario.
Anche se non si capisce bene la definizione di "precari", non si può non concordare con la conclusione di CGIL.... All'Università italiana servono piuttosto un reclutamento straordinario di nuovi docenti,sblocco del turnover per tutto il personale universitario e serie politiche di investimento.




Qualcuno dice che per lo strapotere del CUN, dei fautori del ruolo unico, e di altre visioni catastrofiche, siamo vicini ad un collasso dei ruoli, degli stipendi e disastri vari....

Volendo essere propositivi, andrebbe propugnato il modello non dico della
• l’University of California (UC) che e’ notoriamente pubblica ma anche di primissimo livello, e che forma ca 200 mila studenti su 10 campus, permettendo pero’ l’entrata solo al migliore 12.5% degli studenti dei licei su base di test nazionale standard
, ma almeno quello del
• California State University (CSU), di livello inferiore ma ancora discreto permettendo l’entrata solo al 30% dei voti piu’ alti,  con stipendi piu’ bassi per i docenti e il personale, ma con circa 400 mila studenti e 23 campus

Senza scivolare invece alla università puramente teaching simile ai 110 Community Colleges (CCCS) Californiani con oltre 2.5 milioni di studenti, aperta a tutti e completamente gratis per i residenti in California.....

saluti, MC

PS su molti dibattiti nei social vedo che siamo a fare i distinguo sulle categorie esistenti.... pare invece se ne vogliano creare di nuove, presumibilmente intermedie tra prof. a contratto e RTD-A. se pero' qualcuno dice che RTD-A è troppo precario, allora a maggior ragione non aspettasse l'ultimo momento per lamentarsii di quanto vuole fare il governo. Se viceversa, come me, ritiene che RTD-A va benino, e vuole solo piu' soldi nel sistema, allora lo dicesse. Se infine c'e' chi ritiene che qualche forma di lavoro tipo prof. a contratto per chi già lavora altrove è valida soluzione all'americana per i "teaching assistant", creando per la prima volta una categoria che non avrà futuro stabile nell'università perchè non fa ricerca (alla Matteo Fini per intenderci), come avviene già in USA, allora lo dica. Ma non limitiamoci a litigare sull'esistente, è inutile!

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