Carissimo, sono daccordo sulla Tua spiegazione e interpretazione, perche´ sembra che stiamo giocando il gioco di chi fa la prima mossa. I docenti a darsi una regolata, e a cambiare anche il modo antiquato e anarchico di funzionare, o gli studenti a chiedere un sistema piu´serio? Ti anticipo che la mia risposta sara´ che voi avete paura che la selezione che oggi obiettivamente dura, ma disordinata, e disorganizzata, non deve affatto essere resa piu´ dura, ma disordinata, e disorganizzata, ma invece scorrevole ed equilibrata, e diluita lungo tutto il percorso di studi, durante i corsi, con "seminari" e "esercitazioni interattive" e tutte le altre proposte che ho fatto. Non mi aspetto che molti docenti aderiranno, ma cmq progetti pilota si potrebbero fare.
Ti ho pubblicato la lettera, ma Ti chiedo a questo punto 5 proposte da farmi nei prossimi giorni, e anche se almeno 5 delle mie ti piacciono. Magari coincidono!
MC
Gentile Professore,
sono uno studente del Politecnico di Bari al terzo anno e le scrivo questa
mail che qualora lo ritenesse opportuno potrà riportare sul Suo blog.
In merito alla sua provocazione (in senso buono) che recita
“Devo dire che condivido il pessimismo, nei
sondaggi del mio blog emerge poca voglia di nuovo anche da parte degli studenti,
quasi che la maggiorparte di chi rimane al sud, gridi all'università cosi'
com'e', senza grandi ambizioni. Alcuni sondaggi nel blog stanno indicando pero'
che a fronte di questa maggioranza inerte, c'e' una piccola parte che vorrebbe
università più seria, più dotata, più europea.”
Ebbene io non mi accontento di un’università “così com’è” e neanche ho poca
voglia di nuovo perciò vorrei descriverle il mio punto di vista, scusandomi in
anticipo di alcuni passaggi che potrebbero sembrare “duri” ma che contengono,
spero, uno spunto di riflessione, premettendo ovviamente che fare di tutta
l’erba un fascio è sempre sbagliato per ambe le parti.
Ci piacerebbe fare grandi cose, vogliamo fare un’università orientata
maggiormente alle moderne tecnologie di divulgazione ma vorrei ben sottolineare
come molti docenti non solo non abbiano una loro pagina web di riferimento dove
trovare almeno un indirizzo email, un orario di ricevimento e qualche
informazione sul corso (utile per chi non ha seguito) – ma nemmeno un programma
aggiornato! (e potrei tranquillamente includere “x” attuali candidati rettori in
quest’ultima categoria). Dov’è allora la volontà di cambiare l’ateneo se nemmeno
a costo praticamente zero non si riesce a fornire allo studente l’elenco delle
cose che deve studiare? Servono capitali ingenti o un rettore con particolari
attitudini per sistemare questo, o è solo questione di
volontà?
Ho visto situazioni come docenti che sovrappongono le date di appello nello
stesso anno, e che invece di arrivare presto a una soluzione comune pensano solo
a punzecchiarsi a distanza, con gli studenti nel mezzo. Servono capitali ingenti
o un rettore con particolari attitudini per sistemare questo, o è solo questione
di volontà?
Caro Professore, dal basso della mia inesperienza e assenza di titoli di
rilievo vorrei solo rispolverare il concetto che un vero confronto va fatto a
parità di condizioni. Facciamo un bel confronto tra quello che l’università
europea media offre a livello - anche umano - rispetto al Politecnico di
Bari normalizzando le situazioni e forse risulterà evidente che tra il 12% degli
studenti che abbandonano al primo anno (lo disse il nostro ex-rettore in
un’intervista), tra quelli che hanno una media bassa, tra quelli che si
ritrovano inevitabilmente fuori corso per una serie di “disfunzioni”
amministrative e didattiche – e perché no - tra quelli che non hanno votato alla
terza opzione del Suo sondaggio (mi includo fra gli “inerti”, come da Lei
denominati), FORSE non ci sono solo persone stupide e “sfaticate” come si dice
al sud Italia, ma magari famiglie che a fronte di problemi economici deve
stringersi un po’ di più nell’acquisto di libri di oltre 80€ ciascuno (magari
scritti dallo stesso docente) o che è stato solo vittima di una didattica fine a
se stessa e poco organizzata. Forse in un altro ateneo non vieni a sapere che
alcuni docenti dicono “è inutile che lo riprovi, tanto non lo passerai mai” o
“hai avuto un voto buono ma per me hai copiato quindi ci rivediamo la prossima
volta” o uno stesso professore che dice “qui i professori del dipartimento X (mi
censuro – di cui egli fa parte) fanno di tutto per ostacolare gli studenti” .
Forse tutta la gente che ha abbandonato sentendosi irrimediabilmente
amareggiata per un fallimento del genere, in un’altra università Europea avrebbe
potuto fare quanto gli altri o magari anche di più. Questione di fondi o di mera
volontà?
Sinceramente non capisco il senso della parola “europea” se basta già
andare al nord Italia e notare come almeno i programmi didattici aggiornati
(magari anche vecchi di 2 anni – ma non di 5!!) siano disponibili per tutti – e
lasciamo pure perdere il discorso di sapere almeno approssimativamente le date
in anticipo degli esami..
Forse è stato un po’ avventato mischiare il discorso voti con il discorso
serietà e selettività? Badiamo bene che lo stesso tipo di trappola mentale
potrebbe portare alla relazione super curriculum = super rettore, il che
assolutamente non è vero; secondo la mia modesta opinione non ci serve tanto uno
scienziato alla guida di questo importante organo ma di una persona saggia e
capace di gestire i fondi, di mettersi in gioco e di avere la faccia tosta di
confrontarsi apertamente con la realtà interna al politecnico prima che con i
rapporti esterni.
Alla luce di tutto questo direi che il poliba è già abbastanza selettivo
così com’è, visto che in relazione alle esperienze riportate gran parte di chi
vorrebbe fare ricerca si vede bene dal rimanere nel nostro ateneo; che gli
studenti non vengono tanto visti come gli ingegneri di domani che si spera
possano in futuro scoprire e inventare cose favolose per le future generazioni
(compresi gli stessi figli/nipoti del corpo docente e amministrativo – ma forse
non ci arrivano) da accompagnare nella loro formazione ma solo come mezzo per
rimanere a galla nella struttura universitaria. Volontà?
La saluto con rispetto
G. Favia
Ora vorrei partire con le mie 3 idee, che volutamente vogliono rimanere "di
basso profilo". Dico basso perché avrei potuto facilmente invocare
la semplice mancanza cronica di carta igienica nei bagni, l’introduzione di aree ricreative, la ristrutturazione dello stabile stesso, il fatto che per scarsità di postazioni e grandezza dei laboratori ci vien chiesto di portare dei pc in aula ma che non sappiamo a quale presa attaccarli,
e tante altre cose per cui servono fondi di una certa importanza, che non sono rapidamente praticabili o che non gioverebbero in maniera diretta alla qualità dell’insegnamento. Inoltre ignoro
completamente il bilancio del politecnico, e mi proclamo un ignorante in
economia, oltre che dei molti meccanismi del nostro ateneo che ovviamente
non sono chiari ad uno studente tipo quale sicuramente sono, quindi potrei ora non essere esatto in quel che dico.
1. Sarebbe opportuno che una volta ogni anno (o magari ogni volta che ne
cambia uno o quando cambia l'ordinamento) i professori di uno stesso corso
di laurea abbiano la santa pazienza di riunirsi e mettere a confronto i
loro programmi. Io per primo ho dovuto ripetere nei vari corsi qualche volta
gli stessi argomenti dalla durata di poche decine di minuti fino a CFU veri
e propri le stesse identiche cose, cose che certe volte venivano spiegate in
maniera striminzita e poco chiara (per il tempo ristretto a disposizione di
un approfondimento), con indubbi effetti sul punteggio totale di un appello
(torniamo al discorso voti/qualità) salvo poi essere ripetute come si deve
in un corso apposito - ne valeva la pena? Oltretutto immagino che neanche ai
docenti vada bene ciò (spero).
2. Potenziamento dell'osservatorio della didattica: lasciando stare il fatto
che i questionari per alcuni professori non arrivano (...), sarebbe bello
istituire una sorta di forum o portale in cui valutare l'operato di quel
professore X circa il percorso fatto insieme in maniera anonima ma pur
sempre accedendovi con referenze affidabili (si potrebbe sfruttare il login
di ESSE3). Sarebbe una specie di bacheca, che il docente leggerebbe
raccogliendo consigli per lo svolgimento dello stesso corso l'anno
successivo potenziando davvero la qualità dell'insegnamento. Ad esempio si
potrebbe scrivere "prof, quel passaggio non era tanto chiaro quel giorno, o
quella cosa sarebbe belle approfondirla, o quell'altra ridurla se possibile
perché già affrontata o poco interessante" (ci avviciniamo così all'idea n2
di facebook qua sopra - ma magari più formale e non vista come ricevimento o
aiuto al quale rispondere ma come semplice consiglio da tener d'occhio).
Dico questo perché i fogli che ci vengono dati da compilare credo che molti
docenti non li guardino nemmeno o che non si facciano domande, inoltre una
crocetta non mi sembra abbastanza efficace e densa di contenuti per
migliorare la didattica.
3. Eventi del politecnico: sono stato molto contento nello scoprire che ogni tanto viene qualcuno da fuori a spiegarci le proprie visioni e cosa fa nell’ambito della ricerca ma questo aspetto potrebbe essere molto più sfruttato. Io credo che quando qualcuno è realmente interessato al mondo a cui si affaccia, sappia affrontare molto meglio le sfide che gli si pongono di fronte.
Termino dicendo che quando andare all'università non sarà vissuto come la
schiavitù di studiare anni aggrappato ad una sempre più fioca speranza di
trovare lavoro (o solo di portare a casa la pagnotta per chi ci lavora) ma
come uno strumento di confronto; come un luogo di piacere, il piacere di
acculturarsi accettando nuove sfide e portandole a termine, magari con una
buona dose di cooperazione, dove sarebbe bello capire la differenza tra
meritorietà e meritocrazia; un luogo dove chi viene da fuori con l'erasmus
non se ne vada con le mani tra i capelli ma con una gradevole sensazione di
appagamento, per non aver buttato tempo e denaro, per aver imparato qualcosa
di utile che non avrebbe imparato altrove, per portare fuori dalla Puglia e
dall'Italia il tanto agognato "buon nome" del Politecnico di Bari.
(mi
vorrà scusare se riduco il rapporto da 5 vs 5 a 4 vs 4 ma per ragioni
di tempo e ignoranza sulle questioni, temo di non poter completare - oltre
all'eccessiva prolissità dell'articolo che potrebbe spaventare qualcuno)
Farò ora un excursus analizzando le Sue proposte che mi hanno colpito
maggiormente ed inseguito provando ad abbozzare qualche mia idea.
1. Double degree italiano: la mia perplessità riguardo una legge degli anni
30 che non permette ad uno studente di iscriversi a un secondo corso di
laurea contemporaneo al primo penso sia altrettanto forte quanto la Sua. Non
capisco sinceramente perché una persona debba aspettare di finire la prima
per iniziare la seconda aspettando 5 anni di tempo (se va bene) ammettendo
di avere la consapevolezza di poterle farle assieme (o almeno di capire
quale delle due è adatta per la sua carriera - scartando l'altra);
soprattutto se pensiamo che i corsi del medesimo "tipo" - riferendomi a
ingegneria, in questa sede - hanno molti ma molti esami in comune. Auspico
assieme a Lei, quindi, una revisione di questa normativa assolutamente
estemporanea, oltre che un filino ipocrita poiché i double degree già si
fanno con gli atenei esteri (ad esempio Poliba/NYUniversity come ben
sappiamo).
2. Introduzione di lezioni e videolezioni via web: direi che un ateneo che
si vanta di essere il più importante del sud Italia dovrebbe avere (avere
avuto) una base solida di informatizzazione della didattica, a maggior
ragione un politecnico, che verte a fare dell'innovazione la sua bandiera.
Io stesso cerco di migliorare il mio apprendimento tramite i video della
Nettuno da Lei citati o anche video registrati in aula per i quali viene
logicamente chiesto il permesso di filmare e divulgare (basta cercare i
video di un certo lotti86 di Tor Vergata su Youtube per rendersene conto – più facile a farsi che a dirsi quindi)
mentre qui ho avuto un professore che si imbestialiva solo a vedere l'ombra
di un registratore audio, ma non sempre tutto ciò è soddisfacente perché a
parità di materia i programmi possono differire, e anche se uguali un
professore può naturalmente avere un modo diverso di approcciarsi ad un’identica problematica.
3. Una sorta di ricevimento studenti online: anche se a prima vista possa
sembrare alquanto bislacco e utopistico, a conti fatti, lasciare qualche
messaggio di spiegazione su un forum dedicato o magari su un gruppo di
facebook creato ad hoc per quel corso - sfruttando l'enorme bacino di utenza
di cui gode il portale - potrebbe alleggerire il carico di ricevimento
"fisico" dello stesso docente perché non avrebbe la casella email tartassata
dalle stesse domande (didattiche si, ma anche organizzative), gli studenti
avvalendosi di tutte queste informazioni "congelate" sul web e
immediatamente rintracciabili guadagnerebbero tempo utile e stimolerebbe
altresì il dibattito tra gli stessi generando poi lezioni in aula davvero
più appaganti per ambo le parti.
di tempo e ignoranza sulle questioni, temo di non poter completare - oltre
all'eccessiva prolissità dell'articolo che potrebbe spaventare qualcuno)
Farò ora un excursus analizzando le Sue proposte che mi hanno colpito
maggiormente ed inseguito provando ad abbozzare qualche mia idea.
1. Double degree italiano: la mia perplessità riguardo una legge degli anni
30 che non permette ad uno studente di iscriversi a un secondo corso di
laurea contemporaneo al primo penso sia altrettanto forte quanto la Sua. Non
capisco sinceramente perché una persona debba aspettare di finire la prima
per iniziare la seconda aspettando 5 anni di tempo (se va bene) ammettendo
di avere la consapevolezza di poterle farle assieme (o almeno di capire
quale delle due è adatta per la sua carriera - scartando l'altra);
soprattutto se pensiamo che i corsi del medesimo "tipo" - riferendomi a
ingegneria, in questa sede - hanno molti ma molti esami in comune. Auspico
assieme a Lei, quindi, una revisione di questa normativa assolutamente
estemporanea, oltre che un filino ipocrita poiché i double degree già si
fanno con gli atenei esteri (ad esempio Poliba/NYUniversity come ben
sappiamo).
2. Introduzione di lezioni e videolezioni via web: direi che un ateneo che
si vanta di essere il più importante del sud Italia dovrebbe avere (avere
avuto) una base solida di informatizzazione della didattica, a maggior
ragione un politecnico, che verte a fare dell'innovazione la sua bandiera.
Io stesso cerco di migliorare il mio apprendimento tramite i video della
Nettuno da Lei citati o anche video registrati in aula per i quali viene
logicamente chiesto il permesso di filmare e divulgare (basta cercare i
video di un certo lotti86 di Tor Vergata su Youtube per rendersene conto – più facile a farsi che a dirsi quindi)
mentre qui ho avuto un professore che si imbestialiva solo a vedere l'ombra
di un registratore audio, ma non sempre tutto ciò è soddisfacente perché a
parità di materia i programmi possono differire, e anche se uguali un
professore può naturalmente avere un modo diverso di approcciarsi ad un’identica problematica.
3. Una sorta di ricevimento studenti online: anche se a prima vista possa
sembrare alquanto bislacco e utopistico, a conti fatti, lasciare qualche
messaggio di spiegazione su un forum dedicato o magari su un gruppo di
facebook creato ad hoc per quel corso - sfruttando l'enorme bacino di utenza
di cui gode il portale - potrebbe alleggerire il carico di ricevimento
"fisico" dello stesso docente perché non avrebbe la casella email tartassata
dalle stesse domande (didattiche si, ma anche organizzative), gli studenti
avvalendosi di tutte queste informazioni "congelate" sul web e
immediatamente rintracciabili guadagnerebbero tempo utile e stimolerebbe
altresì il dibattito tra gli stessi generando poi lezioni in aula davvero
più appaganti per ambo le parti.
4.
L’ottimo “Regional Dream”che tanto desidera: assolutamente si, se uno studente
ritiene un corso ad esempio della sede di Taranto più adatto ai suoi interessi,
dovrebbe avere l’assoluta libertà di frequentarlo qualora lo ritenesse opportuno
e fattibile, senza pasticci burocratici di sorta; purtroppo mi rendo conto che
questo sarebbe davvero difficile da organizzare: vorrei solo dire che in
segreteria erano piuttosto titubanti su a chi avrei dovuto consegnare il foglio
degli esami a scelta di un esame sempre del politecnico ma non del mio “ex-CUC”.
Comunque mi auguro che con l’abolizione della legge del 1933 si possa iniziare a
costruire una solida base per questo Suo (e nostro) sogno. Per ora sarebbe un
bel passo in avanti poter scegliere nel nostro stesso politecnico con chi
seguire quel corso e fare il corrispettivo esame a parità di CFU con lo stesso
professore scelto, inizierebbe così a installarsi quella possibilità di
scegliere il docente “migliore”, come Lei abbozza nel post 24 Luglio. Ad esempio
se so che la materia M è erogata con 6 CFU a elettronica e a informatica, potrei
scegliermi il professore di elettronica (con annesso appello) invece di farlo
con quello di informatica e viceversa, se so che è più bravo o ha un orario più
comodo per me.
Ora vorrei partire con le mie 3 idee, che volutamente vogliono rimanere "di
basso profilo". Dico basso perché avrei potuto facilmente invocare
la semplice mancanza cronica di carta igienica nei bagni, l’introduzione di aree ricreative, la ristrutturazione dello stabile stesso, il fatto che per scarsità di postazioni e grandezza dei laboratori ci vien chiesto di portare dei pc in aula ma che non sappiamo a quale presa attaccarli,
e tante altre cose per cui servono fondi di una certa importanza, che non sono rapidamente praticabili o che non gioverebbero in maniera diretta alla qualità dell’insegnamento. Inoltre ignoro
completamente il bilancio del politecnico, e mi proclamo un ignorante in
economia, oltre che dei molti meccanismi del nostro ateneo che ovviamente
non sono chiari ad uno studente tipo quale sicuramente sono, quindi potrei ora non essere esatto in quel che dico.
1. Sarebbe opportuno che una volta ogni anno (o magari ogni volta che ne
cambia uno o quando cambia l'ordinamento) i professori di uno stesso corso
di laurea abbiano la santa pazienza di riunirsi e mettere a confronto i
loro programmi. Io per primo ho dovuto ripetere nei vari corsi qualche volta
gli stessi argomenti dalla durata di poche decine di minuti fino a CFU veri
e propri le stesse identiche cose, cose che certe volte venivano spiegate in
maniera striminzita e poco chiara (per il tempo ristretto a disposizione di
un approfondimento), con indubbi effetti sul punteggio totale di un appello
(torniamo al discorso voti/qualità) salvo poi essere ripetute come si deve
in un corso apposito - ne valeva la pena? Oltretutto immagino che neanche ai
docenti vada bene ciò (spero).
2. Potenziamento dell'osservatorio della didattica: lasciando stare il fatto
che i questionari per alcuni professori non arrivano (...), sarebbe bello
istituire una sorta di forum o portale in cui valutare l'operato di quel
professore X circa il percorso fatto insieme in maniera anonima ma pur
sempre accedendovi con referenze affidabili (si potrebbe sfruttare il login
di ESSE3). Sarebbe una specie di bacheca, che il docente leggerebbe
raccogliendo consigli per lo svolgimento dello stesso corso l'anno
successivo potenziando davvero la qualità dell'insegnamento. Ad esempio si
potrebbe scrivere "prof, quel passaggio non era tanto chiaro quel giorno, o
quella cosa sarebbe belle approfondirla, o quell'altra ridurla se possibile
perché già affrontata o poco interessante" (ci avviciniamo così all'idea n2
di facebook qua sopra - ma magari più formale e non vista come ricevimento o
aiuto al quale rispondere ma come semplice consiglio da tener d'occhio).
Dico questo perché i fogli che ci vengono dati da compilare credo che molti
docenti non li guardino nemmeno o che non si facciano domande, inoltre una
crocetta non mi sembra abbastanza efficace e densa di contenuti per
migliorare la didattica.
3. Eventi del politecnico: sono stato molto contento nello scoprire che ogni tanto viene qualcuno da fuori a spiegarci le proprie visioni e cosa fa nell’ambito della ricerca ma questo aspetto potrebbe essere molto più sfruttato. Io credo che quando qualcuno è realmente interessato al mondo a cui si affaccia, sappia affrontare molto meglio le sfide che gli si pongono di fronte.
Agire
prima, in modo da predisporre mentalmente gli studenti a ciò che reputano più
confacente a loro stessi: si sa che quando un lavoro è soddisfacente viene
svolto al meglio (anche nella ricerca a cui siamo tanto legati); invece c’è chi
a metà del secondo anno (minimo) è nel panico perché non ha ancora idea
dell’utilità di quello che sta studiando o pur avendola è lasciato un po’ in
balìa degli innumerevoli campi applicativi che una laurea in ingegneria può
offrire. Organizzare più eventi in cui professionisti vengano a spiegare cosa
fanno e i loro percorso, che possano dispensare un consiglio veloce allo
studente che rimane affascinato dalle possibilità offerte, sarebbe un
bell’esperimento; lo stesso vale ovviamente per gli interni
dell’ateneo.
Mi
mangio le mani solo a pensare a quanti appuntamenti mi sono perso, sia perché
molti sono fatti durante gli appelli (e qua vediamo la sacrosanta utilità di
conoscere le date di appello prima, anche per organizzare questi eventi in una
maniera più mirata e utile) o perché si sovrapponevano alle lezioni. Dico io, se
si vuole fare ad esempio un evento sulle tecnologie meccaniche, PERCHÉ non si
riesce mai a incastrarle in modo che gli studenti triennali di meccanica possano
avere la possibilità di apprezzarlo senza sacrificare niente?
Negli
ultimi tempi le scuole superiori organizzano la cosiddetta “settimana della
cultura”, il politecnico non potrebbe organizzare la settimana
“dell’Informazione/ Innovazione”?
Ho
visto che il sito del politecnico ha delle aziende di spinoff, oltre che
importanti collaborazioni con aziende locali ma sfido a scegliere un ragazzo a
caso che passa per i corridoi e farsi dire cosa facciano nel concreto e che tipo
di figure cerchino (ammettendo che sappia l’esistenza di queste
cose...)
In
un colpo solo avremmo anche iniziato maggiormente ad avvicinarci al mondo
aziendale come anche Lei vorrebbe e forse alleggeriremmo un po’ il cattivissimo
umore di quelli che optano per un esame a scelta sapendo a malapena di cosa
tratti (è anche colpa loro, ma è vero che non sempre si trova materiale
informativo in giro – addirittura può essere un’impresa trovare gli orari per
alcuni corsi specifici) – salvo poi cambiare per evidente disinteresse, perdendo
tempo e quindi denaro da ambo le parti.
Ah
un’altra cosa, vengono organizzate con alcune scuole le visite ai laboratori;
sarebbe davvero così proibitivo farli vedere anche agli studenti
iscritti?
4.
Portale unico per le prenotazioni: vorrei tanto sapere il motivo per cui non si
possa usare ESSE3 come solo e unico metodo per prenotare un appello;
professori che hanno loro siti, dipartimenti che hanno altri portali, studenti
che iniziano a confondersi tra dove prenotare per l’esonero, dove per l’orale e
dove per lo scritto. Roba da pazzi. C’è chi dice “e ma su esse 3 esce per forza
orale” – o non so cos’altro, bene non si può fare una modifica a questo
benedetto ESSE3? Poi all’appello ci sono studenti con la prenotazione che è
svanita nel nulla e il docente si arrabbia; situazioni in cui il docente A
decide un appello e mette la prenotazione sul suo sito, dopo due giorni il
docente B lo mette su ESSE3 lo stesso giorno e fa “Ragazzi ma se il docente A
non ha usato ESSE3 io non ci posso fare niente” e giù di diplomazia per pregare
che uno dei due lo sposti. Non credo che in un’università Europea e seria possa
succedere una cosa simile.
Tutte
cose che alla fine implicano la collaborazione, come le varie cellule di
organismo che devono potersi “parlare” per concorrere alla salute del
soggetto.
Termino dicendo che quando andare all'università non sarà vissuto come la
schiavitù di studiare anni aggrappato ad una sempre più fioca speranza di
trovare lavoro (o solo di portare a casa la pagnotta per chi ci lavora) ma
come uno strumento di confronto; come un luogo di piacere, il piacere di
acculturarsi accettando nuove sfide e portandole a termine, magari con una
buona dose di cooperazione, dove sarebbe bello capire la differenza tra
meritorietà e meritocrazia; un luogo dove chi viene da fuori con l'erasmus
non se ne vada con le mani tra i capelli ma con una gradevole sensazione di
appagamento, per non aver buttato tempo e denaro, per aver imparato qualcosa
di utile che non avrebbe imparato altrove, per portare fuori dalla Puglia e
dall'Italia il tanto agognato "buon nome" del Politecnico di Bari.
Grazie
dell’attenzione
G.Favia
G.Favia
Nessun commento:
Posta un commento