RINGRAZIAMENTI A GUSTAVO ZAGREBELSKY, NICOLA COLAIANNI, CORRADO PETROCELLI, NICOLA COSTANTINO, LUIGI MANGIALARDI
Caro Nicola (Colaianni),
Ti ringrazio della opportunità della domanda al Grande Prof. Zagrebelsky, che ha voluto gentilmente rispondermi come Illustre Professore! La Sua risposta è stata bellissima, di altissimo profilo, e credo anche grazie alla mia domanda, che parte dal fatto che la Università italiana ha una storia millenaria, che si è sempre generalmente espansa, andando a coprire in modo sempre più capillare il territorio, come una rete sanguigna fornisce di sangue le varie parti del corpo.
Naturalmente, domandatevi negli USA quante sono le Università. Quelle un minimo conosciute, almeno dal database di “8868 Universities in 203 countries” http://univ.cc/world.php, sono 91 in Italia, ma 87 in Argentina, 80 in Bangladesh, 159 in Brasile, 36 in Costa Rica, 43 in Ecuador, 258 in Francia, 280 in Germania, 310 in India, 567 in Giappone, 148 in Messico, 131 in Polonia, 165 in UK, 181 solo in California, e quindi da quando la sciagurata Riforma Ruberti del 1989 (eppure Ruberti è ricordato come uno dei migliori Ministri!), ha introdotto l’autonomia con l’idea di responsabilizzare, e appellandosi persino alla Costituzione art.33 (e qui chiederei lumi al Prof. Zagrebelsky su cosa intendevano i Padri Costituenti con tale articolo al comma Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato). Cosa si intendeva proteggere?
Già finora per colpa dell’autonomia “le sedi hanno invaso la sfera dello stato giuridico dei docenti, con interpretazioni più o meno forzate di norme dello Stato riguardanti aspetti dello stato giuridico e, in particolare, retributivo e pensionistico. Si è così creata una giungla di diversificati diritti, doveri, aspetti retributivi e pensionistici tali da poter dire che lo “stato giuridico” dei docenti universitari è ormai uno “stato confusionale”. http://alpaglia.xoom.it/alberto_pagliarini/statogiuridicostatoconfusionale.htm
Ma adesso si sta facendo molto di più, trasformando le Università in senso “aziendalistico” come dice giustamente Zagrebelsky nella sua risposta, facendo ben altro che “Cultura”, e facendo un uso smodato di slogan delle “tre i” che tutto portano tranne che reale beneficio.
Io che ho visto il sistema tedesco, mi sembra cristallizzato a quello italiano degli anni 80. Senza grandi sofferenze, anzi! Più che a responsabilizzare, l'autonomia finanziaria è servita a tagliare i fondi del ministero: nel '94 con l'aumento generalizzato delle tasse in tutti gli atenei, quando il carico sugli studenti è passato dal 3% al 20% e il gettito proveniente dalla tassazione da 400 a 1200 miliardi. L'autonomia finanziaria ha anche significato in questi anni un impegno sfrenato delle università nel "rastrellare" finanziamenti dai privati interessati finalizzati a condizioni circostanziate e immediate.
Poi si è cominciato a parlare in certi ambienti del fatto che le Università fossero “troppe”, nonostante fossimo ben lungi dagli obiettivi annunciati nella Riforma 3+2 di raddoppiare almeno il numero di laureati per allinearci in Europa.
E’ cominciata allora una fase di contrazione di spesa e tentativo di contrarre numero di sedi. Ora dove stiamo andando, a tagliare 3 università su 4 in Puglia?
Come dice giustamente Nicola Costantino, che pero’ purtroppo lo ha pubblicato solo ina una Email ad un giornale online, in merito alla classifica annuale del “Sir” (Scimago Institutions Rankings), il SIR 2010 World Report, la più completa classifica delle istituzioni di ricerca nel mondo, che ne ha valutate 2.833, tra cui 55 università pubbliche italiane. Il Report, oltre a misurare la quantità complessiva di ricerca prodotta (dato questo che naturalmente privilegia le istituzioni più grandi, che non sono necessariamente le più efficienti e prestigiose, ed è di per sé poco significativo) ne ha valutato la qualità, attraverso il loro impatto scientifico normalizzato (NI - Karolinska Intitutet). In questa classifica il Politecnico di Bari è al 17° posto in Italia, alle spalle di 15 università pubbliche settentrionali (al primo posto c’è l’Università di Verona, seguita da quelle di Brescia e di Trento) e dell’Università del Sannio, ma davanti a 17 altre università del centro-nord (tra le quali anche il Politecnico di Milano) e (con un sensibile distacco) a tutte le altre università del centro-sud (21), comprese le tre di Roma e le tre di Napoli.
L’impatto normalizzato del Politecnico di Bari è pari a 1,30: ciò significa che i suoi risultati scientifici (valutati attraverso le pubblicazioni internazionali) sono del 30% superiori alla media mondiale nei suoi ambiti disciplinari. Ritengo che questo risultato, del quale voglio complimentarmi con tutti i nostri professori e ricercatori, strutturati e non, sia più significativo delle classifiche fondate sulla capacità di attrarre finanziamenti alla ricerca, spesso falsate da fattori indipendenti dalla qualità del nostro lavoro. Potete accedere al file della classifica cliccando qui: ClassificaSir2010.
Quindi, siamo lontani da Harvard che è a 4, ma siamo in italia molto vicini uno all’altro, e ci facciamo una guerra fratellicida, piuttosto che unirci semmai in battaglia almeno verso l’Europa e poi verso le grandi università statunitensi (specie nel modello pubblico Californiano, che qualcuno una volta aveva tentato di proporre come modello di Università Europea).
Ma leggiamo da quando si è fatta la “meritocrazia” delle classifiche, che è successo. Prendendo dal 2008 al 2011, la variazione media è stata una discesa del 7%, ma all’interno della media, ci sono grandi variazioni! La scuola di Lucca ha avuto un bel +50%, Aquila un 37%, Trento che già è ricchissima per trasferimenti dalla Provincia, un 17%, e infine tra le grandissime, il Politecnico di TORINO svetta per un enorme incremento del 11%. Virtuosissimo!
Udine ha avuto +4, quindi se l’anno scorso aveva sforato il 90%, evidentemente ha esagerato a reclutare quache unità di personale in più. E questo è tuttavia motivo di esclusione da un Piano Straordinario?
Ricorderete come nascque il criterio del 90%. In un rapporto Muraro, che parla delle università sovra e sotto finanziate, voluto da Padoa Schioppa e Prodi, si indico la strada del riequilibrio. Quindi si vollero, giustamente, finanziare di più le Università che lo avevano sfondato, violando la Legge, perché avevano mostrato sofferenza. Insomma, il bicchiere lo vedi mezzo pieno e mezzo vuoto, ma tutto questo non può essere un gioco!
Era il modello usato dalla sinistra in altre parole, e funzionava in modo diametralmente opposto a quello di oggi, andrebbe studiato un paragone più da vicino.
In ogni caso, a pensare di valutare gli atenei tramite i “processi” sugli studenti (didattica) o sulla Scienza (la ricerca), o anche sui “Prodotti” (laureati, o pubblicazioni, rispettivamente), si fa un gioco pericoloso, che non ha una soluzione unica, e che perde di vista il valore di lunghissimo respiro e di lunghissimo periodo che ha la Cultura. Senza voler fare l’esempio drastico di Cuba, che spende il 20% del PIL in educazione, ha quasi solo canali televisivi educativi e in questo senso 13 mila Università, e che quindi è poverissima, ma ha una Cultura incredibile come tutti possono riscontrare facendo domande di ogni tipo a tassisti, camerieri, e gente per strada qualsiasi, pensiamo almeno al modello USA. Scrivevo io nel mio sarcastico “Manuale del Rettore Virtuoso” del 2008, che non ho mai ben pubblicato, ma che vi riallego perché quanto mi ha risposto Zagrebelsky mi pare perfettamente allineato a quello spirito, che gli Alumni di MIT guidano aziende che hanno fatturati combinati stimati intorno ai 2 triliardi di dollari, ossia il PIL della Francia, superiore a quello italiano . Ecco un parametro che misurerei come “virtuoso”, ma certo è più difficile da misurare di quelli proposti finora, visto che richiede di avere un database di tutti i laureati, e di seguirne i loro percorsi professionali (cosa che le Università americane fanno per necessità, poichè da chi ha successo provengono i fondi per le donazioni di miliardi di dollari di cui dispongono, ognuna). Insomma, di circuiti virtuosi ce ne sono, ma richiedono maggiore serietà e impegno.
Leggete cosa scrivevo nel 2009:-
Mi è venuto quindi spontaneo un dubbio, e cioè che le nuove norme “meritocratiche” del “Pacchetto Università” varato nel Luglio 2009, con la classifica delle Università “virtuose”, non siano il primo concreto e tangibile incentivo a generare decisi effetti collaterali, accrescendo e rendendo “virtuosa” la svendita delle lauree, degli esami, e dei voti, senza curare la malattia. Con il risultato di rendere la vita molto più difficile a chi studia seriamente e intende distinguersi, nonchè l’alimentazione o persino la creazione di un mercato del lavoro ultra-flessibile ma dequalificato. Tutto questo, magari in buona fede del Ministro, e per mancanza di opportune contromisure e retroazioni. E allora ho tentato di studiare con metodo scientifico, da Ingegnere, i dati sui laureati, e sul mercato del lavoro, incrociando alcuni in modo a me pare originale.
Mi pare profetico, se non fosse che lo aveva già scritto Calamandrei ben prima di me negli anni 50 nel famoso discorso in difesa della Scuola Pubblica.
Ma parlando con Luigi Mangialardi, le discriminazioni costituzionali inusitate introdotte dalla legge Gelmini con l’art.24c.6, sono apparse evidenti, e del tutto corrispondenti al caso del Maresciallo dei Carabinieri che può passare di grado solo se si trova nella Caserma “virtuosa” di Roma Tiburtina che facevo, e che pure Michele Napolitano trovava esempio sbagliato.
E’ proprio cosi’ !! Per quanto assurdo.
La “valutazione” art.24.c.6 nasce come “ad personam” del “Ricercatore a Tempo Determinato di tipo B” che ha un budget certo per 15 anni, ma un contratto per 5 anni (quindi è un precario), e che, se supera la idoneità nazionale a lista aperta, può essere chiamato, se le risorse della Amministrazione consentono di attivare questa procedura, ad un passaggio di livello (ossia ad Associato). In questo caso, una stabilizzazione di precari non per concorso interno, come si fa in genere, ma per “promozione” come in un militare che venga promosso per semplice valutazione senza un vero concorso. Tuttavia, non credo che un militare, tranne eccezioni per meriti speciali, possa essere promosso, magari “sul campo”, solo in funzione delle disponibilità economiche della sua Caserma, anche perché probabilmente le Caserme non godono di Autonomia finanziaria come, invece purtroppo, le Università dopo la Riforma Ruberti.
Non sono perfettamente al corrente di quanto “costa” il Ric. A Tempo Det. di tipo B, e se il suo passaggio ad Associato ha un costo, ma certamente finchè alcune amministrazioni avranno più risorse di altre, questo passaggio da ora in poi genera discriminazioni evidenti, mai avvenute in passato.
Ma questo art.24c.6., quando applicato tramite il Piano Straordinario ai Ricercatori a Tempo Indeterminato (ossia non appena parte la idoneità nazionale, e teoricamente potrebbe essere al 31 gennaio, se non fosse che mancano ancora piccoli pezzi per i criteri etc), crea subito queste discriminazioni anticostituzionali inusitate. Il costo della promozione è di circa 25mila Euro. La valutazione viene usata solo per personale interno delle Univ Virtuose, quindi non puo’ essere usata da un Ricercatore in servizio in sede non Virtuosa. Per un esterno, c’e’ la modesta possibilità di sperare nel trasferimento, ossia nell’altro tipo di percorso, l’art.18 (che scelta sventurata!), ossia la “Chiamata docente”. Questo un vero concorso aperto, ma che per essere bandito deve mettere a budget una cifra 4 volte piu’ alta, e che comunque non si sa se verrà davvero attivato, in quanto non si capiscono le conseguenze di non rispettare il vincolo di almeno 20% di posti chiamati con questo criterio.
Notate quindi che il problema di costituzionalità non è SOLO nel Piano Straordinario (che discrimina le Università e quindi gli individui dando risorse solo ad alcuni), ma proprio nell’art.24.c.6 della Legge Gelmini, che rende la valutazione attivabile solo se ci sono soldi. Questo anche a regime. In futuro (per i primi 6 anni della attivazione della Legge Gelmini), quando uno vorrà passare associato o ordinario, potrà contare sulla valutazione ex. Art.24c.6 se ci sono soldi in cassa dell’Università, e siccome questo avverrà sulla base di criteri comunque aziendalistici, sarà sempre attaccabile. Vi pare normale? Potrà partecipare a “Chiamata di docente” nelle sedi che lo vogliano fare.
Ma finora, persino nel concorso locale ad una sola idoneità, mai e poi mai, si era limitato l’accesso a tutti gli aventi diritto.
Una cosa che appare sempre piu’ chiara a tutti. Mi dispiace di essere stato il primo a notarlo, ho attirato a me anche troppa attenzione, e persino il Mio Rettore si lamenta che tanti Rettori parlano nervosamente di me.
Notate subito che il problema NON sparirà mai. Oggi viene chiamata sede Virtuosa e non virtuosa, ma comunque, domani una amministrazione avrà i soldi, e un’altra no. Quindi la discriminazione è nel fatto che a parità di funzione ricoperta, per un soggetto X può essere attivata una “valutazione”, per un altro no! Questo non era mai successo. I concorsi partivano per tutti! Non riesco ad essere ancora piu’ chiaro?
In definitiva, mentre i Parlamentari Pugliesi si apprestano a fare un emendamento al MilleProroghe che a nulla serve, dato che il parametro del 90% sarà superato dal DM di attuazione del art.5 Legge Gelmini che fisserà il nuovo parametro al 80%, a meno di non avere un effetto di ottenere una compensazione nel 2012 (cosa cui poco credo), il quadro che si disegna è triste, un quadro di ricorsi TAR a tutti i livelli.
A meno di non far subito una modifica della legge Gelmini, anche per Decreto Legge, e almeno per l’art.24.c.6. Noi come gruppo di discussione “Humboldtiani”, avevamo suggerito di fare una idoneità nazionale a graduatoria progressiva di merito, in modo da fare un solo concorso ogni 2 anni, e poi al limite una valutazione locale tra candidati --- ma la discriminazione a quel punto viene meno, in quanto con una graduatoria, alcuni hanno piu’ diritto di altri, i meritevoli!
Basta con i “virtuosi”, torniamo ai meritevoli!
Prof. Michele Ciavarella
Politecnico non virtuoso di BARI
Mercoledi’ 25 Gennaio 2012.
Allegato I FFO 2008 – 2011
Var – Var_media [%] ATENEI
50,1% Scuola IMT - Istituzioni, Mercati, Tecnologie - Alti Studi - LUCCA
36,8% U. ds de L'AQUILA
16,8% U. dsd TRENTO
10,9% U. ds del SANNIO di BENEVENTO
10,7% Poli di TORINO
9,8% U. dsd MACERATA
8,7% U. ds "Magna Graecia" di CATANZARO
8,3% U. dsd ROMA "Foro Italico"
7,4% Poli di MILANO
6,6% U. "Ca' Foscari" di VENEZIA
5,8% U. dsd ROMA "Tor Vergata"
5,3% Scuola Normale Superiore di PISA
5,2% U. ds INSUBRIA Varese-Como
5,2% Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di TRIESTE
5,1% U. ds ROMA TRE
4,9% Scuola Sup. di Studi Univ. e Perfezionamento S.Anna di PISA
4,9% U. per Stranieri di PERUGIA
4,1% U. dsd UDINE
4,0% U. dsd MILANO-BICOCCA
3,9% U. dsd BERGAMO
3,7% U. dsd FERRARA
3,2% U. dsd VERONA
3,0% U. dsd MILANO
3,0% U. ds del PIEMONTE ORIENTALE "A. Avogadro"-Vercelli
2,2% U. dsd SIENA
2,2% U. dsd MODENA e REGGIO EMILIA
2,1% U. dsd BOLOGNA
1,9% U. dsd BRESCIA
1,9% U. dsd PAVIA
1,8% U. dsd PADOVA
1,7% U. dsd CAMERINO
1,4% U. per Stranieri di SIENA
1,4% U. della CALABRIA
1,1% U. ds della TUSCIA
0,6% U. dsd TORINO
0,5% U. Politecnica delle MARCHE
0,3% U. ds "G. d'Annunzio" CHIETI-PESCARA
0,2% U. dsd FIRENZE
-0,4% U. dsd PISA
-0,5% U. dsd PARMA
-0,5% U. dsd GENOVA
-0,7% U. ds del MOLISE
-1,0% U. ds "Mediterranea" di REGGIO CALABRIA
-1,5% SUM - Istituto Italiano di SCIENZE UMANE di FIRENZE
-1,6% U. dsd NAPOLI "Parthenope"
-1,7% U. dsd PERUGIA
-2,4% U. dsd BASILICATA
-2,5% U. dsd SALERNO
-2,6% U. dsd FOGGIA
-2,7% U. dsd TRIESTE
-2,9% Poli di BARI
-3,0% U. dsd CASSINO
-3,5% U. dsd URBINO "Carlo BO"
-3,6% I.U.S.S. - Istituto Universitario di Studi Superiori - PAVIA
0,3% TOTALE
-4,8% U. dsd TERAMO
-5,0% U. dsd ROMA "La Sapienza"
-5,1% Seconda U. dsd NAPOLI
-5,2% U. ds del SALENTO
-5,2% U. dsd NAPOLI "Federico II"
-5,3% U. IUAV di VENEZIA
-5,4% U. dsd CATANIA
-5,7% U. dsd CAGLIARI
-5,9% U. dsd BARI
-5,9% U. dsd SASSARI
-6,7% U. dsd NAPOLI "L'Orientale"
-7,2% U. dsd MESSINA
-7,2% U. dsd PALERMO
"In our time it is broadly true that political writing is bad writing. Where it is not true, it will generally be found that the writer is some kind of rebel, expressing his private opinions and not a "party line." Orthodoxy, of whatever color, seems to demand a lifeless, imitative style." George Orwell, "Politics and the English Language," 1946
mercoledì 25 gennaio 2012
RINGRAZIAMENTI A GUSTAVO ZAGREBELSKY, NICOLA COLAIANNI, CORRADO PETROCELLI, NICOLA COSTANTINO, LUIGI MANGIALARDI
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caro michele, non capisco dove sia l'incostituzionalità relativamente alla chiamata del RTDb o, almeno, non sono riuscito a capirlo dalla lettura del post.
RispondiEliminaintanto alcune precisazioni:
1) il contratto RTDb dura 3 anni, non 5 (quello è l'RTDa che è un 3+2);
2) il budget per l'eventuale chiamata da associato va stanziato al momento del BANDO RTDb e non alla fine del percorso; questo per evitare che alla fine del triennio, un rtdb abilitato e valutato positivamente dal dipartimento non possa prendere servizio perché è tornato Tremonti all'economia;
3) non esiste alcuna "promozione", dal momento che un RTDb, per diventare associato è passato attraverso:
- valutazione comparativa per il posto RTDb (con criteri analoghi a quelli dei vecchi concorsi RTI);
- abilitazione;
- valutazione del dipartimento chiamante.
In sostanza l'RTDb va considerato a tutti gli effetti come un "associato" in prova, che, se non abilitato o se valutato negativamente dal dipartimento alla fine del triennio, può essere buttato fuori a calci nel sedere.
Come APRI proponemmo a suo tempo di rendere l'abilitazione PROPEDEUTICA al concorso RTDb, questo per rendere logico lo schema, ma la cosa non fu accettata e, in più, Valditara decise di introdurre anche gli insensati RTDa a latere.
Poi è ovvio che rimangano molti dubbi sulla vera fine che farà il reclutamento di RTDb, anche a cominciare dall'osservazione che a più di un anno dall'approvazione della legge, ne sono stati banditi solo 4 (quattro!), contro circa 400 RTDa (che sono cmq molto pochi).
Dubbi:
- quanti p.o. costa un RTDb? non si sa, e questo è uno dei motivi per il mancato avvio delle procedure di selezione;
- volendo un associato, perché un dipartimento dovrebbe usare 0,7 p.o. + i p.o. RTDb anziché impegnarne solo 0,2 prendendo un RTI interno?
- quanti consigli di dipartimento saranno necessari per far ingoiare agli attuali RTI un eventuale bando RTDb per un assegnista di ricerca?
Saluti
Matteo Rossi
APRI - Associazione Precari della Ricerca Italiani