sabato 28 gennaio 2012

Gustavo Zagrebelsky risponde a Michele Ciavarella su "Riforme Universitarie e Costituzione Italiana" Aula Magna Aldo Moro Bari 24.1.2012



Incontro organizzato dall'associazione studentesca LINK, dal Circolo UAAR di Bari e da ADI. Il prof. Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, ha trattato il fondamento normativo del supremo principio costituzionale della laicità dello Stato e i problemi pratici legati alla sua applicazione.

Nel dibattito il Prof. Michele Ciavarella del Politecnico di BARI ha posto al Prof. Zagrebelsky una domanda.

TRASCRIZIONE FEDELE
MICHELE CIAVARELLA DOMANDA DAL PUBBLICO (min.20.35)

Io volevo fare una domanda su “Università e Costituzione”. Da quello che mi risulta non è scritto sulla Costituzione che l’Università debba essere pubblica, mentre invece c’è la scuola dell’obbligo. L’Università che io sappia non è proprio garantito dalla Costituzione che debba essere Pubblica.

Tuttavia, nel corso di molti secoli l’Università italiana di fondo è stata Pubblica e fino ad un certo punto, si è molto espansa. Fino almeno agli anni ’80 (del secolo scorso), è sempre andata crescendo, è stata sempre centralizzata sotto un Ministero. Poi è diventata Autonoma (Riforma Ruberti, interpretando l'art.33 Costituzione, ndr), e ultimamente, sulla base di questa Autonomia, il finanziamento che arriva all’Università non è più basato su “serie storiche”, ma ci sono parti cosiddette “meritocratiche”, per criteri “meritocratici” su cui vi è stata via via sempre più critica e più ribellione da parte di varie autorevoli fonti.
(anche perchè definiti a posteriori, sempre mutevoli, e facilmente aggirabili in un contesto privo di etica, ndr)

Ultimamente si è raggiunto uno scontro davvero forte, che penso porterà alla abolizione del valore legale del titolo di studio e in particolare, 3 Università Statali su 4 in Puglia sono oggi oggetto di obiettivo sottofinanziamento da parte del MIUT con l’obiettivo chiaro di depauperare di risorse, nonostante siano anche grandi Università di grande Tradizione.

Ora, in tutto ciò, creando anche delle discriminazioni tra persone che sono assunte in queste Università e quindi sono oggi incolpevoli rispetto a tali presunte colpe collettive di tali Università.

Io credo che ci siano vari profili di Incostituzionalità in questo processo, che addirittura assume degli atteggiamenti di pura propaganda politica quando per es. l’ultimo Governo ha scritto nell’ultima lettera all’Europa (quella in 39 punti, ndr), che la parte serie storiche del finanziamento andrà (entro 5-7 anni) a zero! Come si fa ad andare a zero quando ci sono dei contratti a tempo indeterminato da dover essere pagati (e che pesano persino per circa il 90% del finanziamento, altro che zero!)?

Quindi, volevo dire, a livello filosofico, Lei ritiene che la Costituzione preservi e protegga un certo grado di Università Pubblica anche ben distribuito nell’ambito del Paese? E’ possibile che una Regione intera possa essere attaccata e depauperata con risvolti poi generali sulla “Virtuosità” del Paese, del “rating” del Paese, che infatti non è “Virtuoso” al momento? Grazie. Min.23.22









GUSTAVO ZAGREBELSKY RISPONDE. Min.27.00

Illustre Professore (Ciavarella si sorprende e schernisce, e Zagrebelsky gli domanda se lo fa per la per averlo chiamato “Illustre”),

io da quando sono uscito dalla C.Costituzionale non ho mai detto nulla di preciso su questioni che possano poi arrivare alla C.Costituzionale.

La “deontologia dell’ex” dovrebbe essere quella di non fare da fuori il “grillo parlante”: ricordo che dava fastidio a me questo quando qualcuno lo faceva.

Però posso solo dire una cosa. Che il modo con cui si affrontano i problemi dell’Istruzione è purtroppo un modo aziendalistico e questo è un tradimento profondo della vocazione degli studi di Istruzione soprattutto quelli superiori.

Perché poi quando si fanno le graduatorie (tra Università, ndr) si va a vedere la “Produttività”, il rapporto iscritti / laureati, il tasso di assorbimento dei laureati nella forza lavoro, nel tessuto produttivo locale.

E’ la prosecuzione della “logica delle tre i”: “Impresa, Internet, Inglese”, lanciata questa logica da governi precedenti per le Scuole medie, ma che adesso si sta estendendo all’Università.

Se ci riflettete tutto ciò con la “Cultura” non ha quasi nulla a che fare.

Queste “tre i” e ciò che si preannuncia (vediamo cosa succederà con l’Università), ciò che è accaduto, inserisce, colloca, i problemi dell’Istruzione nella logica e-se-cu-ti-va, le “tre i” indicano una formazione di tipo esecutivo, ma la cultura è un’altra cosa.

Aldilà dei problemi di Costituzionalità io credo che dovremmo avere anche l’orgoglio di dire che l’Università non può ridursi ad una cosa di questo genere.

Il chè poi ulteriormente sollecita la nostra responsabilità perché i discorsi che oggi si abbattono, le proposte che oggi si abbatono, e si sono anche abbattute, hanno terreno fertile in che cosa: nei limiti della inefficienza di cui tutti noi dobbiamo farci carico, non siamo incolpevoli.

Io oramai sono in pensione, quindi non sono stato incolpevole nemmeno io. MIN.30.09

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