Prof. Ing. Umberto Ruggiero
Professore Emerito - Politecnico di Bari
u.ruggiero@universus.it
)
- Dott. Ippazio STEFANO, Sindaco di Taranto
- Magnifico Rettore, Politecnico di Bari
- Membri del Senato Accademico e CdA, Politecnico di Bari
- Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto
- Presidente Giunta, Regione Puglia, Bari
- Assessore Regionale Formazione Prof., Bari
- Assessore Regionale Risorse Agroalimentari, Bari
- Ammiraglio Comandante Scuola Marina, Taranto
- Ammiraglio Comandante Arsenale Militare, Taranto
- Prefetto di Taranto
- Prefetto Dott. M. TAFARO, Commissario Prov., Taranto
- Presidente CCIAA, Taranto
- Direttore Liceo Musicale “PAISIELLO”, Taranto
- Presidente Ordine Ingegneri, Taranto
- Presidente Ordine Architetti, Taranto
- Rappresentanze studentesche, Politecnico, Taranto
Bari,
8 ottobre 2013 LORO SEDI
Oggetto:
Quale futuro per il Politecnico a Taranto? Richiesta di “progetto strategico”
di cambiamento e di rilancio
logistico-strutturale-formativo. LETTERA APERTA.
Sig.
Sindaco,
Mi
permetto di scrivere a Lei, ma intendo comunicare anche con altre Autorità e,
magari, con cittadini e studenti
che siano, o non, convenuti a Taranto nella sede della 2° Facoltà di Ingegneria
, in occasione dell’insediamento
del nuovo Rettore del Politecnico di Bari Prof. Ing. Eugenio Di Sciascio, l’1/10
u.s.
Sono
lieto di averLa incontrata in quella cerimonia, in cui ha affermato il Suo
interesse e l’impegno a
collaborare
per sostenere il lavoro del nuovo Rettore e dei docenti di Taranto e lo ha
fatto, ricordo, perché compiaciuto
ed onorato proprio della “presenza” del Politecnico a Taranto, riconoscendone
il peculiare valore
culturale e sociale per la città. A sua volta il neo Rettore ha rivendicato il
legame indissolubile tra le sedi
di Bari e Taranto, questa sempre considerata non sede “distaccata” ma sede
territoriale.
Con
Lei, nell’occasione, anche altre Autorità intervenute sembravano all’unisono
auspicare che il
Politecnico
a Taranto potesse condizionare in positivo la sostenibilità del sistema
ambiente-grande industria, esaltandone
la presenza utile. A mio giudizio, però, l’auspicio oltre che agli attuali
problemi ambientali, si limitava
alla……“speranza” che il nuovo Rettore (giovane, capace, determinato e,
sicuramente, fattivo!) sia oggi
in grado di rinverdire i fasti di una Facoltà in 20 anni cresciuta dagli iniziali
2 a ben 11 corsi di laurea (a largo
spettro) nel 2006 per merito, abilità e abnegazione di Presidi, Docenti e
personale.
Purtroppo
invece la Facoltà, ridimensionata dalle recenti leggi restrittive e i mancati
interventi di
sostegno
da parte delle Amministrazioni locali, perdurando le gravi carenze di strutture
di ricerca, di mezzi economici
e strumentali, di cattedre e di posti di ricercatori, si è trovata nell’impossibilità
di mantenere, con quei
pochi docenti disponibili, l’oneroso carico didattico anche diversificato ed ha
rischiato negli ultimi anni la
chiusura. Gli studenti lo sanno bene. Ma se n’era accorta la classe dirigente
di Taranto?
Nel
mio intervento ho cercato – forse non in modo efficace – di ricordare l’importanza
epocale
dell’istituzione
Politecnico, il più grande evento scientifico-culturale di fine secolo in
Puglia e a Taranto (anche
per merito del Vs. On. Amalfitano). Istituzione voluta realizzata e portata a
livelli di eccellenza soltanto
da noi docenti, mossi dall’esigenza di offrire ai giovani in Puglia una
formazione qualificata da “ingegneri”
o “architetti”, professionisti prestigiosi e imprescindibili nella società del
2000 (e nel Sud in particolare),
società sempre più condizionata in tutti i suoi settori vitali, dalla cultura
tecnica e dai tecnici.
Ma
per non fare il guastafeste, nel clima generale di “speranza”, ho dovuto tacere
(e forse me ne
pento)
sui tanti aspetti negativi conseguenti al “peccato originale” del frettoloso e
sbagliato insediamento (nel
’91) del Politecnico nel Quartiere Paolo VI, piuttosto che nel centro della
città!
Dopo
oltre 20 anni ho dovuto riverificare a Taranto una realtà sconcertante, per me
che dal ’94 al ’97
curai
come 2° Rettore questa sede già precaria – accettata suo malgrado dal 1°
Rettore prof. Alto, pur di poter
avviare un corso universitario attesissimo dalle Autorità locali – sede
incompleta (per più di metà a rustico)
in un ambiente isolato e inospitale, così decentrata e logisticamente e
strutturalmente inadatta, di modeste
caratteristiche funzionali e distributive (che squallore l’”Aula Magna”!) con
ambienti inutili e in degrado
(palestra), sicuramente quanto di peggio per attrarre, sedurre e impegnare, in
studi severi, i giovani tarantini
e, ancor più (per un’intera giornata) quelli della Provincia, ignorandone le
esigenze, così come i bisogni
dei docenti e ricercatori (giocoforza pendolari a proprie spese) senza
trasporti e servizi ormai pretesi da
tutti!
Mi
spiace rilevare che non c’è in Italia (e tanto meno all’estero) una sede così
squallida per una Facoltà di
Ingegneria, costretta persino ad utilizzare poche stanze, in coabitazione con
altra Facoltà universitaria, per gli
Studi dipartimentali in Via De Gasperi, a 3-400 metri dalla sede didattica, in
un edificio già destinato interamente
al Politecnico e poi negato dalla Provincia!
Alcuni
degli elementi di forte disagio, oggi purtroppo ancora sentito, ma molto
sofferto nei primi 10
anni
(finalmente il Comune completò – il 2000 – la zona grandi Aule e laboratori),
emergono evidenti dalle reiterate
proteste di Presidi e Rettori, dai resoconti giornalistici dell’epoca e dalle
tante inutili riunioni con il Consorzio
Ionico e le Autorità di ogni tipo, Partiti politici e Sindacati, riunioni
ripetute periodicamente raccogliendo
ogni anno i pochi milioni di lire per borse di studio, ma anche molte promesse
e parole…..parole….com’è
d’uso in “politica”.
Non
è nostra congettura ma sono i fatti che dimostrano che Taranto (il triplo di
Pisa) non ha mai
tentato
di diventare “città universitaria” (come, forse, è riuscita Foggia) né di
entusiasmarsi per il “regalo” ricevuto
dal Politecnico nel 1990 – la 1^ Facoltà universitaria a Taranto – e, ancor
meno, di irrobustire “l’investimento“
(era una scommessa?) fatto a Taranto, assolutamente vitale (lo dicevano tutti)
per il territorio.
Non mi risulta infatti che la grande città della “Magna Grecia” negli ultimi
decenni, nei suoi piani urbanistici,
abbia previsto l’esigenza di un “campus” universitario come se ne ammirano
tanti, specie all’estero,
valorizzandone ed esaltandone il ruolo, capace anche di minimizzare gli oneri
di gestione, mantenimento
e servizi delle Istituzioni universitarie.
Purtroppo
solo Rettori e Presidi creativi anche a Taranto com’è avvenuto a Bari, sono
stati costretti
per
loro iniziativa e non senza grandi difficoltà, a chiedere, ottenere o
direttamente acquisire edifici di varia natura,
spesso da ristrutturare onerosamente. Chi non ricorda, dopo il Politecnico
(fuori città) la diaspora in vari
quartieri (anche a Tamburi e Paolo VI) di Scienze Ambientali, Materie
Letterarie, Scienze della formazione,
Giurisprudenza, Economia, fino all’acquisto da parte del Comune (6 miliardi di
lire) della Scuola Edile?
Si dimenticano anche la ex “Rossarol” ed altri edifici di Taranto vecchia?
Io
sono un “sognatore” e nonostante l’età continuo, secondo il consiglio del
nostro grande Papa, a non farmi
rubare “la speranza” che è una virtù teologale. E’ il momento di realizzare un
grande sogno per il Politecnico
a Taranto! Lei, Sig. Sindaco, che ha a cuore la Sua città, perché non lo fa
Suo?
Nonostante
i venti di crisi e di negatività anzi partendo, come nel triste dopoguerra, da
tali condizioni,
ritengo
sia il momento dopo 25 anni, di rilanciare l’idea e i valori per cui (anche
allora con fatica) noi docenti –
purtroppo soltanto noi – abbiamo fatto nascere con entusiasmo e con successo
questo Politecnico, unica realtà
universitaria specialistica nel Centro-sud a 1000 Km da Torino e Milano! E’ ben
noto agli economisti ed ai
politici illuminati che la conservazione e lo “status quo” rappresenta una
stabilità fragile, incapace di cogliere
la necessità del cambiamento: il destino è il collasso! E ciò che rischia oggi
il Politecnico a Taranto.
Sig.
Sindaco, vorrei che per un giorno (anche solo una notte), dimenticando i
quotidiani lacci e
lacciuoli
del suo lavoro, si unisse ai miei sogni per guardare al futuro del Politecnico
nella Sua città. E’ imprescindibile
e urgente un “Progetto strategico di rilancio del Politecnico che consideri
essenziale e determinante
il suo insediamento nel centro cittadino, in un contesto urbano, sociale e
culturale.
Lo
spostamento della Base Navale sul Mar Grande (dove sono finiti i 250 miliardi
dell’Accordo di
Programma
con Palazzo Chigi del ’93?) poteva consentire già allora l’acquisizione al
Politecnico della Caserma
Mezzacapo (è ancora fattibile?) ovvero altra ubicazione nei pressi dell’Arsenale.
La
esorto, Sig. Sindaco, come uomo d’azione, se riesce a convincersi di poter
almeno provare a
realizzare
il sogno, a convocare subito il Rettore e, magari, qualche “esperto” dei
Ministeri e/o Comunità Europea,
per impostare questo “Progetto strategico” con le adeguate risorse finanziarie.
La Regione Puglia, la
classe dirigente, gli Ordini professionali e gli stessi cittadini di Taranto la
seguiranno entusiasti se si rendono
conto che è il momento di guardare al futuro in grande (“dei remi facemmo ali”
è il motto del Politecnico)
con un progetto originale, ambizioso, completo, con ampie risorse ricavate
dalle notevoli disponibilità
finanziarie dei programmi della Comunità Europea (spesso disattesi o mal
spesi), Banca mondiale,
Regione o Fondazioni e/o risorse da investitori esteri, utilizzando cioè ogni
strumento utile. E' sicuro
che altre Istituzioni italiane e/o Europee sono riusciti a tanto, perché noi
no?
L’Ingegneria
a Taranto ha bisogno di cattedre per decine di docenti e ricercatori (devono
essere
“residenti”!)
oltre che di logistica adeguata e laboratori specialistici per una formazione
ad ampio spettro richiesta
dalla realtà industriale del territorio, con modelli didattici che includano
e-learning, sale di studio multimediali
e mediateche per tener conto che, con internet e face book, gli studenti sono
cambiati anch’essi.
Ma per fare una città universitaria occorre anche provvedere a collegi, alloggi
e mense e servizi ambientali
appropriati per ospitare i tanti allievi non residenti, esterni e …”visiting
professor”.
Sono
esigenze ovvie se si considera (basandoci sulle statistiche degli iscritti) che
Taranto è in forte
concorrenza
con le più organizzate Facoltà d’Ingegneria di Bari, di Catanzaro, Cosenza,
Matera , Potenza e di Lecce/Brindisi.
La creazione di strutture e facilitazioni logistico-residenziali nonchè una formazione specialistica
moderna (teledidattica, corsi in lingue, summer school, ecc.) può e deve
costituire caratteristiche
attrattive nella vasta area orientale del Mediterraneo, acquisendo almeno il
25/30 % di allievi stranieri
e suscitando interessi d’ogni tipo, industriali e culturali specialistici.
Negli
anni ’90 il Politecnico curò con successo Corsi in teledidattica per decine di
dipendenti dell’ex
Italsider.
Perché non soddisfare la sicura richiesta di istruzione universitaria, anche
con modalità e-learning, di
forse centinaia di dipendenti e tecnici delle grandi e medie Imprese del
territorio e, ancor più, delle tante pubbliche
amministrazioni (Comuni, Consorzi ed Enti vari) ben sapendo che il loro titolo
di studio è mediamente
basso? La cultura (oggi anche tecnologica) attrae i giovani, crea interscambi,
innovazione, posti di
lavoro, progresso e benessere.
Sono
convinto di essere un sognatore e vorrei che anche Lei, primo cittadino,
insieme agli Ordini
professionali
e agli industriali più creativi di Taranto, lo fossero, coltivando con me la
possibile realizzazione di
un sogno “alla grande” per la città della “Magna Grecia”, come “Polo” di
cultura tecnica e di ricerca specialistica.
Poiché
è noto che soltanto i grandi progetti sono ben considerati e finanziati non dev’essere
utopia,
nel
grande Progetto strategico da me auspicato, ipotizzare persino un “Politecnico
del Sud”, cioè una
grande
realtà universitaria specialistica che raccordi le sedi di Foggia, Bari,
Taranto senza escludere le eccellenti
Facoltà di Brindisi e Lecce e forse Matera. Peraltro proprio la recente
programmazione
dell’Università
(2013-2015) del Ministro Carrozza autorizza federazioni di Università e/o
fusioni di Atenei, corsi
in lingua straniera, ecc.
Bisogna
credere fermamente che la vita, l’economia, la conoscenza, l’innovazione, la
crescita civile e il progresso
dell’umanità sono frutto del mutamento provocato attraverso la volontà, la
capacità, lo spirito di imprenditorialità
degli uomini, anche di pochi che – come sosteneva a Taranto il Vs. Arcivescovo
Mons. Santoro
– siano in grado di portare avanti le idee (che non camminano da sole) e, con
costanza, pazienza e sapienza,
farle diventare realtà.
Con
i più cordiali saluti e l’augurio più sentito di …..non accontentarsi dell’orizzonte
ma di saper
guardare
oltre, al futuro!
Umberto RUGGIERO