lunedì 14 giugno 2010

Tre storie di emigrati eccellenti - settimanale Il resto 12 Giugno 2010



Tre storie di emigrati eccellenti

L’espressione “cervelli in fuga” è già da tempo divenuta di uso quotidiano nella lingua italiana: indica la partenza da parte di molti laureati, spesso all’estero, alla ricerca di quelle gratificazioni e successi professionali che in Italia, seppure con sforzo, non riescono ad ottenere. Seppure in alcuni casi la scelta è motivata dall’esigenza di arricchire il proprio bagaglio culturale o imparare una lingua straniera, sempre più numerosi, ad oggi sono i giovani che lasciano il loro paese per le scarse prospettive di carriera, il mancato riconoscimento delle proprio capacità, stipendi bassi, contratti a tempo con scarse possibilità di rinnovo e pochi soldi per la ricerca. Infatti se inizialmente l’idea è quella di rimpatriare presto, sempre più frequentemente decidono di stabilirsi nel paese d’arrivo.
Ben nota, ricordiamo, è la lettera che Pier Luigi Celli, rettore della Luiss, scrisse al proprio figlio sulla Repubblica il 30 novembre 2009, dove invitava il ragazzo ad andare via dall'Italia.
Di conseguenza l’unica speranza resta l’esodo, la partenza verso luoghi sconosciuti ma certamente più allettanti ai fini di una promettente futuro professionale.

La circolazione dei cervelli

A tal proposito, informato sull’argomento, è il prof e ing Michele Ciavarella, la cui carriera, dopo la laurea in ingegneria a Bari ed un dottorato ad Oxford, si è sviluppata nei principali centri di cultura a livello mondiale quali gli Usa, Germania e Francia. Attualmente è Professore Associato presso la Facoltà "distaccata" di Ingegneria Taranto del Politecnico di Bari dove insegna progettazione meccanica. E' nel comitato editoriale di 3 riviste scientifiche, ed ha pubblicato ca.100 lavori su riviste specializzate. Il professore porta avanti sul l web un blog, “ Il rettore virtuoso”, in cui scrive , tra gli altri, articoli dedicati ai problemi che affliggono l’ università italiana e in particolare al tema della meritocrazia.
“ Oggi si dovrebbe parlare di circolazione e non solo di fuga di cervelli – dichiara il prof Ciavarella -
ai tempi di Erasmo da Rotterdam la circolazione andava bene ma il problema è che in Italia non si prendono cervelli dall'estero, ma solo calciatori. Non c’è brain drain, ma solo legs drain per non parlare, poi, dell’intera politica dell'immigrazione oggi basata su colf e badanti e non per i cervelli”.
Qualche piccola iniziativa è ogni tanto presa in considerazione, anche al momento super partes da alcuni politici, ma sono sempre palliativi”. A tal proposito il professore fa riferimento alla proposta di legge per il rientro dei cervelli seguita dal sì bipartisan della Camera, proprio di questi giorni, sebbene la situazione sia , comunque , ancora incerta. “Oggi – aggiunge il prof Ciavarella – basta vedere i dati di immigrazione: in Usa ci sono 40% di laureati, da noi 1.5% quindi la differenza è abissale”

La via estera del successo

Il dr Vito Tagarielli di Acquaviva delle Fonti, ex allievo del prof Ciavarella, rappresenta un prova concreta di talento nostrano emigrato all’estero. Dopo una laurea in ingegneria meccanica brillantemente conseguita presso l’università di Bari e il deludente tentativo di assunzione presso alcune aziende locali con sede a Bari-Modugno, come Nuovo Pignone e Bosh, soprattutto a causa delle poco convincenti condizioni contrattuali offerte, inizia a maturare l’idea di guardare altrove. Di qui l’idea di tentare la “via estera” attraverso l’invio del curriculum alle più prestigiose università europee. Successivamente arriva con sorpresa la risposta di un luminare inglese. Allo stesso momento, caso vuole, vince un dottorato in Italia, ma considerando le prospettive che questo avrebbe offerto parte per l’Inghilterra dove consegue un Phd (dottorato) presso l’University of Cambridge cui segue un contratto come ricercatore.
Attualmente il dr Tagarielli si trova ad Oxford dove porta avanti la sua carriera come lecturer, ovvero l’equivalente di un professore associato in Italia. “La differenza tra il Regno Unito e l’Italia – riporta il giovane professore – è abissale. In soli 8 anni ho raggiunto traguardi che in Italia avrei raggiunto con il doppio degli anni e chissà cosa mi sarebbe aspettato; per non parlare poi delle gratificazioni professionali qui, in Uk, riconosciute appieno accompagnate da un’ ottima retribuzione economica.
Vorrei tornare in Italia, nel mio paese – prosegue il dr Tagarielli – ma con quali prospettive future?. Ritornare significherebbe anche fare un passo indietro nella mia carriera. le cose in Italia non cambiano. Ho anche aperto la strada a molti miei compaesani tutti con un brillante futuro davanti.
Il Sud , in particolare, non dà alcuna prospettiva e la strada per conseguire delle gratificazioni personali è troppo faticosa e lunga esattamente il contrario di quanto accade qui in Inghilterra”.
Ennesima testimonianza, quindi, che la meritocrazia sia una delle principali piaghe che colpiscono gli studenti italiani.

Un portafoglio da un milione

Altro giovane pugliese che “ce l’ha fatta” è l’ing Daniele Dini, anch’egli ex allievo del prof Ciavarella. “ Subito dopo il conseguimento della mia laurea 2000 – ha raccontato il prof Dini - ebbi l'opportunitá di contattare il gruppo di ricerca che si occupa di meccanica dei solidi all'Universita di Oxford per discutere eventuali borse di studio per intraprendere un dottorato all'estero. L'offerta di borsa arrivo a Gennaio 2001 poi arrivai ad Oxford verso fine Aprile 2001. Durante il mio dottorato, svolto in collaborazione e finanziato direttamente da Rolls-Royce, la mia ricerca é stata focalizzata sulla progettazione di turbine a gas per uso aeronautico. Alla fine del mio dottorato, conseguito nel Luglio del 2004, mi fu offerta l'opportunitá di diventare ricercatore a tempo determinato per tre anni nedl Dipartimento di Ingegneria e di essere associato come Senior Tutor a uno dei collegi di Oxford (St. Hilda's). Una simile opportunitá non sarebbe stata possibile altrove, e soprattutto in Italia. L'impegno come docente e ricercatore, seppure molto impegnativo, ha rinforzato la mia convinzione di voler intraprendere una carriera accademica all'estero.
La sua carriera è evoluta di nuovo nel 2006 nel momento in cui riceve l'offerta di lavoro a tempo indeterminato come Lecturer nel Dipartimeno di ingegneria meccanica presso l’ Imperial College di Londra dove, da poco, è stato promosso a Senior Lecturer.
”Tutto ciò mi consente, all'età di 34 anni, di guidare un gruppo di 6 ricercatori e dottorandi e di gestire un portafoglio di finanziamenti per la ricerca di piú di un milione di euro. La differenza essenziale con il sistema italiano é che sottolinea il prof Dini – se fossi stato in Italia non avrei potuto usufruire di tale libertà sarebbe stato difficile ottenere l'indipendenza sia dal punto di vista della ricerca dei finanziamenti che dal punto di vista dell'insegnamento. Ulteriori benefici sono da ricercarsi nel fatto che il prestigio delle Università in cui ho lavorato mi ha consentito di attrarre collaborazioni con multinazionali interessate a collaborazioni di ricerca a livello avanzato e di instaurare collaborazioni con i migliori ricercatori in diverse istituzioni a livello mondiale.
Non so quanto la fortuna abbia aiutato (parecchio credo), ma dopo 9 anni in Inghilterra sono convinto che non solo rifarei le mie scelte a livello personale e lavorativo ma consiglierei a molti neo-laureandi di intraprendere lo stesso percorso.”

Gianni Scalera

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