C'è stata una certa polemica sulla lista di universitari UNILEX in merito ad alcune risposte volgari sulla carriera difficile delle donne nelle università (che hanno risposto: le donne che fanno carriera la danno....). Sono dispiaciuto del "successo" che miete la polemica sulle risposte volgari di alcuni iscritti a UNILEX: secondo me al dibattito sulle volgarità e su come rispondere alle stesse, dotrebbe essere sostituito un dibattito su come usare UNILEX non come sfogo alla facebook, ma come canale di convogliamento di dati interessanti. Cerco di contribuire per es. segnalando questo studio
segnalando le conclusioni non equivoche, forse andrebbe sensibilizzata la prima Ministra donna Carrozza, che non solo non vedo impegnata su questo problema (introdurre le "quote rosa" unica strada), ma che vedo impegnata addirittura in politiche di discriminazione basate sulle aree geografiche.
saluti, mc
Conclusioni
I dati riportati evidenziano come la situazione delineata sia piuttosto disarmante, notevoli sono ancora le forme di segregazione/discriminazione che subiscono le donne sia al momento dell’accesso che nella carriera universitaria. Purtroppo la mancanza di consapevolezza di questi fenomeni da parte degli universitari e la complessità del sistema di alte professionalità, che come ricordato spesso implica che nessuno si riconosca in figure legate agli stereotipi di genere, rende difficile l’individuazione di misure atte a rimuovere tali discriminazioni.
I dati riportati evidenziano come la situazione delineata sia piuttosto disarmante, notevoli sono ancora le forme di segregazione/discriminazione che subiscono le donne sia al momento dell’accesso che nella carriera universitaria. Purtroppo la mancanza di consapevolezza di questi fenomeni da parte degli universitari e la complessità del sistema di alte professionalità, che come ricordato spesso implica che nessuno si riconosca in figure legate agli stereotipi di genere, rende difficile l’individuazione di misure atte a rimuovere tali discriminazioni.
Per questo è necessario che i decisori - politici e accademici- intervengano a diversi livelli, a partire dalla programmazione, dall’organizzazione (ad esempio la legge 240 non prevede la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione come invece previsto per le imprese private), dalla scelta dei meccanismi di valutazione e al reclutamento. Si tratta di individuare misure difficili quanto irrinunciabili, perché la perdita della potenzialità delle donne è uno spreco di intelligenza, risorse e denaro che la nostra società in questo momento di crisi non si può permettere (R. Palomba, Ả Löfström).
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