martedì 19 novembre 2013

Una proposta per le "morenti" università meridionali italiane

Segnalo da un intervento di W.Tocci, relativo a proposte per la legge di stabilità, degli elementi di riflessione:  


Molte politiche, più o meno consapevoli, aggravano lo squilibrio nazionale:

a) Il calo delle immatricolazioni dell'ultimo decennio è concentrato per metà al Sud. Nella ripartizione nazionale gli atenei meridionali raccoglievano il 35% delle domande, poco meno di quelli settentrionali attestati al 39%. Oggi il distacco si è triplicato poiché i primi sono diminuiti al 31% mentre i secondi sono saliti al 45%.
b) Gli studenti migliori sono incoraggiati a emigrare poiché il decreto del Fare ha istituito una borsa di studio aggiuntiva a quella ordinaria proprio per chi lascia la propria regione di residenza.
c) Diminuisce il numero dei professori a causa del recente decreto che quasi azzera il turn over al Sud mentre  mantiene in parte o aumenta le cattedre al Nord.
d) I tagli ai finanziamenti si fanno sentire soprattutto al Sud a causa di una malintesa applicazione del così detto fondo premiale.
Questi processi colpiscono le fondamenta del sistema universitario e sottraggono al Mezzogiorno i giovani più istruiti e più brillanti. Se non si inverte la tendenza la frattura del Paese si aggraverà. C'è anche una certa schizofrenia in questa politica. Infatti, con i fondi strutturali europei si è finanziata la ricerca universitaria al Sud per circa 100 milioni l'anno nel periodo 2007-20014 – con risultati migliori rispetto ad altre voci di investimento - ma nel contempo si sono indebolite le strutture che dovevano gestire queste risorse. È il difetto dell'approccio italiano che utilizza i fondi straordinari europei in sostituzione di quelli ordinari, perdendo in efficacia e continuità dell'investimento. Non ha senso ridurre i ricercatori e gli studenti proprio nei territori che ricevono più fondi per la ricerca.
Eppure nessuno sembra responsabile di tali incongruenze. L'acqua va dove trova la strada.

In effetti, letto cosi' non c'e' da trarre che una conclusione:  le università del Sud a livello nazionale vanno morendo, mentre vengono sostenute solamente dai fondi strutturali europei, che tuttavia riempiono solamente di macchine e laboratori e ingolfano le amministrazioni per comprare tali laboratori e tali macchine, ma i fondi strutturali non permettono le carriere.  


PROPOSTA:   A questo punto perchè non svincolare il Sud dalle regole italiane, e rendere anche gli stipendi al Sud pagabili con i fondi Europei?

saluti.
prof. M. Ciavarella

Nessun commento:

Posta un commento