mercoledì 30 novembre 2011

IDEE PER NOVITA’ NEI CONCORSI DELL’ERA PROFUMO

Circa un anno fa, durante le fasi calde della discussione sulla Riforma Gelmini, e le conseguenti proteste specie da parte dei Ricercatori, mi volli cimentare in un intervento che sottolineasse la necessita` di meritocrazia, parola talmente abusata,che e’ ormai forse megl io abbandonare. Sottolineavo tuttavia che persino nelle piu` rigide e severe migliori Universita’ USA (come MIT) almeno il 50% degli Assistant Professor viene « confermato », senza calcolare che esiston tutta una serie di altre possibilita’ di lavoro, a cascata in altre universita’. Quindi, dicevo anche che passare da un sistema di Ricercatori, Professori Associati e Ordinari tutti a tempo indeterminato e con conferma quasi automatica (ma con promozione incerta, e spesso fonte di tanti problemi), ad un sistema in cui solo i Ricercatori diventano a tempo determinato, quindi con conferma per nulla assicurata, mi pareva una soluzione non ottimale,esageratamente precariezzante per le nuove leve, e proponevo una soglia minima di « conferme » garantite. Creai molta reazione da parte dei ricercatori, che colsero solo una critica della loro protesta. Io ingenuamente difendevo una categoria non protetta, quella delle nuove leve che entrano nell`Universita’, e queste, per definizione non essendo organizzate, ne` rappresentate, non mi hanno letto ne` appoggiato.
Oggi, conoscendo la professionalita’ del nuovo Ministro, e la attenzione che il nuovo governo, composto in larga parte da docenti universitari, dovrebbe porre, mi permetto di dare qualche spunto, forse ancora ingenuo, tornando sul tema, specie in vista delle attuazioni di molte novita`, specie nei concorsi. Dico subito che non entro nel merito delle proposte della agenzia ANVUR di definire dei parametri oggettivi per rendere idonei nei prossimi concorsi solo i "migliori" definiti sulla base della produzione media nel settore disciplinare di riferimento, che in linea di massima mi sembrano condivisibili (Molto meno si e` discusso di come definire quale dei docenti tra vari settori e` meritevole di promozione, che pure e` un problema di forse maggiore importanza).
Dal punto di vista del reclutamento, si sa che la categoria dei Professori Universitari in Italia e' molto anziana, e oggi un problema e' quello della sua sostituzione, che tuttavia e' frenata per ora da blocchi del turnover al 20%. Molta attenzione e` stata attirata a se dai Ricercatori, che hanno a lungo protestato per la loro situazione « precaria » con la messa in esaurimento della categoria del ricercatore a tempo indeterminato. A valle della protesta, hanno strappato la promessa di 4500 posti da associato : non pare definito se questo avverra` subito, e se tale numero sia in esubero rispetto al blocco del turnover o meno. Questo sforzo come « una tantum ». La messa in parallelo e' in realta' abbastanza strumentale, perche' se e' vero che la legge 382 del 1981 che ha creato la figura del "ricercatore" a molti non piace, specie tra chi non ha fatto carriera per un motivo o per l'altro, e' anche vero che non piace nemmeno a chi vuole rendere l'entrata nell'universita' meno rigida, in un verso o nell'altro. Tuttavia parlare di precarieta’ mi pare errato, ed esagerato.

Probabilmente andrebbe fatta una proposta ad hoc per i vari problemi che non sono sovrapponibili. Se nei prossimi 5 anni andranno in pensione quasi la meta` dei docenti attualmente in servizio, il blocco del 20% significa al massimo 6000 nuove entrate, e chiaramente fa differenza se queste 6000 sono incluse nelle 4500, o incluse. Anche nella ipotesi migliore, 10mila nuovi docenti, non basteranno a coprire che 1/3 della fuoriuscita. Questo, tenendo conto che non vi e' flessione del numero di studenti, pare un problema.
Tuttavia, oggi nell`universita`, come in tanti settori, il rischio e' che si decidera` sulla base dei desiderata di chi gia` e` dentro, ed e' rappresentato dai sindacati, e puo` bloccare immediatamente il funzionamento . Ma non e` forse questo un meccanismo perverso che ha creato oggi una grande ed eccessiva disparita` tra i privilegi di una generazione che peraltro li ha ottenuti anche con grandi debiti pubblici, e le troppe difficolta` delle nuove generazioni, che sono conseguenza proprio di quei debiti pubblici ?
In particolare, alcune riflessioni preliminari:
1) molti dei ricercatori entrati con la 382 (o anche associati, in totale quasi 30mila docenti passarono) sono oggi anziani, almeno 60enni, e a questi solo una "macchina del tempo" potrebbe restituire una carriera brillante, ammesso che la meritino. Se oggi cercano una riabilitazione, non e' usando questi 4500 posti per loro che si risolverebbe granche', anzi ci troveremmo domani con lo stesso problema, amplificato nelle altre categorie. Inoltre, molti di loro dovranno pure ammettere che hanno avuto un posto che oggi molti sognerebbero, e che andranno in pensione a stipendio intero che i neo entrati, con la forma a tempo determinato, non avranno nemmeno al 50%.
Si da il caso che promuovere gli anziani peraltro e` una soluzione a costo nullo per l`universita`, visto che con la ricostruzione carriera, in pratica si raggiunge prima il pensionamento che uno stipendio piu` alto. Cui prodest quindi?

2) chi e' meritevole come nuova leva (ma anche come associate), per effetto di questa "infornata" ad hoc per i ricercatori, e’ anche giusto che non sia troppo penalizzato (un nuovo effetto debito pubblico)

3) come assicurare una nuova ondata fresca, magari anche dall`estero? Ci sono giovani che lavorano all'estero. E non parlo di presunti « grandi cervelli », i cui tentativi di rientro sono tutti falliti, e che magari all’estero ci restano tranne rare eccezioni. Parlo di ragazzi brillanti la cui formazione comunque e' costata centinaia di migliaia di euro allo Stato Italiano, e ora si trovano a fare i ricercatori all'estero, non sempre felici di restare a lungo. Tuttavia, certo non potrebbero tornare con un posto da ricercatore a tempo determinato. Dovendo scegliere tra le varie precarieta', molti temo sceglierebbero l'estero.

4) se ANVUR e i criteri bibliometrici paiono aver introdotto dei paletti all`interno dei singoli SSD, nulla si puo` dire per come vengo scelti i nuovi posti da assegnare nelle varie universita`, che peraltro restano le sole che chiamano gli "idonei" in servizio. Potrebbe presentarsi in futuro il problema di tanti idonei che non vengono chiamati, e allora a nulla sara` valso lo sforzo dei criteri ANVUR. E' e` sbagliato lasciare queste scelte completamente all`autonomia locale, che spesso puo` essere influenzata da aspetti parzialmente paradossali, come la dominanza di alcuni settori. Le « scuole » in parte producono ottimi nuovi ricercatori, ma in altra parte, tendono a saturare i vari dipartimenti con repliche ridondanti ed eccessiva concentrazione di sapere in una sola disciplina.


Perche' non pensare quindi anche ai giovani, alle categorie meno protette, e creare meccanismi differenziati e virtuosi, quali per esempio:

1) assegnare una promozione in concomitanza con l`andata in pensione, come si fa con i militari
2) assegnare un numero di posti congrui e predeterminati, e non solo prevedere questa ondata di 4500 posti da associato, disgiunta da qualsiasi altra programmazione
3) non dare meccanismi di posti riservati solo a chi e' gia' in servizio in italia, ma dare eguale valore al servizio prestato all'estero, o persino una riserva separata
4) per la scelta tra i vari settori, creare un percorso di accelerazione carriere in base ad uno screening a priori dei CV, come fu fatto proprio dal rettore Profumo in via sperimentale al Politecnico di Torino.

Grato dell`attenzione, porgo distinti saluti dall`estero!

Michele Ciavarella

5 commenti:

  1. ALCUNE RISPOSTE A COMMENTI VARI.

    Mentre ho avuto qualche segnale positivo devo dire piu` che altro da posizioni apicali nell`universita`, sembra che appena io parlo, i ricercatori (specie su UNILEX) mi vogliano mozzicare un orecchio come Mike Tyson nel secondo match contro Evander Holefield! Lungi da me essere contro la categoria dei ricercatori, e nemmeno voler criticare la loro protesta, se questa portera` benedetti 200 milioni di euro extra.

    Sono ben conscio che nessuno vuole andare in pensione nelle universita`, e su questo Stella ha appena scritto che molti Rettori si sono fatti estendere il mandato oltre pensione dalla Gelmini. Questo vale valeva persino in USA, dove alla fine hanno eliminato il limite da una ventina di anni.

    Questo fa parte della politica schizofrenica che si e` estrinsecata in mix esplosivo nazista nel creare una nuova categoria ultraprecaria, e buonista nel concedere dei "contentini" ad alcune categorie solo per placare le loro ribellioni.

    Sostanzialmente a questo io mi ribello.

    In particolare, sono contrario a usare le poche risorse dei "concorsi" per usarle, come spesso in passato, per promozioni ad anzianita' --- e mentre si fa ANVUR, daltrocanto si creano surplus di budget per una sola categoria, quindi di fatto si rende piu` facile un passaggio che tutti gli altri, piu` bassi o piu` alti. Non vi pare schizofrenico?


    Tuttavia, cerco con una rapida risposte agli amici (immagino ricercatori) che mi hanno fatto delle osservazioni, devo dire debolucce, anzi paradossalmente a mio favore!

    Le critiche sono simili e concentrate sulla questione dei ricercatori anziani (guarda caso),e quindi le accorpo :-

    NELLO RUSSO
    1) che la promozione con la pensione sia inutile con il sistema retributivo.

    COSENTINO
    (*) prevedano soldi aggiuntivi che nessuno sembra voler o poter o saper tirare fuori, ma soprattutto

    DETOMASI
    Mi spieghi come la cosa dovrebbe essere tradotta in ambito accademico e quale risvolto pratico puo' avere?


    Proprio per i motivi addotti dai 3 ns colleghi, e` inutile anche il passaggio ad associato, se avviene a fronte di un pesante e penoso concorso, e alla fine della carriera. Forse nessuno ci ha pensato per automatismo darwiniano si immagina che promozione e` bello, ma con la fine del sistema retributivo, anche la promozione arrivata tardi rimane solo un fregio piu` che altro. RASSEGNAMOCI!

    A questo punto, depuriamoci dallo stress, e cerchiamo semmai di fare leva sulle casse dell`INPS per amplificare le nostre leve.



    In sostanza, un 60 o 65 enne, che passi o meno, non potra` certo cambiare il suo contributo all`universita`.


    Invece fare attenzione che i promessi 4500 posti (o 200 milioni di budget, ovviamente la cosa non e` la stessa), non servano solo a promuovere in massa i ricercatori anziani, al tempo stesso dando la fregatura di fare finta di spendere dei budget e bloccando invece passaggio di piu` giovani di altre categorie, mi dispiace, ma non mi trova daccordo.

    Specie con l`introduzione della categoria dei ricercatori a tempo determinato che tra pochi anni saranno loro in massa a fare casino, anche se forse non a scioperare perche` non staranno insegnando.

    NOTARE CHE NON STO PARLANDO DEI RICERCATORI GIOVANI, AI QUALI ANZI VORREI SI DESSE APPUNTO ATTENZIONE CHE QUESTI BUDGETS FOSSERO DEDICATI!

    Se poi non si vuole sentire ragione, e ognuno vuole scrivere il suo libro dei sogni della sua categoria, andiamo avanti pure cosi`.

    saluti, mc

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  2. Michele

    Finalmente idee concrete. Le condivido tutte appieno (forse essendo io stesso al momento all'estero). Se riuscissi a introdurre anche una sola delle misure che indichi, le cose cambierebbero incredibilmente per il meglio. Mettiamoci in scia all'effetto Monti e vediamo di indignarci davvero ed una volta per tutte.

    Sono personalmente interessato al concorso nazionale da Associato, se mai si terra' secondo regole meritocratiche. Magari poi lo perdo, ma almeno ne esco a petto in fuori e senza frustrazioni di sorta.

    Ti appoggio al 100%.

    Cari saluti,
    Domenico

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  3. RICEVO DA UN ANZIANO MA SEMPRE MOLTO IN GAMBA EX RETTORE E VOLENTIERI PUBBLICO MA OMETTO IL NOME..



    Caro Michele,
    da anni non ho più seguito il tema (o problema) dei Concorsi e non so più
    cosa si fa per recuperare un posto lasciato da un pensionato. Non ho nemmeno
    notizia dei 4.500 posti da Associati promessi ai ricercatori (di chi poi?).
    Mi risulta invece che vi sono alcuni (come da noi al Politecnico) che hanno
    vinto i Concorsi precedenti di Associato (o 1^ Fascia) e non possono essere
    chiamati in servizio. E' vero?
    Resta la constatazione che nuovi Concorsi non partono (né di 1^ né di 2^
    Fascia) e ciò è sicuramente un guaio per il ricambio.....e il
    ringiovanimento di cui parli.
    In merito alle "garanzie" per i ricercatori (conferme parziali, ecc.) io
    della "scuola" degli anni '50, continuo a rinfacciare ai vari Ministri il
    risultato negativo sempre più disastroso della situazione "ricercatori",
    prima in ruolo indeterminato e oggi ridiventato precario.
    Negli anni '50 si chiamavano "Assistenti" ed era un "ruolo" a durata di 10
    anni, entro i quali l'Assistente dimostrava, o meno, la sua capacità nella
    ricerca, presentandosi a concorsi nazionali e "annuali" di "Libera docenza"
    in cui si doveva dimostrare il suo valore.
    Se entro 10 anni non prendeva la Libera docenza, l'Assistente lasciava
    l'Università ma, a sua domanda, poteva essere incluso nei ruoli della Scuola
    secondaria (avendo già vinto il Concorso di Assistente in una disciplina)
    ovvero nei ruoli del Catasto, Genio Civile, Beni Culturali, Motorizzazione,
    Biblioteche, ecc.).
    Era una "garanzia" importante per l'Università liberarsi di Assistenti non
    validi ma anche per gli stessi Assistenti che, non idonei alla ricerca,
    potevano trovare nuovi sbocchi nella pubblica amministrazione.
    Ora con gli incarichi quadriennali i ricercatori "precari"" nascono
    e.....forse restano.
    Perché non proponiamo qualcosa di simile al passato con il ripristino di una
    "Abilitazione" alla docenza che può essere solo per "stabilizzare" in ruolo
    il Ricercatore?
    Altro non so dirti per ora.
    Con amicizia

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  4. Concordo pienamente, soprattutto per quanto riguarda il punto 3.
    Quando, due anni fa, io e molti altri colleghi neo-dottori di ricerca lasciammo l´Universitá di Trento per l´estero ci venne detto (anche pubblicamente dal Rettore Bassi) che la nostra esperienza sarebbe stata temporanea e che sarebbe stata valutata "preferenzialmente" nel momento in cui avessimo voluto rientrare.
    Nel frattempo vediamo questo obiettivo allontanarsi sempre di piú.
    Certamente la prospettiva che i pochi finanziamenti a disposizione vengano utilizzati per promuovere d´ufficio una categoria di docenti che (senza voler offendere le singole persone) a noi appaiono dei privilegiati non ci rincuora.

    Un caro saluto,

    Matteo Valsecchi, Ph.D.

    Justus-Liebig-University of Giessen
    Department of General Psychology

    Otto-Behaghel-Strasse 10F
    D-35394 Giessen

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  5. RICEVO DA UN COLLEGA MOLTO STIMATO (MN) E VOLENTIERI REPLICO, DI SOTTO LA SUA LETTERA

    Caro Michele
    1) promozione e pensione. So bene che il vantaggio dell'avanzamento di grado era massimo in passato con la pensione retributiva. Oggi tuttavia le pensioni retributive non sono ancora scomparse, visto che sto parlando principalmente di ricercatori anziani che quindi al 1995 erano gia' in servizio, e che a tale data avevano gia' diversi anni se non addirittura 18 anni di servizio.

    Forse sfuggge che il trattamento previdenziale delle FFAA e' vantaggioso e volerlo estendere agli universitari e' comunque a vantaggio degli stessi


    2) il motivo per cui pensavo a una tale soluzione e' molto semplice: fare concorsi tradizionali per chi ha piu' di 60 e dopo meno di 10 andra' in pensione, pur nel caso in cui quel concorso va in porto, parliamo di bandi che ancora non escono, tra svolgimento e presa di servizio (che come sappiamo non e' piu' una cosa ovvia con molti gia' in attesa), e aggiungendo la ricostruzione di carriera di almeno 3 anni, vuol dire GIA' OGGI un premio che arriva solo con la pensione! E da notare che si tratta di premio solo per i pochi anni di aumento stipendio e riguardo alla pensione, solo in misura per cui la pensione sia retributiva, ESATTAMENTE come suggerivo io. Quindi perche' evitare tutta la trafila, PROBABILMENTE INCENTIVANDO INVECE la passata e chiamata di piu' giovani? Eliminando anche inutili ansie e aspettative false per i 60enni ricercatori di oggi

    3) tu richiami un altro concetto, in negativo, ossia di prepensionare gli inattivi. E' una cosa con logica anglosassone e del tutto condivisibile per me, la ho persino vista anche applicata con successo in UK. E' anche quello che si fa SEMPRE nelle aziende in fasi di ristrutturazioni, magari con incentivi e scivoli alla andata in quiescienza. Ma come mai proponi questo se dici che non ci sono risorse?

    Inoltre, non e' un meccanismo semplice da implementare nel pubblico MOLTO PIU' DEL MIO ed e' IN CONFLITTO con un altro punto di partenza della mia lettera OSSIA CHE GIA' OGGI STIAMO PERDENDO TROPPE UNITA'


    4) tuttavia, forse si puo' combinare le due proposte, ossia rendere il premio di pensione soggetto ad una valutazione della non inattivita' negli ultimi anni

    5) sulla trasparenza sono daccordo non vedo che male ci sarebbe

    6) mi fa piacere che tu sia daccordo invece sugli altri punti.

    Un abbraccio. Michele


    Caro Michele,
    forse non sai che la promozione alla pensione serviva solo a dare una pensione superiore, in quanto legata all'ultimo stipendio percepito. E' una idea non percorribile nel'università, soprattutto oggi che ci sono gravi problemi economici. Io mi permeterei di sugerire l'idea di un pensionamento coatto ai docenti inattivi da più di x ani. Tali docenti, ricevendo necessariamente, per assenza di prodotti da presentare alla valutazione ANVUR, una valutazione negativa, producono una riduzione della quota di finanziamenti MIUR legati alla valutazione, per gli Atenei di appartenenza. Le altre idee sono buone e condivisibili. Inviale a Profumo insieme a quella di rendere publico l'accesso ai dati di ogni docente riportati dal CINECA. Così sono consultabili da tutti CV pubblicazioni ecc., con una salutare trasparenza.
    MN.

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