mercoledì 7 aprile 2010

Grande prova di virtuosità della II facoltà di Ingegneria di Taranto del Politecnico di BARI --- speriamo che qualcuno da lassù ci premi!

Elaborazione di mio intervento e del resto del CdF del 7 Aprile a Taranto

Visto che, obtorto collo, ho assunto un ruolo di informazione per gli studenti, le famiglie, e i simpatizzanti della Facoltà di Taranto, con il gruppo TUTTI UNITI X NON CHIUDERE I CORSI DELLA FACOLTA' DI INGEGNERIA DI TARANTO! che ha raggiunto in poche ore dalla creazione a Pasquetta il considerevole numero di oltre 600 iscritti, finora, riporto il mio intervento in CdF con qualche commento. Iscrivetevi comunque all’indirizzo
http://www.facebook.com/group.php?gid=108147102552060&ref=ts#!/group.php?gid=108147102552060


Alla presenza del Magnifico Rettore, del nuovo Direttore Amministrativo, dell’Assessore della Regione Puglia Prof. Barbanente e della maggior parte dei docenti della II facoltà, nonché dei rappresentanti studenti anche della I facoltà, si è tenuto oggi 7 aprile un acceso e molto approfondito dibattito sul futuro della ns Facoltà, alla luce delle recenti Riforme. Le Riforme, cominciate con la Riforma Berlinguer nel 1990 (3+2) contestualmente con la creazione sia della II Facoltà sia del Politecnico stesso, cercavano inizialmente di risolvere i problemi atavici dell’Università Italiana , ossia una bassa percentuale di laureati nel Paese (tra le piu’ basse in Europa, pari a circa la metà della media Europea), un gran numero di abbandoni, e un età media altissima dei laureati. Oggi siamo a 12.2 della popolazione laureata, mentre in Canada c’e’ il 38%, in USA il 25.9%, e la media Europea e’ al 18.6. Quindi siamo piu’ o meno al livello di 20 anni fa, chissà cosa sarebbe successo se non fosse avvenuta la Riforma Berlinguer, e chissà cosa succederà ora che, con questa “Razionalizzazione”, si vuole tagliare sulle 300 sedi periferiche che comunque raccolgono grande parte della popolazione che sarebbe andata via, magari all’Estero (oggi gli studenti italiani all’estero sono ben 60 mila (dati Fondazione MIGRANTES, riportati su CorSera del 3 Febbraio 2010), su totale italiano di 1.8 milioni, ossia il 3%, confrontabile con il dato delle Università Private italiane, intorno al 5%). Si stanno agevolando forse le Università Private, che ovviamente costano in genere 10 volte piu’ delle Pubbliche, e anche le Università straniere, circa in egual misura? E chi se ne avvantaggia? Solo pochissimi fortunati.

Oggi queste riforme, continuate con la 270 del 2004 meglio regolata definitivamente dalla 544 del 2007, hanno avuto una rapidissima accelerazione con la “nota 160” del Settembre 2009 cui doveva seguire una versione di “legge” che tuttora manca (caso quasi senza precedenti come ha ricordato il Magnifico Rettore), anche se a fine Gennaio, a pochi giorni dalla scadenza dell’approvazione degli Ordinamenti Didattici, è stata ulteriormente “rinforzata” da “pressioni” (sempre tuttavia non di legge) per cui chi non si adegua sarà svantaggiato nelle prossime ripartizioni del FFO, che ha visto nel settembre 2009 tanto malcontento per la “classifica Gelmini” delle Università Virtuose, classifica fatta “a posteriori” su indicatori solo in parte affidabili e meritocratici.

A fronte dell’accelerazione del Gennaio, a “ordinamenti” già approvati, ci siamo trovati come II facoltà ad avere un deficit di “Garanti”, in parte dovuto all’attivazione delle Lauree Magistrali di nuova Attivazione, per cui oggi ci sarebbe un deficit di pochi garanti (ca. un 8%) per poter mantenere l’offerta formativa.
Questi vincoli sempre piu’ stringenti e complessi da seguire (la raccolta più completa è stata fatta dalla Società di Chimica Italiana e la mailing list UNILEX, 283 pagine, http://sci-list.ing.unitn.it/1905-7.pdf!), promossi dal Ministero come “vincoli di razionalizzazione dell’offerta” con l’ipotesi maliziosa di una tendenza delle Università Statali a riprodursi e gemmarsi in mille corsi uguali e non necessari, sono invece per la II facoltà e per tante altre realtà, proprio il ns tentativo estremo di ampliare il bacino di laureati in vista delle medie Europee. Vorremmo essere creduti!

Tutto ciò mette a dura prova la macchina amministrativa, la docenza, e infine la popolazione studentesca, fino a raggiungere ora i toni del parossismo burocratico, cui la II Facoltà ha dato grande prova di spirito di sacrificio e di devozione, cercando di salvare il “salvabile”, per continuare la Sua nobile missione di fornire a basso costo di cultura tecnica una realtà che ne ha grandissimo bisogno quale il territorio di Taranto.

La II Facoltà inoltre, con il significativo e generoso appoggio del Magnifico Rettore, che ha garantito il massimo impegno in futuro, vuole tuttavia cogliere l’opportunità seriamente e propone persino di ridurre ulteriormente l’offerta in 2 soli canali privilegiando l’eccellenza raggiunta negli ultimi 20 anni e le realtà di fondamentale rilevanza strategica per il territorio.
Quindi, con uno slancio davvero rimarchevole, ha proposto un auspicio nei prossimi ordinamenti ossia di auto-ridursi nel numero di corsi di laurea anche aldilà delle norme vigenti e prevedibili, ossia proponendo 2 soli percorsi completi (3+2):

1) Un corso di Civile-Ambientale
2) Uno di “Industriale” orientato verso il distretto Aerospaziale,
Entrambi aperti a corsi interfacoltà e persino Interateneo, dando cosi’ prova di grande spirito di sacrificio e apertura mentale, che speriamo sia colto dalla I facoltà, dalla Facoltà di Architettura, e dal Ministro Stesso, nel momento in cui si dovranno valutare le nuove “virtuosità”, e le altre realtà del Politecnico dovranno supportarci in queste modifiche radicali.

Una cosa valutata dal Consiglio è stata quella di chiedere una “Proroga” dati i tempi strettissimi di cui non si capisce la logica, per poter consegnare un progetto veramente strategico, nel rimandare tutto alle modifiche degli ordinamenti dei corsi di laurea, ossia a Gennaio dell'anno prossimo, facendo qualcosa di serio, lasciando ai Rettori il tempo di ritrovare orgoglio e coraggio di scelte difficili, come quelle di chiudere dei corsi, o riorganizzarli in chiave moderna.
Tuttavia, questa proposta (partita proprio dai Proff. Ciavarella e Liberti) è stata ritenuta troppo “avventurosa”, dovendo il percorso richiedere forse una lettura dal CUN e potendo risultare troppo in “contrasto” con le attuali direttive.

Non possiamo tuttavia ancora, credo, far pagare sempre gli studenti per gli errori e i ritardi dei docenti e degli ammministrativi e e “furia normativa” e dei Ministri e dei Governo.

D'altronde pero’, uno sforzo di concretezza dovrebbero farlo anche gli studenti per capire che non esiste “l'erba voglio” e che dovremo aumentare le tasse almeno differenziando fortemente per scaglioni di reddito e con esoneri totali per i meritevoli e bisognosi, un po’ come in USA, sia nella versione tradizione, sia in quella innovativa che sta portando avanti il Presidente OBAMA in questo stesso mandato. Non si puo’ credere che gli studenti non sappiano che in USA uno studente si indebita per 10 anni, ossia paga con 10 anni di stipendi successivi, ma sa che ne vale la pena, mentre in Italia non vale la pena laurearsi ormai nemmeno alla Bocconi. Lo dimostrano in particolare
Per questi motivi io personalmente mi sono astenuto, insieme con la Prof. Barbanente ed altri, perché “frastornato” da tanta confusione. Alcuni sono stati contrari, mostrando la sofferenza della decisione.
Risulta difficile non credere alle voci che vorrebbero la vera ispirazione delle Riforme in atto come un voler colpire pesantemente le Università Pubbliche (anche a rischio del fallimento dell’obiettivo di aumentare il numero di laureati e quindi della cultura tecnica del Paese, che e’ l’unica speranza per restare tra i Paesi Sviluppati). Infatti, nell’inchiesta recente di La Repubblica "Esami facili, prof fantasma - com'è facile la laurea online" (http://www.repubblica.it/scuola/2010/04/02/news/universit_telematica-3078781/) si denuncia come le Università telematiche hanno infatti l'università GIUSTINO FORTUNATO, che a fronte di una necessità di 222 GARANTI, ne ha solo 42 (alla faccia della legalità! Ossia quasi uno su 6 del necessario?). Noi del Politecnico di BARI, II facoltà di Taranto, abbiamo chiuso dei corsi solo perche' ne abbiamo una carenza del 8%, non del 75% !

Siamo virtuosi, e lo vogliamo essere riconosciuto.

Altri dati che ho fornito riguardano le questioni generali su cui sollecitavo la riflessione:
1) Immigrazione di cervelli - - in Italia solo 1.3 % degli immigrati sono laureati (dati OECD 2005), mentre in USA sono il 42.4%, peggio di noi solo Irlanda Polonia e Messico nei paesi OECD!
2) La realtà produttiva della Puglia mette a dura prova i laureati, visto che 10mila se ne vanno (dati ricerca IPRES pubblicati su Repubblica del 5 Marzo 2010). Questo vuol dire aprirsi di piu’ agli studenti lavoratori, cosa che dovremmo fare come ha fatto Università di Bari l’anno scorso avendo un aumento del 700% di iscritti con tale modalità.

Con ringraziamenti al Magnifico Rettore per la grande sensibilità mostrata, un augurio perché le altre realtà del Politecnico (I Facoltà, Fac. Di Architettura) colgano questo segnale, e un auspicio che gli iscritti dell’anno prossimo non diminuiscano, anzi aumentino vista la grave crisi specie nel territorio tarantino, che proprio giorni fa ha annunciato 800 nuovi cassintegrati della ditta multinazionale Telepromotion, di cui alcuni miei studenti. E che vorrei tutti far iscrivere per coltivare la speranza di un futuro migliore, con maggiore competenza tecnica, forse (ahimè) non necessariamente a Taranto, ma anche nel mondo, come già alcuni dei miei migliori allievi hanno fatto!



Prof. Michele Ciavarella
Politecnico di BARI
V.le Gentile 182
70125 BARI, Italy
tel+390805962811 fax+390805962777


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Appendici --- da Lorenzo Beltrame. Realtà e Retorica del Brain Drain in Italia.
http://www4.soc.unitn.it:8080/dsrs/content/e242/e245/e2209/quad35.pdf

Tab. 1 mostra il numero di stranieri altamente qualificati in alcuni paesi OECD, la percentuale di attrazione di cervelli, il numero di espatriati laureati di questi paesi, il saldo e il rapporto di cambio, ovvero un indicatore che misura, per ogni cervello che esce, quanti cervelli entrano. USA, Canada, Germania, Australia e Regno Unito sono i paesi che attirano più cervelli, ma mentre ne-gli USA per ogni emigrato entrano circa 20 immigrati qualificati, nel Regno Unito questo rapporto è quasi di parità. Tra i paesi a saldo negativo, come Giappone, Olanda, Italia, Irlanda, Messico e Polonia, i primi due hanno un rapporto di parità, per Italia e Irlan-da, invece, per ogni cervello che entra ne esce circa uno e mezzo, per il Messico invece, per ogni cervello che entra ne escono più di cinque, per la Polonia più di tre.

Sulla stampa quotidiana, quando si parla di fuga dei cervelli, spesso compaiono stime del fenomeno. Queste stime, che variano notevolmente tra loro, non vengono mai accompagnate dalla fon-te da cui sono tratte. Su Repubblica [21 novembre 2003] si parlava di 12.000 ricercatori che emigrano ogni anno, il 10 maggio del 2006, secondo il rettore del Politecnico di Torino, questo numero era salito a 30.000, con un ingresso di 3.000 stranieri [Repubblica, 10 maggio 2006]. Sul versante opposto, cioè nell’ottica di ridimen-sionare la fuga, il viceministro Guido Possa27, aveva sostenuto che non si potesse parlare di fuga dei cervelli perché: «ogni anno le no-stre università sfornano 150mila laureati. Quelli che vanno all’este-ro e vi restano definitivamente sono tra i 150 e i 300. Significa l’1-2 per mille. Come vede, il problema non esiste» [Il Resto del Carlino, 27 Ottobre 2002].
I dati di Docquier e Marfouk [2006] ci dicono che in Italia il tasso di espatrio (livello di drenaggio) si attestava, nel 2000, al 7%, valore che colloca il brain drain italiano ad un livello medio basso. La tabella 2 riporta i tassi di espatrio per alcuni paesi europei e per Canada e Stati Uniti, nonché le medie di alcune zone del mondo, tra cui quelle dove vi sono i paesi con tassi molto elevati. L’Italia non sembra presentare una situazione di brain drain molto dram-matica, dal momento che il livello di drenaggio è più basso delle medie europee e molto lontano da quello di zone del mondo dove si registrano paesi con livelli di drenaggio che superano il 50% (nei Carabi, ad esempio, Giamaica e Haiti sono sopra l’80%).

I dati di Docquier e Marfouk [2006] indicano però che, per quasi tutti i paesi del mondo, il livello di espatrio tra i lavoratori qualificati è più alto del tasso di migrazione generale, a prova che le migrazioni qualificate hanno un effetto di drenaggio maggiore. Un simile dato è compatibile con altri studi. Becker S.O. et al. [2001], lavorando sui dati dell’Anagrafe degli italiani Residenti al-l’Estero (AIRE), hanno calcolato che nel corso degli anni ’90 il livello di capitale umano (misurato in anni di istruzione) degli emi-grati è andato aumentando. Per cui anche se il livello di drenaggio è diminuito, coloro che emigrano sono sempre più qualificati e so-no relativamente più istruiti di coloro che rimangono28 [Becker S. O. et al. 2001]. Dato che Saint-Paul [2004] rileva per i principali paesi europei. I dati OECD stimano che la percentuale di laureati tra gli italiani negli altri paesi OECD è del 12,4% (circa 300 mila individui).

domenica 4 aprile 2010

DDL Gelmini in dirittura d'arrivo tra MILLE tagli critiche e scandali -- dove sta andando l'Università Italiana?

Tento di riassumere e commentare una serie di articoli ed editoriali collegati tra loro sul sito dell'ISSNAF e Scienza in Rete, e una recente indagine del giornale "la Repubblica" sullo scandalo delle Università Online.

Il DDL Gelmini è una realtà in evoluzione e non facile da seguire --- per ora la raccolta più completa è stata fatta dalla Società di Chimica Italiana e la mailing list UNILEX, 283 pagine di "delirio normativo" per lasciare "autonomia" e libertà --- parole di libertà, e liberismo, o 300 pagine di dirigismo che solo per essere decifrate, richiederanno grande fatica ed energia? E ulteriore energia per essere poi aggirate con logica gattopardesca per renderle riforme cosmetiche? In ogni caso, immagino che passeranno con la fiducia nelle prossime settimane!

Cosiccome rimane utile il Gelminometer dell'associazione VIA-Academy degli scienziati italiani in UK, con 138 riferimenti interessanti, di cui per es. segnaliamo solo gli ultimi due: del 26 marzo - Grande sconcerto provoca l'uscita, a nome del Ministro Meloni, e citare le ultime dichiarazioni del Ministro Gelmini , fra cui: "In realta' - spiega il ministro - c'e' qualche emendamento del relatore Valditara che va nella direzione di semplificare le regole per i concorsi. L'importante e' che il Parlamento si riveli piu' riformista del Governo...". Qualche, in questo caso, dovrebbe riferirsi alle varie centinaia di emendamenti presentati dal Sen. Valditara e dalla maggioranza - ad ulteriore dimostrazione della limitata dimestichezza che Ministri di questo Governo hanno con i numeri. The problem of ministerial numeracy appears to be serious! Ma quando mai sara' nominato ministro una matematica in Italia?

Infine, del 1 Aprile l'articolo de La Repubblica che 'scopre' la piaga del precariato gratis che sorregge una buona fetta d'insegnamento nelle universita' italiane [138], situazione inconcepibile in UK. .

"Gelmini’s DDL: A Course Correction is Needed?"
As parliamentary discussion approaches, Paola Potestio* and Aldo Rustichini** ask a few questions focused on the DDL’s vision for reform – which they claim is lacking -- its objectives, and the effectiveness of the strategies designed to ensure that the objectives can be reached. Potestio and Rustichini’s stance on these issues is quite critical, and they make the case for a course correction.

Gelmini-Ddl -- From Words to Deeds, ISSNAF Present and Future of Italian University
Paola Potestio – Aldo Rustichini (The authors write in their personal capacity)
Il disegno di legge sull’università: le necessarie correzioni di rotta che è anche su ScienzainRete qui.

Paola Potestio e Aldo Rustichini dicono: E’ bene fondare una valutazione del disegno di legge sull’università, presentato in Consiglio dei ministri e avviato all’iter parlamentare, sui seguenti tre quesiti:
1. Quale è l’ispirazione del progetto?
2. Quali sono gli obiettivi?
3. Quali sono le linee strategiche verso quegli obiettivi e gli eventuali vincoli percepiti?
Rispondere ai tre quesiti consente di chiarire i limiti del disegno di legge e le correzioni di rotta necessarie.


Si esprime ragionevole dubbio che la Riforma Gelmini vada verso la valorizzazione del "merito" e "dell'efficienza" come sembra decantare, in realtà prevale la linea strategica della "riforma della governance centrale degli atenei". La riforma sembra ispirata dall'Associazione TreeLLLe, è impostata su una forte accentuazione del potere del rettore, e un recente emendamento presentato dal PDL sul DDL lo vede anche nominato dall'esterno, come in Bocconi. Si basa su un Consiglio di Amministrazione che prendere le redini dell'Ateneo come in un'azienda, e la cui dimensione è fissata in 11 membri, di cui almeno il 40% costituito da persone esterne all’ateneo; infine, sulla creazione della figura del direttore generale, in sostituzione dell’attuale direttore amministrativo.

Ci sono degli elementi che sembrano portare verso il modello delle Aziende Ospedaliere, proprio nei momenti in cui tanti scandali sono avvenuti nella Sanità, e tanto si parla di tornare a nomine dei Direttori Generali non di tipo politico, ma basato su concorsi. Insomma, una scelta rischiosa: per tentare di "rendere efficiente" l'Ateneo (perchè è indubbio che l'elezione interna, il meccanismo attuale, porta a troppi equilibri immutabili), si rischia di politicizzare e aziendalizzare gli Atenei. E qui si può essere fortunati, e portare ad un rinnovamento, oppure si può andare verso CdA e Direttori Generali senza scrupoli, specie laddove le aziende possono essere non illuminate, ma senza nessuna visione.

Ma persino con un Rettore più "potente" e un CdA aziendalizzato, cosa prevede e cosa permette la Gelmini nel quadro generale delle Sue riforme? Per assurdo, ben poco spazio di manovra, anzi quasi nullo, ad eccezione forse di pochi "fortunati" (le Università online di recente istituzione), su cui torniamo in seguito!!

Il mio commento pubblicato su Scienza in Rete qui.

#2 Sufficiente forza non vedo ne' nel DDL, nè nei vs commenti !
ritratto di Michele Ciavarella
1 aprile, 2010 - 17:02 da Michele Ciavarella
Il punto fondamentale credo sia quello di lasciare autonomia "vera", appunto non scrivere per "decreto" che si debba arrivare alla correttezza, al merito, al Premio Nobel. Tutte pie illusioni. Io sto vedendo nelle Università questo penoso volersi "ridimensionare" in funzione della "nota 160", che in mancanza di coraggio, in Ministro ha erogato senza dire nè che e' legge, ne' cosa succede a chi non si adegua. I Rettori, la CRUI, si stanno tutti adeguando, nessuno pero' sta facedo vere operazioni di cambiamento, visto che nei tempi si fa tutto in fretta, i grossi centri di potere non mollano "garanti" ai corsi, e si tagliano semplicemente i deboli, non gli inutili. Una cosa saggia sarebbe oggi rimandare tutto alle modifiche degli ordinamenti dei corsi di laurea, ossia a Gennaio dell'anno prossimo, facendo qualcosa di serio, lasciando ai Rettori il tempo di ritrovare orgoglio e coraggio di scelte difficili, come quelle di chiudere dei corsi, o riorganizzarli in chiave moderna. Sta facendo molto rumore, in positivo, l'iniziativa di Napoli II, ossia FEDERICA, un portale di Web-learning http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d097efc1-2206-4f62-a552-34c6428a26d1.html?p=0 oppure http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_marzo_24/universita-federico-napoli-itunes_43eb813a-374d-11df-bfab-00144f02aabe.shtml per cui l'idea che le sedi decentrate siano troppe potrebbe essere capovolta in sedi decentrate troppo poche! In USA la piu' grande università si chiama UNIVERSITY OF PHOENIX, e essa ha quasi tutto online, compreso dei corsi di dottorato, riceve 2.5 miliardi di dollari dal governo federale, e ha 400 mila studenti con 200 sedi decentrate, essa da sola! Noi siamo solo dei provinciali che abbiamo la testa sotto la sabbia, e non conosciamo il mondo che giustamente verrà prima o poi in casa nostra, appena quando sarà conveniente, visto che queste università puntano alla Cina e all'India, e non siamo interessanti se non per fare le vacanze. Io in realtà nel mio piccolo sto sperimentando corsi su FACEBOOK, e sul blog di Harvard dove ho parlato della cosa, ho riscosso molto successo. Credete che qualcuno nella mia Università se ne sia accorto, a parte i miei studenti che sono accorsi 3 volte piu' del normale, anche da fuori la mia sede, e anche i fuori corso, o i già laureati? http://imechanica.org/node/7852 Se ne accorgono prima ad Harvard dei miei esperimenti a Taranto, che nella mia sede principale, il mio Preside o il mio Rettore! Per non parlare del mio Ministro! Le nostre idee sono vecchie, i nostri tempi geologici, i nostri politici vogliono solo intimidire e noi lo facciamo fare, cercando di conservare tutto com'e', dai tempi di Tomasi di Lampedusa, perlomeno. Auguri di Buona Pasqua.


Da questo punto di vista, mi pare più interessante la posizione di Confindustria (che pure, speravo vicina al Governo, invece niente!) quando a fine gennaio, in audizione al Senato. Gianfelice Rocca, "Confindustria Vicepresident for Education, spoke at the Senate Committee on Education Reform hearing. The Ddl is the best chance to turn words into deeds, said Rocca, confirming Confindustria position of constructive criticism regarding Gelmini's Reform -- Rocca remarked, however, that the Ddl doesn't touch the cast-iron rule of degree's legal status in italy, neither does guarantee government's funding for universities beyond 2011!

Se si liberalizzasse dal valore legale, allora almeno permetteremmo a MIT, Harvard, ma anche University of Phonenix, che è specializzata in "online", di valutare se entrare in Italia, e allora si che avremmo vera concorrenza.


Infatti, una delle poche speranze di riformare l'università, sarebbe stata quella delle Università Online che negli ultimi sei mesi del secondo governo Berlusconi il Ministro Moratti e il Ministro Stanca (si, quello dall'altissimo profilo e che doveva risolvere il "digital divide" in Italia, e che oggi presiede Expo2015 guarda caso proprio con la Moratti..., ma anche quello dei 40 milioni di Euro del portale italia.it, mai andato in porto) partoririno, tra le critiche.


Oggi, avrete letto dello scandalo delle università "online" e il mio collegamento con la "nota 160" che la Gelmini ha mandato in giro, senza che sia davvero legge, ma che obbliga ad una forte ristrutturazione dei corsi di laurea, fatta con fretta bestiale, e senza cogliere l'occasione per una seria ristrutturazione che avvenga con dei criteri seri.

Trovate un mio commento qui. che rielaboro qui in forma aggiornata.

Riguardo alla nota 160, alla ipotesi di chiudere Taranto e Foggia, cui resistero' con tutte le forze, viene a fagiolo anche la bella inchiesta su Repubblica

"Esami facili, prof fantasma - com'è facile la laurea online"

La Gelmini dice di voler mettere un freno, ma il punto non e' tanto fermare questi che NON hanno i paletti (che probabilmente non fermerà nemmeno Gelmini), ma non accanirsi fermare gli altri!

Mentre le telematiche hanno infatti l'università GIUSTINO FORTUNATO, che a fronte di una necessità di 222 GARANTI, ne ha solo 42 (alla faccia della legalità! Ossia quasi uno su 6 del necessario?), noi per esempio del Politecnico di BARI, II facoltà di Taranto, dovremmo chiudere dei corsi solo perche' ne abbiamo, dicono, 7 su 10!! Siamo dei fessi noi, o dei furbi loro...?

Possiamo avere un quadro generale, Signora Ministro, prima di decidere noi se chiudere o meno, e cosa? Ci sono, a parte il caso limite della GIUSTINO FORTUNATO, altre Università che si adeguano, altre che si ribellano? Cosa è questa confusione se non un clima di "terrore" onde adeguarsi a questi criteri predeterminati con dubbia visione strategica? E lo chiamiamo liberismo questo, o paradosso del dirigismo nel tentativo di far cambiare una realtà, che effettivamente resiste a qualsiasi cambiamento?

Ma questo cambiamento, se avverrà, sarà una vittoria o una sconfitta? Chi si adegua prima alle direttive Ministeriali, i furbi che si vogliono colpire, o i fessi che erano già molto corretti e non avevano bisogno di queste correzioni?

Pazzesco per esempio che la Guglielmo Marconi, che ha dei concorsi tuttora in atto e chissà cosa farà di questi mentre si erano criticati i concorsi precedenti. Infatti, essa ha assunto finora 9 vincitori su 53 concorsi svolti in 3 anni ... Un qualcosa che meritava un immediato stop dal Ministro! Un meccanismo furbissimo, che sembra voler "chiamare" solo a contratto dei docenti "amici" (dato che un contratto non segue una vera procedura di concorso), che poi probabilmente coincidono con i maestri di chi ha vinto i concorsi, e che insegnano (facciamo una verifica) nelle sedi dove vengono chiamati "davvero" i vincitori!!

Il tutto e' poi assurdo, se i "paletti sui garanti", valgono solo per i deboli come noi di Taranto o Foggia del Politecnico e delle pochissime sedi che stanno davvero chiudendo!! Ma forse Taranto, con tutti i cassintegrati che ha, ha un gran bisogno di una Università che stava crescendo? Sopratutto in un distretto, quello Aerospaziale, che ha assunto quasi solo diplomati, e che potremmo far crescere come cultura. Ma Signora Ministro, venga a vedere le realtà prima di fissare delle norme con delle equazioni, e pensare che sia un successo se vengono adottate!

E pensare che le online nel mondo sono una realtà seria ed enorme. Trovate una mia recente presentazione ad un convegno a Taranto qui, dove peraltro presento i miei corsi sperimentali su facebook, che si stanno rivelando potentissimi... Sul blog di Harvard vedo che ho colto molto interesse My experiment of a FACEBOOK-BASED courses - "Mechanics of materials and Machine Design", and "FEM in mechanical design"

Ma il Ministro non mi permette di lanciarli davvero, perchè è tutto impegnato a risolvere le equazioni che porteranno ad efficienza e merito.


CONCLUSIONE: Si chiudono le sedi DEBOLI, non quelle INUTILI! Si fa una riforma per dare più potere a pochi, con i rischi che i pochi siano un domani dei personaggi senza scrupoli. Al tempo stesso, non si fornisce loro quasi nessun mezzo per aprire nuovi corsi in modo da rivedere le degenerazioni degli anni passati, ma solamente si lascia chiudere quello che è stato fatto magari negli ultimi anni, cancellando lavoro di 10-20 anni (la nota 160).

Infine, mentre si minacciano tutte le università di Italia con la nota 160, che e' riuscita a intimidire quasi tutti, compresa la Crui, i Rettori, alle "università online", almeno a quelle degli scandali, non si è ancora toccato un capello, lasciando le norme transitorie per permettere loro di avere pochi docenti stabilmente arruolati, nonostante abbiano dimostrato di non volerli. Insomma, se questa non è "chaos", cosa lo è!


Prof. Michele Ciavarella Politecnico di BARI, Delegato del Rettore al CNR http://rettorevirtuoso.blogspot.com Associate Editor, Ferrari MilleChili Journal Editor, Italian Science Debate, www.sciencedebate.it